James ha portato con autorità i suoi al pareggio

Uno dei tanti adagi NBA vuole che le gare “pivotal” in una serie di playoff siano quelle dispari. Queste Finals, probabilmente, sono un’eccezione.

Gara 2 era già inquadrata come partita decisiva: se i Thunder avessero raddoppiato il vantaggio si sarebbero messi in una situazione di vantaggio quasi irrecuperabile (anche se proprio gli stessi Thunder potrebbero testimoniare il contrario), pertanto Miami doveva elevare ancora il proprio sforzo per portare via una vittoria dalla Chesapeake Arena.

Missione compiuta, al termine di una partita stupenda che speriamo abbia fatto ricredere molti di quelli che avevano già appellato questa serie come uno spot dell’AntiPallacanestro.

48’ di vantaggio Heat che hanno seriamente vacillato nei secondi finali, quando tutto l’orgoglio dei padroni di casa è venuto fuori anche in una serata non proprio incantevole dei Big3 di Scott Brooks.

Più con il cuore che con la testa Durant e compagni sono andati a riprendere per i capelli una partita dove Miami ha sempre condotto con vantaggi in doppia cifra o giù di lì.

Le penetrazioni di Westbrook (27, 8 rimbalzi e 7 assists ma 10/26 dal campo) e Harden (21 con 7/11), unite alle fucilate di Durant (32 con 12/22 al tiro) avevano portato a un pazzesco -2 Thunder con 37’’ dal termine, dopo una sanguinosa palla persa di Dwyane Wade (24 punti, 6 rimbalzi e 5 assists) sugli sviluppi della quale proprio il numero 35, glaciale, aveva colpito da tre.

Time out Spoelstra. Palla a James. Isolamento. Jumper da tre punti che non va. Contro time out Brooks, con 12’’. Rimessa rapida nelle mani di Durant, in post basso marcato da un LeBron distratto. Durant se ne accorge e lo attacca immediatamente cercando i due punti del pareggio. James cerca di recuperare come può e commette fallo. KD sbaglia, ma per gli arbitri è tutto regolare. Rimbalzo dello stesso James, che subisce fallo e va a far 12/12 dalla lunetta per sigillare l’1-1 e regalarci una serie che da qui in avanti non può che impennarsi ulteriormente.

Questo piccolo giallo finale, però, non deve andare ad inficiare quello che si è visto sul campo. Come detto, Miami è riuscita a fare la sua partita, partendo ancora meglio rispetto a due giorni fa (18-2), con Bosh (16+15 rimbalzi) di nuovo in quintetto per Haslem e Battier (17 punti) in marcatura su Perkins.

Il solo ingresso in campo di Harden, a riequilibrare un quintetto che con i due lunghi subiva troppo, riportava un po’ di ossigeno alla causa OKC. Ma lo spartito non cambiava granchè nemmeno nel secondo quarto, anche perché Battier continuava quanto di buono prodotto in gara 1, mentre nel momento del bisogno Durant veniva bloccato dai falli e ai padroni di casa mancava così il proprio terminale offensivo principale, mentre Westbrook, alla pausa lunga, registrava 2/10 al tiro. 55-43 all’intervallo. Oklahoma City al 34% dal campo e senza punti in contropiede.

Al rientro in campo Brooks tornava al quintetto iniziale, ossia con Ibaka e Perkins insieme contemporaneamente. Stesso risultato di cui sopra: due lunghi in campo per Oklahoma City = parziale pro Miami, che tocca il +15 con Battier e Wade. Si và allora dalle gambe di Westbrook e Harden a chiedere punti, ma ancora un 4° fallo precoce di Durant blocca tutto, bissato dal in apertura di ultima frazione.

Miami, invece di chiudere i conti, torna ad affidarsi agli isolamenti di Wade e James. Hero Basketball però in questo caso non significa vittoria, anzi. Poco ritmo, qualche palla persa, Thunder in transizione. Westbrook attacca il ferro con l’aiuto del Barba, Durant, rimasto in campo lo stesso, si occupa del tiro in sospensione. In un attimo è tutto riaperto, me LeBron, questa volta, segna i canestri pesanti in due occasioni su tre. E questo, unito al dubbio su quell’ultimo possesso, basta per tornare a Miami con il sorriso sulle labbra.

MVP

E’ clutch? Non è clutch? E’ un vincente? E’ un perdente? LeBron James (32, 8 rimbalzi e 5 assists) stanotte è sembrato scrollarsi di dosso ogni dubbio alzato su di lui in questi ultimi due anni ed ha giocato una partita, anzi tutto, intelligente: post basso, dove è semi immarcabile, e tiri nel pitturato, concedendosi poco e niente per quello che riguarda gli inutili jumper da fermo che difficilmente hanno deciso le partite in suo favore.

Tanta difesa su Durant, il contatto dubbio nel finale, un paio di assists preziosissimi nell’ultimo quarto, il canestro del 96-91 in faccia a Sefolosha, ma anche un 12/12 dai tiri liberi pesante tanto quanto i suoi 32 punti complessivi. La sensazione, in generale, che avesse la situazione sotto controllo, pur non mancando qualche scelta offensiva rivedibile, ma comunque premiante per questa sera. Insomma, alla lunga sta venendo fuori quel giocatore che i suoi tifosi si aspettano che lui sia, senza bisogno, necessariamente, di mettersi il mantello e fare Superman vincendo le partite da solo.

Solo 10/26 al tiro per Russell Westbrook

LE CHIAVI DELLA PARTITA

Erano stati i grandi assenti nel primo atto della serie. Questa volta, invece, Dwyane Wade e Chris Bosh si sono iscritti dal lato buono dell’incontro. Wade ha attaccato, come James, di più il canestro, trovando maggior feeling offensivo e, soprattutto, evitando di intestardirsi con quelle stesse conclusioni forzate che avevano scavato la fossa agli Heat 48 ore prima.

