I “Big 4” di Miami alla prima uscita prestagionale…

Smaltita la sbornia del primo e storico titolo per LeBron James, gli Heat si affiacciano alla stagione 2012-13 senza il cumulo di pressione degli ultimi due anni ma pronti a dare battaglia per difendere l’anello e sognare il two-peat.

Confermarsi campioni NBA è uno dei compiti storicamente più difficili, specialmente nella NBA odierna, dove solo i Lakers, per due volte, dal dopo Jordan sono riusciti nell’impresa, ma le acquisizioni di lusso estive di Ray Allen e Rashard Lewis, e il nuovo LeBron James lasciano perlomeno presuppore che sia un obbiettivo alla portata per questi Miami Heat.

Conference: Eastern Conference

Division: Southeast

Arrivi: Ray Allen (FA da Boston), Rashard Lewis (FA amnistiato da Washington)

Partenze: Eddy Curry (FA), Juwan Howard (ritiro?), Ronny Turiaf (Clippers)

Scelte al Draft: Justin Hamilton (diretto in Europa)

Probabile quintetto:

PG: Chalmers
SG: Wade
SF: James
PF: Haslem
C: Bosh

ROSTER


Guardie: Chalmers, Cole, Wade, Harris, Allen, Miller.
Ali: James, Jones, Battier, Haslem, Lewis.
Centri: Bosh, Anthony, Pittman
Contratti non garantiti: Gladness (PF/C), Varnado (F), Temple (G), Dozier (F)

HEAD COACH: Erik Spoelstra

 

Il titolo conquistato dopo la splendida cavalcata degli scorsi Play-off è solo un ricordo nella testa di tutto lo staff tecnico che ha già iniziato a tracciare le linee guida per la prossima stagione tramite le parole di Erick Spoelstra, che vuole una squadra in grado di essere più rapida in attacco senza tralasciare nulla nella propria metà campo, il vero punto di forza dei campioni NBA in carica.

Attacco e difesa sono due frangenti estremamente connessi per una squadra che ha equilibri particolari e una struttura tattica non convenzionale.

Senza disporre di un asse play-centro da top della lega, gli Heat, con il tempo hanno saputo volgere a proprio vantaggio una possibile mancanza, tramutando un punto debole in punto forte.

I “nuovi” Heat sono una squadra estremamente interessante che fa dell’atipicità il proprio marchio di fabbrica, proseguendo quel cammino intrapreso dagli scorsi playoff che ha pagato grossi dividendi, con i vari Battier, Haslem, Chalmers, Miller, confermati, a rivestire quel ruolo tattico spesso inosservato ma estremamente importante nell’affiancare i big three di South Beach.

La grossa novità di questa stagione saranno i nuovi acquisti di lusso che avranno il compito di calarsi con umiltà e tanto gregariato nel telaio ideato da coach Spoelstra a supporto delle stelle.

Ray Allen e Rashard Lewis, che giocarono assieme a Seattle tra l’altro, non hanno bisogno di presentazioni.

Per un motivo o per un altro sono venuti a Miami a chiudere le rispettive carriere, l’ex Celtics dopo 3 lustri sulle spalle ad alto livello, l’ex Magic al termine di varie vicissitudini fisiche che ne hanno stroncato l’ascesa terminata nel 2009 quando fu protagonista nei Magic che raggiunsero la Finals.

Per loro non ci sarà spazio in quintetto, ma il loro ruolo in rapporto alle loro caratteristiche che ne fanno pur sempre due califfi del gioco, e tiratori estremamente affidabili, non sarà meno importante partendo dalla panchina.

Su Ray Allen ci sono molte attese e il passaggio alla corte di Riley lasciando i suoi “fratelli” di Boston da traditore ha già messo pepe sulla sfida di vertice ad est tra Heat e Celtics.

Non meno attese saranno comunque rivolte, come da prassi, su LeBron James che toltasi la scimmia del primo titolo appare oggi un giocatore maturo, determinante e determinato come non mai.

