20.000 e non sentirli per The King

20.000 e non sentirli per The King

Pronti per un altro NBA Weekly? Allora via, che la materia da affrontare è tanta…

LEBRON DA RECORD

L’aria della California ha fatto veramente miracoli nel recente tour di trasferte dei Miami Heat,  che sconfitti da Indiana, Portland e Utah, si sono prontamente rifatti contro Sacramento, ma soprattutto la scorsa settimana contro Golden State mercoledì e Lakers giovedì, e in proprio contro i Warriors LeBron James ha raggiunto un invidiabile record, quello di giocatore più giovane ad entrare nel club dei fenomeni con almeno 20000 punti in carriera.

Facile discuterlo, difficile negare a King James di essere un giocatore destinato a entrare nella cerchia dei grandissimi, pensando anche che la vetta dei 38387 punti di Kareem Abdul-Jabbar non è distantissima.

E pensare che difficilmente la parola che viene più facile da accostare al fenomeno dell’Ohio è proprio scorer, eppure i numeri indicano impietosamente che James è anche questo, una macchina da punti, solo una volta in 36 partite quest’anno è stato sotto le venti segnature, e i suoi numeri stessi da 3 migliorano da due stagioni a questa parte (viaggia quest’anno col 40% di media).

Il report di un giocatore stupefacente, ancor più adesso che la scimmia sulla schiena della vittoria del titolo è stata abilmente tolta l’anno scorso. Poi possiamo parlare del discusso trasferimento a South Beach, dell’effettivo posto nel pantheon NBA a bocce ferme, quando la sua carriera sarà conclusa. Ma per il momento chapeau, re LeBron…

LE MILLE FACCE DI RAJON RONDO

Il cammino dei Boston Celtics continua a essere segnato dalla più ampia imprevedibilità, e nessun personaggio in maglia biancoverde ne è miglior esempio di Rajon Rondo. Dopo essere risaliti a un più salutare 20-17 in classifica lunedì contro i deboli Bobcats, i Celtics hanno preso tre sconfitte consecutive, e cosa più grave due su tre contro (Hornets e Pistons) avversari non proprio eccelsi, e la partita in cui sono stati più vicini alla vittoria è stata giocata contro i Bulls, persa ai supplementari anche con qualche “svista” arbitrale alla fine dei regolamentari.

Emblematiche nelle tre partite il tipo di prestazione di Rondo, giocatore di assoluto talento e valore ma difficile da prevedere nel suo rendimento di partita in partita. Dopo la tripla doppia contro i Bobcats,  mercoledì contro Nola  in casa era una vittoria da aggiudicarsi a ogni costo, e mai come in questo caso stupisce la morbidezza dell’approccio della squadra, ma in particolare del suo play e quasi leader assoluto: solo 7 punti, e di fronte a 11 assists ben 5 turnovers.

Altra partita altra corsa, contro Chicago venerdì Rajon supplisce alla giornata no di Garnett e Pierce con una prestazione delle sue, dove con 30 punti trascina la squadra fino ai supplementari, attaccando il ferro e giocando con la migliore ispirazione.

Contro Detroit, un’ altra prestazione diversa, dove il play biancoverde tira solo col 25% dal campo, e colleziona 15 assists ma anche la bellezza di nove palle perse (!): difficile stupirsi a questo punto della mancanza di consistenza dei Celtics, e del fatto che lo stesso coach Rivers ammetta di non aver trovato le chiavi giuste per dare continuità di gioco alla squadra, ma come abbiamo visto non c’è da stupirsi vista la stessa discontinuità di rendimento del suo regista in campo.

Vero che con Rondo si può arrivare lontani ai playoffs, il problema a questo punto è arrivarci e nelle migliori condizioni…

 3 COACH SOTTO OSSERVAZIONE

 Dwayne Casey,  Toronto Raptors: nell’ultimo mese, dopo un inizio shock, la squadra canadese ha dimostrato segni di miglioramento, e complice anche infortuni, come quello di Andrea Bargnani, la sedia di Casey per ora non scotta troppo.

Rimane un certo senso di confusione nella guida della squadra, come la sorta di quarterback-controversy che si è sviluppata tra Lowry e Calderon, e il fatto evidente che la squadra non si sia calata completamente nella mentalità difensiva dell’ex assistant-coach dei Mavs.

