I Clippers sono al momento la miglior squadra NBA come record. Chi l'avrebbe mai detto?

I Clippers sono al momento la miglior squadra NBA come record. Chi l’avrebbe mai detto?

Puntata speciale di Weekly oggi, dedicata ad alcuni dei protagonisti di questi primi due mesi NBA. Utilizzeremo alcuni strumenti statistici, tra cui il famoso PER, un indice di rendimento inventato da John Hollinger dell’ESPN: basti dirvi che il dato ottimale per un giocatore parte da 15, prendete questo come base di raffronto quando lo troverete indicato da qui in seguito.

Se volete divertirvi con questi dati, andate anche voi su http://www.82games.com, un sito americano pieno di stats di ogni tipo. Adesso partiamo col Weekly!

LE 3 SQUADRE MIGLIORI

Los Angeles Clippers: chi si aspettava di trovarsi gli “altri” losangelini tra le top squadre NBA, e con una striscia di 13 partite vinte consecutive veramente impressionante. Oltre ai soliti noti, è giusto evidenziare il ruolo che sta avendo Matt Barnes, la cui utilità fuori dalla panca non è inferiore a quella di Jamal Crawford, anzi. L’ex Lakers può giocare sia ala piccola che grande, e oltre che un solido rendimento in attacco (10 punti e 5 rimbalzi a partita), la sua difesa limita il pariruolo avversario a un PER di 11. I Clippers sono una squadra completa, difficile sottovalutarli da ora in poi…

Oklahoma City Thunder: transizione effettuata con successo, da James Harden a Kevin Martin. Tanto che il quintetto più di “successo” dei Thunder vede in campo Westbrook-Martin-Durant-Ibaka-Perkins: con loro in campo i Thunder vincono il 65% delle partite, rispetto a quello classico con Sefolosha al posto di Martin che ha una percentuale solo del 50%. Per fare un confronto, a fine della stagione scorsa un quintetto analogo con Westbrook-Harden-Durant-Ibaka-Perkins in campo aveva una percentuale di vittorie ogni partita contro i rispettivi avversari del 50,5%, in pratica con Martin al posto di Harden i Thunder almeno in questo momento rendono di più.  Dimostrazione perfetta del ruolo che deve avere un sesto uomo come l’ex Rockets, entrare fresco e produrre velocemente punti, anche questo è il segreto di Oklahoma, oltre allo straordinario valore di Durant e Westbrook.

Miami Heat: 6 vittorie nelle ultime 7 partite, e gli Heat quietamente sono tornati al vertice della lega. Non casualmente il ritorno di Shane Battier ha riequilibrato la squadra, basta vedere un dato impressionante: con lui in campo come ala piccola, Miami vince il 76% delle partite! In sostanza, il quintetto ideale rimane  Chalmers-Wade-Battier-James-Bosh, sperimentato con successo nei playoffs e che consente di valorizzare la straordinaria agilità e tecnica nel frontcourt del duo James-Bosh.

3 GIOCATORI SORPRENDENTI

Joakim Noah, Chicago Bulls: il contributo del centro di Chicago va ben oltre il contributo statistico pur rilevante (14 punti e 12 punti nelle ultime dieci partite), ma nel soffocante movimento che produce nell’ampio minutaggio (quasi quaranta minuti a partita!) che gli concede coach Thibodeaux, e che si traduce oltre che nella proverbiale ottima difesa, anche in una maggiore maturità offensiva. Chiedetelo a Tyson Chandler com’era sentirsi addosso il fiato di Joakim venerdì scorso…

Kevin Martin, Oklahoma City Thunder: touchè, verrebbe da dire al giocatore arrivato quasi per caso ai Thunder, in seguito alla scioccante trade di “barba” Harden di fine ottobre, per farci perdonare tutto il nostro scetticismo nei suoi confronti. Giocatore magari non entusiasmante nell’essere un tiratore puro senza molta fantasia, sicuramente giocare all’ombra del duo Durant-Westbrook come sesto uomo gli ha tolto quelle responsabilità che in altre piazze, come Sacramento, Houston, non era in grado di caricarsi sulle spalle. La sua media da 3 del 46% è difficilmente sostenibile, ma indica bene il successo dei suoi primi due mesi in Oklahoma.

David West, Indiana Pacers: in mancanza di Danny Granger, qualcuno doveva caricarsi il peso dell’attacco dei Pacers, vista la latitanza di Roy Hibbert, e questo qualcuno è proprio West, che viaggia a quasi venti punti e dieci rimbalzi a partita. Anche la sua sospetta difesa deve essere migliorata, se limita i suoi avversari a un PER di 10.4 a partita. Vero che nel dato incide anche l’appartenenza alla Central Division, molto debole quest’anno, giusto comunque dare atto all’ex Hornets del contributo che sta dando ai Pacers sera dopo sera.

