buss575Un altra settimana di Weekly, e diversi temi caratterizzano l’NBA nella mini-pausa legata all’All-Star Game. Partiamo!

L’ADDIO A JERRY BUSS

La morte di Jerry Buss a ottant’anni, mitico proprietario dei Lakers, lascia un vuoto non solo nell’organizzazione della squadra di L.A., ma in tutta l’NBA, proprio per quello che il carismatico owner ha saputo rappresentare negli ultimi 30 anni.

E’ facile quando si parla di Lakers pensare a Pat Riley, allo Showtime targato Magic degli anni 80′, a Shaq e Kobe Bryant, Phil Jackson, ma tutto questo iniziò nel lontano 1979, quando un eccentrico multimilionario nel ramo immobiliare per la cifra di 67,5 milioni di dollari non solo comprò i Lakers, ma anche il Forum di Inglewood, la squadra di hockey dei Kings e altre proprietà, facendo una scommessa azzardata ma dimostratasi vincente tanto che oggi i lacustri da soli valgono 100 volte tanto!

Del resto la storia di Jerry Buss sembra la classica favola all’americana del self-made man spregiudicato, che nato povero diventa un milionario con una serie di colpi di genio (il settore immobiliare a L.A. negli anni 60′, lo sport professionistico dopo), circondato da belle donne, tutte bionde per lui, una sorta di Hugh Heffner dello sport.

Ma il vero colpo di genio arrivò nel capire di dover sviluppare l’aspetto finanziario e di marketing di una squadra professionistica, invece che (tipo Jerry Jones dei Dallas Cowboys) interferire continuamente nella gestione sportiva.

Quando comprò il Forum (allora non c’era ancora lo Staples!), Buss andò ad ammirare la sua nuova creatura, e si chiese se non era il caso di aumentare il costo dei biglietti di bordo campo, che pur valendo il doppio di quelli in gradinata (15 dollari a 7.5), erano continuamente esauriti: progressivamente li portò a 30, poi a 60, e solo quando erano a 100 dollari ne rimanevano ancora pochi invenduti per i suoi amici avvocati, la strada verso attori e stars di ogni tipo ad affollare le partite dei Lakers era iniziata!

Nacque, complice una squadra eternamente in corsa per il titolo, una corsa ad andare al Forum, luogo glamour e che, con la geniale definizione di Showtime, segnò l’epoca vincente di Magic e Pat Riley. Epoca iniziata in modo controverso, quando il bizzoso Magic chiese una trade dopo 6 partite della stagione 81-82, se non fosse stato licenziato coach Westhead, reo di giocare un basket lento e adatto a Kareem Abdul-Jabbar.

Licenziato Westhead, all’inizio la volonta del proprietario dei losangelini era di avere Jerry West come allenatore, e solo dopo che quest’ultimo insistette perchè Riley fosse nominato interim coach, Buss ebbe modo di capire che aveva l’allenatore ideale per la città degli angeli (e delle stelle!): giovane, bello, e soprattutto vincente, con Finals raggiunte quell’anno al primo colpo sotto il nuovo coach contro i Sixers e vinte.

Anche se ci sono dubbi pesanti su come la famiglia proseguirà l’opera di questo fantastico visionario, ci è piaciuto ricordare Jerry Buss per quello che è stato, e per l’eredità che ha lasciato all’NBA in tutti questi anni: soldi, successo, e… SHOWTIME!

DIAMO I VOTI: EASTERN CONFERENCE

Miami Heat: qualche difficoltà lungo il cammino, ma la recente striscia monstre di Lebron James li ha riportati al sicuro, primo posto nella debole Eastern Conference. L’unico pericolo è la poca concentrazione – voto 7+

New York Knicks: inizio sprint, poi un calo dovuto a qualche infortunio e alla natura della squadra, dove il tiro da 3 condiziona nel bene e nel male il tabellino finale. Ancora poco chiaro se potranno essere da corsa nei playoffs – voto 7,5

Indiana Pacers: dopo un avvio stentato a dir poco, la squadra di coach Vogel negli ultimi due mesi ha raggiunto il terzo posto nella Eastern Conference, e non appare pronta a cederlo facilmente. Le vittorie contro Miami un buon segnale verso i playoffs – voto 7+

Brooklyn Nets: un saliscendi continuo, ottimo mese di novembre a cui segue un orrido dicembre e licenziamento di Avery Johnson. Con P.J. Carlesimo un’altra striscia vincente, ma nell’ultimo mese complice un Deron Williams sottotono tornano le difficoltà, difficile prevederne il rendimento nel finale di stagione – voto 6,5

Chicago Bulls: se non fosse per le nubi sul ritorno di Derrick Rose, la missione sarebbe compiuta, 30-22 e quinto posto a Est. Merito sia di coach Thibodeaux, che di un gruppo di giocatori che spicca come dedizione difensiva e volontà di superare i propri limiti, tanto da portare due rappresentanti all’All-Star Game – voto 8

Atlanta Hawks: squadra di rara compattezza, vera sorpresa delle Eastern Conference, e scommessa vinta dal GM Danny Ferry sulla rifondazione estiva. Anche se una eventuale partenza di Josh Smith difficilmente manterrebbe gli Hawks in questa posizione di classifica – voto 8+

Boston Celtics: hanno vinto 8 delle ultime dieci partite, e senza Rondo hanno perso in genio ma guadagnato in compattezza. L’ultima parte di RS verrà condizionata dagli inevitabili sviluppi della Trade Deadline, che difficilmente manterrà il roster biancoverde inalterato – voto 6+

