Kobe ha caldeggiato a più riprese il nome di D’Antoni, nel caso non si fosse trovato l’accordo con Phil Jakcson…

Mentre i tifosi, e non solo, intonavano a gran voce il nome di Phil Jackson, la dirigenza dei Lakers aveva già optato per qualcosa di diverso e meno scontato del terzo ritorno di Coach Zen. Un film che nei pressi di Hollywood si è già visto abbastanza e che non proprio tutti volevano far continuare con un ulteriore sequel.

Ecco che, quindi, non si fa in tempo a salutare un Mike che ne arriva subito un altro. Da Mike Brown a Mike D’Antoni, questo è il destino dei lacustri. Stesso nome, ma due coach decisamente diversi come tipologia di gioco.

Difatti, Brown era un puro difensivista, un discepolo di Gregg Popovich e della vecchia scuola del “Play in the right way”. Fatto sta che le su idee non hanno funzionato e i risultati si sono presto visti. Nessuna vittoria in pre-season e una partenza 0-3 che ha subito allarmato tutti. 4

Il troppo è arrivato dopo la sconfitta contro Utah del 7 novembre. L’ex coach dei Cavs è stato pietosamente licenziato, senza dare fiducia a lui e alla suo Princeton Offense. Immediatamente si sono sparse diverse voci riguardo il suo successore, mentre l’assistente Bernie Bickerstaff prendeva momentaneamente il timone, portando i Lakers a vincere contro i Warriors.

Jerry Sloan sarebbe potuto essere uno di questi, ma si trattava di puro fantabasket, visto che il settantenne coach non ha, per ora, nessuna intenzione di tornare ad allenare.

Rimanevano, quindi, due nomi altisonanti. Mike D’Antoni e Phil Jackson, per l’appunto. Il primo grande sostenitore del gioco offensivo, con il suo “Run ‘n’ Gun” che ha fatto tanta fortuna in quel di Phoenix qualche anno fa, ma che non gli ha ancora fatto vincere un titolo. Il secondo, come già detto, sarebbe al suo terzo ritorno sulla panchina californiana, dopo aver vinto cinque titoli, disputato sette finali e essersi ritirato dalle scene dopo la dura eliminazione del 2011 per mano dei Mavericks.

Coach Zen sembrava appunto il favorito, anche per via del suo rapporto con la famiglia Buss (è il compagno di Jeanie Buss) e per la stima che ha da parte dei giocatori. Fatto sta, che Mitch Kupchak ha deciso di muoversi in un’altra direzione, decisamente meno conformista.

Bienvenido a Mike D’Antoni, come direbbe la numerosa comunità ispanica presente a Los Angeles. Un allenatore che ha fallito ad improntare la sua idea ai Knicks, ma che è deciso e determinato a ripartire in una nuova realtà che ha bisogno di una scossa. Ma è lui l’uomo giusto per poter puntare ancora al titolo?

E’ decisamente troppo presto per parlare, ma devo ammettere che anche io ho sperato che potesse diventare lui il nuovo coach dei Lakers, non solo per l’ammirazione nei suoi confronti, ma anche perché è un uomo tutto d’un pezzo, simpatico, ma non troppo, decisamente convinto dei suoi principi e apprezzato da tutti, o quasi. Ma quali potrebbero essere i pro del suo lavoro?

E’ un grande conoscitore di basket, anche europeo e non ha sicuramente problemi ad inventarsi qualcosa di nuovo che possa adattarsi bene ai giocatori che ha.

Predilige il pick’n’roll che a Phoenix ha potuto sperimentare con giocatori del calibro di Amar’e Stoudemire e Steve Nash. Appunto da quest’ultimo, grande amico di D’Antoni, ripartirà il tutto. Mike saprà come valorizzarlo, incentrando l’attacco su di lui, come già fatto in passato contribuendo addirittura a fargli vincere due titoli MVP di fila.

Sarà dura ficcare nella testa di Kobe che non dovrà più essere lui a portare palla e che non dovrà più pretendere di fare tutto da solo. Ma, quando il canadese recupererà dall’infortunio, ci sarà tempo per lavorare anche su questo aspetto.

Uno dei principi fondamentali del coach è quello di giocare di squadra, di cercare sempre l’uomo smarcato e di non avere paura di fare un passaggio in più del dovuto. L’importante è segnare e anche tanto. Valorizzare Dwight Howard sarà poi un altro importante tassello nel gioco dei giallo-viola. Superman è sembrato, nonostante le buone prestazioni, parecchio spaesato, soprattutto dal punto di vista offensivo. Ma quali saranno i contro?

Andando per ordine, sicuramente la difesa. Come affermato, Mike è un’offensivista e ha sempre curato molto poco la propria metà campo. Il segnare un canestro in più rispetto all’avversario non ha mai fatto la fortuna di nessuno. E’ una tipologia di gioco troppo rischiosa ed è sempre meglio prevenire che curare.

Per questo, i Lakers, dovranno trovare qualcuno che possa addossarsi le responsabilità difensive, senza intralciare il lavoro di D’Antoni. Non sarà facile, come non sarà facile definire il ruolo di Pau Gasol, che rischia di venire oscurato dall’ingombrante presenza di Howard.

Se poi consideriamo il fatto che al buon Mike non è mai piaciuto giocare con due spilungoni sotto canestro, lo spagnolo potrebbe vedere parecchio ridotto il suo contributo alla squadra e alla fine anche essere ceduto per arrivare a qualcosa di più “leggero” per completare il prediletto small ball del coach proveniente dal West Virginia.

Come ha scritto Bill Plaschke, sul Los Angeles Times, D’Antoni non è adatto a portare una squadra al titolo. Ha un record perdente nei playoff e soprattutto non è Phil Jackson. Insomma, a Los Angeles e dintorni rimangono convinti che sarebbe stato meglio affidarsi al passato.

Ma c’è anche qualche pazzo rivoluzionario, come me, che è curioso di vedere cosa succederà. Se poi non dovesse funzionare, ci sarà sempre tempo per cambiare.

7 thoughts on “From Mike to Mike

  1. …Gasol con le valige in mano a gennaio…io spero sempre in quel “pazzo” col numero 9 in maglia celtic’s…ma se Nash tiene botta…meglio un lungo più mobile…il mio sogno…J-Smoove…

    • Non vedo un singolo motivo per il quale (noi celtics) dovremmo scambiare Rondo per Gasol.

      • …era stato qualcosa più di un rumors nella passata stagione… un motivo per fare lo scambio? con il solo KG boston va sotto a rimbalzo con la maggior parte delle front-line avversarie…

  2. Sicuramente D’Antoni è un tecnico più adatto per valorizzare nell’immediato l’attuale materiale cestistico in mano ai Lakers. Se Gasol è un problema insieme ad Howard, invece che cederlo, si potrebbe anche metterlo nella second unit. Rimango però perplesso sulle sue doti di leader.

  3. mi sa che proprio la presenza del semi-cognato Buss in presidenza sia stato un ostacolo a Jackson, dato che quest’ultimo avrebbe chiesto come condizione anche quote societarie, quindi anche parte del potere dirigenziale che Buss non voleva cedergli… anyway, sono sempre stato un supertifoso del basket spettacolo firmato D’Antony, ma temo che il roster non sia propriamente adeguato, nè Nash tanto giovane per poter correre ancora a quei ritmi per tutta la stagione e oltre, nè sono sicuro che sia un sistema di gioco così vincente in questa lega… nonostante tutto, speriamo sia almeno SHOWTIME ! :)

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