LE TRE MAGGIORI DELUSIONI

Brooklyn Nets: forse è esagerato definirla delusione, quantomeno illusione. Che i Nets potessero essere una squadra dominante, un pò come i Clippers nella Western Conference, risultato delle prime due-tre settimane di gioco. Poi sono arrivate tre sconfitte contro la rivale cittadina, i Knicks, e un mese di dicembre da incubo: 3 vittorie e 10 sconfitte, l’ultima proprio a natale contro i Celtics, dimostrando una penuria di gioco e di prestazioni da parte dei giocatori più rappresentativi. Deron Williams ha una preoccupante media al tiro del 40%, al minimo in carriera, e l’interazione con Joe Johnson è in costante declino. L’ex Hawks stesso sta confermando i limiti caratteriali e di gioco ormai ben conosciuti, in sostanza l’involuzione di Brooklyn è preoccupante, ancor più per la poltrona di Avery Johnson non meno scricchiolante…

Washington Wizards: vero parlare di infortuni, a partire da quello di John Wall, in grado di condizionare negativamente la squadra della capitale, ma forse è più utile sentire il pensiero di Nenè, uno dei pochi a salvarsi nel disastro generale: “il problema è la mancanza di rispetto. I giovani giocatori non sono in grado di capire l’importanza di giocare nell’NBA, un sogno per la maggior parte delle persone che amano il basket”. Se pensiamo come a Washington si sono privati di talenti come Nick Young, Audray Blatche, JaVale McGee, giudicati come serpi in seno all’interno dello spogliatoio, per ritrovarsi di nuovo con le mosche in mano e umiliati ogni sera o quasi, verrebbe da ridere, di sicuro a fine anno ci sarà da ripartire per l’ennesima volta e con un ennesimo coach diverso, visto l’inadeguatezza dimostrata da Randy Wittman. Ma non sarà solo la sua testa a cadere nella rifondazione Wizards…

Sacramento Kings: talento in abbondanza, almeno sulla carta, poi la confusione più netta, in campo e fuori. Demarcus Cousins sospeso a tempo indefinito… e poi riammesso in squadra dopo solo una partita (!), un coach, Keith Smart, che fa e disfa quintetti senza grandi miglioramenti di sostanza, nulla funziona se non sporadicamente per i Kings. Due belle vittorie contro Lakers e Warriors, troppo poco per giustificare un’altra stagione buttata via…

3 GIOCATORI UTILI

Jose Calderon, Toronto Raptors: nelle cinque partite consecutive vinte ultimamente dai Raptors è difficile non dare ampi meriti allo spagnolo, sempre sul piede di partenza, ma anche tremendamente efficace pur in una situazione oggettivamente difficile. Lo spagnolo sta avendo la stagione statisticamente migliore della sua vita, e difficilmente rimarrà a Toronto dopo la Trade Deadline di febbraio.

Jared Dudley, Phoenix Suns: nell’anonimato in cui versano i Suns, si parla poco di Dudley, ma meriterebbe più elogi il fatto che, pur con l’addio di Nash, l’ala-guardia cresciuto all’ombra del futuro hall of famer abbia anche migliorato il suo gioco quest’anno, cercando  di entrare nel ruolo ingrato di leader. Tirare col 48,9% non è male, ma ancor più impressionante è il fatto che con lui fuori dal campo i Suns concedono 17 punti agli avversari! Indizio definitivo di un giocatore che fa giocare meglio tutta la squadra, e che in una big sarebbe un jolly fuori dalla panca molto utile.

Thaddeus Young, Philadelphia 76ers: importante miglioramento quello compiuto da Taddeo, ormai elemento fondamentale per Philly nel mantenersi in rotta di galleggiamento pur senza Bynum. Young ha migliorato la sua percentuale dal campo (da 51% al 53%), pur giocando molto più dell’anno scorso, indice di un giocatore che ha imboccato la strada giusta per sfondare nei pro.

NOTE A MARGINE

I Los Angeles Lakers sembrano aver ritrovato un altro passo con l’arrivo di Steve Nash, come dimostrano le due vittorie contro Golden State e a natale contro i Knicks. Oltre a un Kobe Bryant da urlo, nona partita sopra i 30 punti, tutta la squadra si sta muovendo meglio, e trovarsi a natale di nuovo al 50% di vittorie è un segno importante per il prossimo futuro…

Anche l’altra grande storica, i Boston Celtics, hanno portato via un buon ricordo dal natale, con una vittoria-vendetta contro i Nets a Brooklyn. Oltre ai soliti noti, impressionante la prova di Jared Sullinger, 16 punti e 7 rimbalzi in 33 minuti, più una buona solidità difensiva. Non male, e i Celtics a 14-13 possono anche loro pensare che la rincorsa ai Knicks non sia così impossibile…

 

Anche per questa settimana abbiamo finito, ci ritroveremo nell’anno nuovo con il nostro consueto Weekly. Buon anno e buon basket NBA a tutti…

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