Realisticamente, dopo  la partenza di Gay e l'arrivo di Prince, i Grizzlies sono ancora una contender?

Realisticamente, dopo la partenza di Gay e l’arrivo di Prince, i Grizzlies sono ancora una contender?

Il 25 ottobre 2012 Robert Pera diventa ufficialmente il nuovo proprietario dei Memphis Grizzlies. Ex ingegnere della Apple in pochissimi anni ha creato e sviluppato Ubiquiti Networks oggi una delle compagnie leader nelle tecnologie wireless, diventando uno degli uomini più ricchi  al mondo.

L’operazione, stimata sui 350 milioni di dollari, non ha però portato ulteriori investimenti con i quali poter rinforzare la squadra che solo due stagioni fa aveva stupito tutti per gioco e risultati.

L’idea di Pera, almeno per questa stagione, è stata chiara fin dall’inizio: in nessun modo i Grizzlies avrebbero dovuto superare la soglia della Luxury Tax.

Il primo segnale di un ridimensionamento del progetto Grizzlies  lo si era avuto in estate con la rinuncia a O.J. Mayo, accasatosi a Dallas da free-agent. La panchina di Memphis subiva così un duro colpo. La perdita del leader del secondo quintetto indeboliva nettamente la squadra ma Mayo aveva mostrato il meglio quando Rudy Gay per infortunio dovette saltare gran parte della stagione 2010-2011.

La scelta ovvia era quella di tenere Gay, almeno in estate, sotto contratto ancora per un paio di anni e dare più spazio a Bayless e Pondexter. Ad inizio stagione Memphis era ai primissimi posti della Western Conference, battagliando con Clippers e Thunder per il primato.

Il grande inizio di stagione però non è bastato per far cambiare idea alla dirigenza indaffarata a far tornare i conti. Le vie percorribili sarebbero stati due: cedere uno dei pezzi pregiati come Randolph o Gay oppure sfoltire la panchina lasciando partire due-tre giocatori in cambio di scelte future.

Il ventidue gennaio prendeva corpo lo scambio che portava Speights, Ellington e Selby in aggiunta ad una scelta futura a Cleveland per Leuer. Memphis perdeva un ottimo cambio tra i lunghi e l’unico specialista tiratore in squadra, oltre al cambio dei playmaker.

La trade sembrava dar ragione a quella corrente di pensiero  favorevole al concedere un’ultima possibilità al gruppo che Hollins guida ormai da diverse stagioni. Un gruppo che aveva in Conley, Allen, Gay, Randolph e Gasol lo zoccolo duro ma l’obbiettivo di sanare il bilancio non era ancora stato raggiunto.

Infatti pochi giorni fa è stato ufficializzato lo scambio che portava a Memphis Prince, Daye e Davis in uno scambio a tre con Detroit e Toronto, la nuova squadra di Rudy Gay.

Le implicazioni di uno scambio sono sempre da analizzare sia da un punto di vista economico sul medio-lungo periodo sia da un punto di vista tecnico sull’immediato.

Memphis perde uno dei punti di riferimento offensivi e uno dei pochi in grado di crearsi soluzioni fuori dagli schemi. Se uno dei limiti maggiori della stagione Grizzlies era la difficoltà nel mettere punti a referto lo scambio non ha migliorato la situazione. Prince, il giocatore che nello scambio prenderà il posto di Gay, aggiungerà difesa ed esperienza ma difficilmente aumenterà la pericolosità della squadra.

Prince è sicuramente abituato ad un sistema come quello di Hollins che predilige la palla nel pitturato sfruttando le tecnica di Randolph e Gasol. I Detroit Pistons allenati da coach Brown partivano dallo stesso principio anche se poi sviluppavano il gioco in modo diverso.

Prince è un ottimo giocatore di sistema e capace di segnare e abituato ai play-off ma chi dovrà prendersi più responsabilità dopo la partenza di Gay saranno Conley, Gasol e Randolph.      Il pericolo è che da adesso in poi il gioco dei Grizzlies diventi ancora più prevedibile e troppo monodimensionale.

Altro giocatore interessante sia in ottica futura che nell’immediato è Ed Davis. Il lungo da North Carolina allungherà la rotazione di coach Hollins e aiuterà Arthur in front-line come cambio dei titolari. Idealmente prende il posto di Speights con il vantaggio di costare molto meno, anche se in attacco deve ancora migliorare non avendo un tiro affidabile.

Completano lo scambio Daye e una seconda scelta futura, potenzialmente altro spazio salariale per la prossima stagione.

Da un punto di vista economico Memphis scende con il monte salari fino a poco più di 60 milioni che sono un ammontare sufficiente per non pagare la Luxury Tax. Con la firma del nuovo contratto collettivo le penalizzazioni per chi supera la soglia massima per gli stipendi s’inaspriscono notevolmente rispetto al passato e in particolare per le squadre che per più anni di seguito restano in questa situazione.

Dal 2014 scattano le nuove regole e Memphis ha consolidato una posizione di sicurezza economica anche per le prossime due stagioni. Infatti fino all’estate del 2015, quando scadranno i contratti di Gasol, Prince e Randolph, Memphis potrà restare lontano dalla Luxury Tax.

In estate scade il contratto di Allen e tra un anno quello di Bayless. Se accetteranno contratti simili a quelli attuali potranno restare senza causare problemi di salary cap anche perché Daye, in esubero come quinto lungo e sostituibile dalla seconda scelta futura incorporata nello scambio, può essere rilasciato a fine stagione e come nuovo cambio di Conley Tony Wroten sta convincendo partita dopo partita con il grosso pregio che il suo contratto da rookie è vantaggioso ancora per qualche stagione.

La NBA del futuro è stata rimodellata per evitare che si formino nuovo “Big Three” e le squadre dei mercati minori come è sicuramente Memphis non potranno permettersi di allargare i cordoni della borsa ed elargire contratti lunghi e onerosi a troppi giocatori.

I Grizzlies stanno cercando di trovare la strada che consenta loro di restare competitivi e allo stesso tempo evitare la trappola della Luxury Tax. Consapevoli che la squadra attuale può durare ancora un paio di stagioni a buoni livelli ma che poi il ciclo sarà destinato a chiudersi il sacrificio di Gay è proprio quel tentativo di mantenere un roster da play-off con un occhio sempre attento al bilancio.

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