La sua estate è stata da incorniciare, con il titolo vinto caricandosi letteralmente sulle sue ampie spalle i compagni per due volte nei playoff e poi dominando con quel nuovo sguardo feroce e sicuro la serie finale, e vincendo il suo secondo oro olimpico, con un ruolo apparentemente di secondo piano in Team Usa ma non per quello altrettanto determinante come dimostrano i suoi canestri chiave nella finale contro la Spagna.

Gli Heat più duttili e atipici vertono attorno alle sue qualità, ed alla possibilità di vederlo giostrare nel corso della partite in 4 se non 5 posizioni, creando continui mismacht e reggendo difensivamente contro ogni tipo di giocatore.

Ci sono parole da spendere anche su Dwayne Wade, che dopo le difficoltà fisiche che lo hanno assillato durante la scorsa stagione si è presa un estate “sabbatica” operandosi al ginocchio per tornare in forma per l’imminente training camp, pronto a fare suo più che mai quel ruolo di guastatore alle spalle di James, concentrando i propri preziosi sforzi nell’arco di 30 minuti di grande qualità anziché diluire il suo impatto per 40 minuti.

Infine trapelano voci che anche Chris Bosh, dopo un estate passata a risollevarsi dagli acciacchi, non sia rimasto con le mani in mano ma abbia lavorato duramente sul fisico alzando per la seconda estate consecutiva la sua percentuale di massa muscolare, aggiungendo stazza per giocare in pianta stabile da centro, ruolo che per uno con le sue caratteristiche rimane sempre un espediente più tattico che continuativo, ma che comunque dimostra una propensione al sacrificio per un giocatore tacciato da sempre come soft e viziato ai tempi in cui vestiva la maglia dei Raptors.

L’intesa tra i Big Three è all’apice, dopo due anni di alti e bassi, il lavoro di Erick Spoelstra sul campo e di Pat Riley dietro le quinte ha dato sicurezza alla squadra e a tutto l’ambiente e Miami oggi si presenta al via della nuova stagione come la squadra da battere, e inevitabilmente come la favorita alla vittoria finale, nonostante la forte concorrenza dei rinnovati Celtics, Nets, Knicks e dei soliti Bulls ad est, di Lakers, Spurs e Clippers ad ovest.

Il percorso non sarà facile, ma gli Heat sono una squadra che ha dimostrato di saper soffrire, trovando nelle difficoltà lo stimolo e la scintilla per fare il salto di qualità.

3 thoughts on “Miami Heat: Preview

  1. Tutto ok David, ma forse hai scritto un articolo un po’ troppo da tifoso? Non è una critica, non ne ho la capacità, è solo un commento personale.. Ciao

  2. Sono migliorati rispetto allo scorso anno mancando, fino adesso, la ciliegina con un centro (vedi Milicic).
    Tra gli acquisti potrebbe rivelarsi quello di Lewis molto utile potendo coprire due spot e permettendo al coach di muovere la sua stella tra 4 spot (no 5).
    Lbj ora che ha vinto il titolo, per i tifosi toccare ferro se superstiziosi, potrebbe alzare la sua asticella portando la franchigia alla finale NBA. Forse c’è il rischio di vedere un Lbj in formato super extralusso.
    Hanno una batteria di esterni, anche con età, che possono far male in qualsiasi momento con tiri sugli scarichi.
    Da 1 a 4 possono cambiar pelle in qualsiasi momento potendo sfruttare più di una opzione.

    Con Bosh da 5 e Lewis in forma fisica li vedrei più: Chalmers-Wade-Lewis-LbJ-Bosh dove il 3-4 diventano intercambiabile a secondo se giocare sotto o fuori.

    Mi aspetto un anno strepitoso da parte di LbJ e, di conseguenza, di Miami (salvo incognite/Boston/NyK).
    Da finale NBA.

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