Bosh, tornato in quintetto, ha fatto tanto lavoro sporco e fornito una preziosissima presenza offensiva agli Heat che lo hanno avuto produttivo in diversi momenti. Certo ha accusato passaggi a vuoto, ma ha comunque garantito una presenza sui due lati del campo che nessuno degli altri lunghi può offrire.

Importantissimo un suo rimbalzo offensivo nel finale, ad esempio. Oklahoma City, dal canto suo, come accennato in precedenza, ha pagato una certa insistenza di Scott Brooks nel proporre quintetti con due lunghi assieme in campo, che hanno concesso troppi spazi di tiro agli avversari, tanto che i parziali principali di Miami sono giunti ad inizio partita e terzo quarto, ossia quando i Thunder schierano il quintetto base con Ibaka e Perkins (15 e 24 punti nei quarti dispari per Oklahoma, 28 e 29 in quelli pari).

In particolare, proprio l’insistenza nel tenere in campo quest’ultimo (-16 di plus/minus) nel terzo quarto ha abbastanza sorpreso. Si è poi ribaltato l’apporto delle seconde linee. Se in gara 1 erano stati Sefolosha, Collison e Fisher ha dare quel quid in più a OKC, oggi gli stessi tre hanno prodotto 5 punti con 2/10 al tiro. Poco anche, come detto, dai due lunghi di ruolo.

Per Miami, invece, c’è stato un Battier chirurgico (5/7 da tre, 6/8 dal campo) oltre a qualche minuto comunque di sostanza per Haslem e anche per il rookie Norris Cole.

Una menzione, infine, per la difesa di Miami che per larghi tratti stanotte è sembrata tornare quella dei tempi migliori, soprattutto per l’intensità messa in campo da tutti i giocatori. Rotazioni con tempi perfetti, voglia di stare piegati sulle gambe, buttarsi a terra per recuperare un pallone, battagliare per la posizione in post basso.

Un approccio che James e compagni devono portare con sé in Florida per pareggiare l’intensità dei Thunder.

5 thoughts on “LeBron e gli Heat rispondono ai Thunder: serie in parità

  1. Come nella serie con gli Spurs, sono sempre più convinto che la differenza a questi livelli la facciano si le 3 superstar ma ancora di più quei 2/3 giocatori chiamati 2° linee. Mi spiego meglio: in gara 1 Collison, Fisher, Ibaka e Sefho hanno prodotto abbastanza da permettere una serata storta al barba e OKC l’ha portata a casa; gara 2 al contrario solo Big 3 e sconfitta contro un Battie che ha tolto non poche castagne dal fuoco agli Heat. In finale di Conference si è palesato in maniera anche più evidente, gara 1/2 la panca degli Spurs girava a mille e tutti mettevano 5/6 punti risultato 2-0, poi sia gli aggiustamenti di Brooks che la fatica dei veteranissimi hanno portato ad aumentare il peso sulle spalle delle seconde linee (Green, Diaw, Neal, Splitter, Leonard) che vuoi per la mancanza di esperienza, difesa dei Thunder, 3 partite in trasferta, hanno di fatto steccato e lasciato i soli Duncan-Parker-Manu a vedersela contro una banda di giovani disgraziati ai cui già citati big 3 si erano ormai aggiunti Ibaka, Tabo, Fisher galvanizzati dalle prestazioni precedenti.
    In conclusione credo che le superstar delle rispettive squadre facciano si la differenza in positivo e negativo, ma il vero ago della bilancia saranno gli Ibaka, Battier, Tabo, Chalmer, Collison, Fisher, Miller, Perk.

    • Verissimo… e stanotte ci aggiungo pure Norris Cole che ha fatto rifiatare non poco Chalmers, permettendogli di arrivare leggermente più lucito nel finale!

  2. Che rischio incredibile…
    Gli Heat nei finali di partita sono un disastro: non fossero arrivati con 10 punti di vantaggio, avrebbero perso pure questa. Sicuramente il parquet di OKC non è dei migliori se non vesti la loro casacca: tifo sfegatato ed ogni tuo errore te lo fanno pesare come un macigno!

    Ma a partita saldamente in mano, Wade si fa soffiare una palla dal venerabile maestro che avrebbe potuto diventare chiave!

    Fortunatamente stasera gli dei del Basket sono dalla nostra parte, sopratutto quando regalano a Lebron un 12 su 12 dalla lunetta che non si vedeva dai tempi della High school! :-)

  3. Si preannuncia una discreta Gara 7 :D Che Miami ne vinca 4 in fila penso sia pressochè impossibile per cui si rimanda tutto a Gara 6 a OKC……Per me nonostante gara 2 OKC resta strafavorita, difficilmente Lebron tira fuori un altro 12/12 dalla lunetta e anche Battier ha dato il suo e non credo riesca a ripetersi mentre OKC ha uno standard più elevato che le permette anche nell giornate storte di arrivare a giocarsi la vittoria

  4. “al termine di una partita stupenda che speriamo abbia fatto ricredere molti di quelli che avevano già appellato questa serie come uno spot dell’AntiPallacanestro” io invece spero che quelli li non la vedano proprio questa serie..per molti fa molto più figo fare i puristi e esaltare il gioco di squadra degli Spurs o di Boston..allora la finale dei vostri sogni quest’anno ve la potrete vedere appunto in sogno mentre dormite! oltretutto nella realtà sarebbe stata noiosissima e dominata facilmente dai texani..

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