Milwaukee Bucks: squadra senza direzione, dove tutto è precario, anche i giocatori almeno fino a giovedì. Con un record superiore di 1 partita al 50%, sembrano i Bucks di sempre, buoni ma certo non eccezionali. I cambiamenti che porterà il mercato segneranno l’ennesima rifondazione della squadra del Wisconsin – voto 6,5

Philadelphia 76ers: dura la vita senza Iguodala e senza Bynum, che potrebbe anche non giocare mai una partita per i Sixers. Di fronte a un super Jrue Holiday, coach Collins cerca di arrangiarsi come può col resto dei suoi giocatori, ma anche arrivando ai playoffs, difficilmente Philadelphia sarà protagonista – voto 6-

Toronto Raptors: ci si aspettava di più dai canadesi, che hanno dovuto aspettare l’arrivo di Rudy Gay per ritrovare gioco e convinzione. Nei prossimi mesi coach Casey si giocherà l’eventuale riconferma cercando l’approdo ai playoffs – voto 5

Detroit Pistons: dopo l’inizio shock (8 sconfitte consecutive) i Pistons hanno trovato una loro identità, anche se il vero salto in avanti potrà essere fatto solo il prossimo anno, con rinforzi estivi e una coppia Drummond-Monroe potenzialmente da favola – voto 5,5

Cleveland Cavaliers: altra squadra rivolta decisamente al futuro, visto che con un Kyrie Irving già proiettato nello stardom NBA, acquisti estivi azzeccati e una maturazione veloce di Dion Waiters, la rinascita per i Cavs è vicina – voto 5+

Washington Wizards: in verità a Washington non si aspettavano l’ennesima stagione di transizione, ma l’infortunio di John Wall ha rovinato i piani iniziali. La speranza è che il duo Wall-Beal con gli innesti giusti possa incominciare già dal prossimo anno ad aumentare il numero di vittorie nella capitale statunitense – voto 5

Orlando Magic: l’inizio sembrava promettere più di una stagione di transizione, ma l’amara verità è che i Magic dovranno aspettare anni, tra il draft e la free-agency, per ritrovare la gloria del passato – voto 5+

Charlotte Bobcats: squadra sorpresa all’inizio, poi i soliti Bobcats… indubbio il miglioramento rispetto all’anno scorso, rimane l’idea nel vederli che facciano parte di un’altra lega. Cammino verso la rispettabilità lungo, molto lungo… voto 5

RUMORS DI MERCATO

La situazione di Josh Smith è abbastanza fluida, ma tra le squadre a lui interessate sono emerse sia Dallas che Phoenix. Nessuna delle due ha in verità molto da offrire come giocatori di scambio: difficilmente gli Hawks sono favorevoli a prendere giocatori veterani come Shawn Marion e Vince Carter, o nel caso dei Suns sia Dragic che Gortat coprono ruoli dove Atlanta è fornita (Teague e Horford).

Il massimo ostacolo per molte squadre è il rischio di prendere un giocatore come Smith e vederselo andare via a luglio rimanendo con un pugno di mosche, visto che diventa free-agent quest’estate.

Anche per questo i Nets sembrano pronti a una trade a tre squadre per far arrivare Smith, inserendo sia Kris Humpries che Marshon Brooks, come ad aspettare l’estate per firmarlo quando sara un free-agent, visto l’interesse dell’ala degli Hawks per giocare a Brooklyn…

J.J. Reddick potrebbe essere indirizzato ai Knicks in una trade con Orlando che coinvolgerebbe Iman Shumpert. Piccolo particolare, la guardia dei Magic non sembra un grande fan dell’area newyorchese. “Se giocassi per New York, vivrei sicuramente a Manhattan, ma se potessi decidere non è una scelta che farei”, ha dichiarato l’ex Duke, sicuramente abituato al clima caldo della Florida, anche se c’è di peggio che finire nella Big Apple…

I Clippers continuano la caccia a Kevin Garnett, ma allo stesso tempo è emersa una possibile trade che porterebbe l’ala\centro dei Jazz Paul Millsap a Los Angeles, ed Eric Bledsoe ai Jazz. Come detto, l’obiettivo principale rimane The Big Ticket, che continua a dichiarare di voler finire in maglia Celtics la sua carriera NBA: se Danny Ainge, GM di Boston, facesse capire la volontà di cambiare corso e rifondare a Garnett, difficilmente quest’ultimo rifiuterebbe lo scambio coi Clips (ricordiamoci che ha una no-trade clause che gli permette di rifiutare una trade)…

Jermaine O’Neal ai Suns ha ritrovato una buona condizione fisica, e quasi sicuramente verrà ceduto da Phoenix a una squadra bisognosa di rinforzi sotto canestro, tipo Oklahoma City o… gli stessi Celtics con cui O’Neal ha giocato nelle ultime due stagioni saltando più partite (96), di quelle giocate (49). Difficile possa mantenere la stessa salute in un’altra squadra e con un altro staff medico…

Milwaukee è pronta a una trade che riguarderebbe sia Monta Ellis, che giocatori giovani di cui i Bucks sembrano ben forniti, e che potrebbe rivolgersi sia agli Hornets per avere in cambio Eric Gordon, che agli Hawks per Josh Smith. Ellis, originario del Mississipi, non sarebbe contrario alle due destinazioni, che gli permetterebbero di avvicinarsi a casa…

Anche per questa settimana il Weekly è finito, alla prossima e buon basket NBA a tutti…

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