Come ha detto Bryan Colangelo un mese fa, “non manca il talento, ma una certa concentrazione  e cura nei dettagli”, che come minimo significano che se non per questa stagione, almeno per la prossima Casey è un osservato speciale.

Lawrence Frank, Detroit Pistons: l’inizio dei Pistons sembrava da allarme rosso per l’ex coach dei Nets, ma Detroit ha vinto 8 delle ultime 12 partite, e i playoffs non appaiono così distanti. Sembra che con molta fatica il piccolo (di statura) Frank stia faticosamente riuscendo a dare uno straccio di identità a una squadra da anni nel limbo, e soprattutto sempre più minuti a Andre Drummond (22 per 10 punti e 8 rimbalzi). Forse la Motown sta ritrovando una squadra di basket, ma non ditelo troppo in fretta…

Byron Scott, Cleveland Cavaliers: vero che gli infortuni (vedi Irving e Varejao) non dipendono da lui, e che le scelte all’ultimo draft un tantinello rischiose (Waiters e Zeller) non sono farina del suo sacco, rimane il fatto che la crescita dei giovani prosegue in modo molto lento, e non è detto che l’impetuoso owner Dan Gilbert decida di proseguire su questa strada. Scott, come definito da Irving “un coach-papà”, sa insegnare basket, ma non è detto che la ricostruzione dei Cavs non prenda una brusca accellerata, e che su questa strada non deragli proprio l’ex mister di New Jersey e Nola…

 3 ROOKIES DA SEGNALARE

Jared Sullinger: l’ex Ohio State sta conquistandosi un posto sempre più importante nei Celtics, e una delle loro migliori risorse nel pitturato, pur con tutti i dubbi di inizia stagione sul suo essere troppo lento e debolino per sgomitare nelle aree NBA. In una recente striscia di vittorie, Sullinger in 25 minuti ha piazzato quasi 10 punti e 9 rimbalzi, a dimostrazione che il suo rendimento è importante per le speranze di Boston, cosa impronosticabile ad inizio stagione.

Andrew Nicholson: solo 15 minuti a partita, ma che rendimento! Quasi 8 punti e 3 rimbalzi di media, e la sensazione che questo stretch four non sia solo, come da noi previsto nell’articolo sugli sleeper dell’ultimo draft , un ottimo tiratore, ma un giocatore destinato a maturare e avere un ruolo importante, Orlando o qualunque altra squadra sia prevista nel suo futuro.

Chris Copeland, New York Knicks: sembra che l’ex journeyman di mezza europa (anche campionato belga!) abbia un pilota automatico al tiro, tanta la naturalezza con cui sa sparare canestri a ripetizione, soprattutto quando gli vengono concessi ampi minuti e, giocando a fianco di Melo, approfitta del movimento e dei raddoppi che piovono sul celebrato compagno. Risultato, come contro Nola il 13 gennaio, 22 punti in 30 minuti e 9 su 15 al tiro! Comunque un ottimo inserimento di Copeland ai Knicks in un sistema funzionale al suo tipo di gioco.

SITUAZIONE INFORTUNI

Derrick Rose è vicino al ritorno all’allenamento coi compagni, ma come ha precisato coach Thibodeau, “non andrà certo in campo dopo uno o due giorni di tre contro tre, avrà bisogno di più tempo per questo”. Prevedibile a questo punto metà febbraio, prima o dopo l’All-Star Game, per l’atteso ritorno…

Andrew Bynum in allenamento non è ancora pronto per compiere movimenti laterali, come tagliare a canestro, e il suo ritorno al parquet rischia di esserci a stagione dei Sixers irremediabilmente compromessa. Difficile però che l’ex Lakers, free-agent al primo luglio, voglia rinunciare completamente a giocare nel campionato in corso…

Si avvicina sensibilmente il ritorno in campo di Danny Granger per i Pacers, essendo il suo ginocchio sinistro completamente guarito e pronto agli sforzi di una partita vera e propria. Possibile che avvenga per fine gennaio…

2 thoughts on “NBA Weekly: LeBron da record, Rondo sull’ottovolante

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