Nonostante roster differenti, playbook diversi, filosofie d’attacco divergenti, molti coach protagonisti dei playoff si sono dimostrati accomunati dalla fiducia nell’high screen, il blocco alto (spesso nelle vesti di pick n’ roll centrale) come tassello imprescindibile per le giocate nell’ultimo minuto, quando la partita va decisa palla in mano.

Una sorta di giocata di default, una panacea ai dubbi sulla scelta dello schema da chiamare: il palleggiatore (il playmaker o il go-to-guy) riceve un blocco alto e da lì in poi può succedere di tutto (switch difensivi con conseguente mismatch, soluzioni in pick n’ pop o pick n’ roll, scarichi sul perimetro, penetrazioni al ferro, spingere la difesa al fallo…). Indubbiamente, risultano cruciali sia le spaziature che l’abilità nel prendere buone decisioni, ma come innesco dell’attacco, vige un’indubbia “moda” dell’high screen nel “crunch time”.

Come abbiamo osservato in precedenza, ci sono le dovute eccezioni, come il buzzer beater di Durant contro i Mavs in Gara 1 o quello tentato da Gay in Gara 1 o le triple (una con fallo subito) di Melo nella Gara 4 (forse non è un caso che si tratti di versatili go-to-guy nel ruolo di ala), ma anche le “estremizzazioni” come il triplo blocco alto dei Mavs sul finale in Gara 2.

Proviamo dunque, senza cedere alla illecita tentazione di giudicare una scelta tattica esclusivamente in base al suo esito (per la serie “chi segna ha sempre ragione”), a dare un’occhiata ai recenti finali di partita, tutte giocate a circa un minuto dalla fine, in cui l’high screen si è palesato nelle sue molteplici varianti, mostrando, nel bene e nel male, quali sono i motivi che lo rendono “il più amato dai coach”.

SPINGERE AL CAMBIO DI MARCATURA

Uno degli atavici dilemmi tattici nel crunch time è la scelta fra cambiare i difensori sui blocchi (“switch“), garantendo una costante copertura sulla palla, ma esponendosi ai mismatch che ne derivano, oppure cercare di passare sui blocchi, concedendo fugaci vuoti di copertura, ma evitando abbinamenti controproducenti. A seconda delle caratteristiche dei giocatori, del punteggio e del tempo a disposizione, si tratta di scegliere il male minore…

Pacers vs Magic (Game 4) 

Nel primo pick n’ roll centrale, Nelson ha deciso di attaccare in palleggio Barbosa, ovvero il difensore che si era trovato sul bloccante (Davis); se si fosse trattato del “marcatore naturale” di Davis (West), sarebbe stato un mismatch a favore di Nelson, ma contro Leandro, il play di Orlando si è dovuto rintanare in un ardito fade-away che si è spento sul primo ferro.

Sulla stessa giocata alla fine dell’overtime, Davis gli ha portato Hansbrough, che ha cambiato sul blocco, ma il buon Nelson, dopo aver tentato la penetrazione, s’è avveduto del mismatch nella paint fra Big Baby e George Hill; servendo Davis, stavolta sono arrivato due punti importanti.

 

Quando è stata Indiana ad eseguire l’high screen, Granger ha mostrato pregevole tempismo nel leggere la situazione: non appena preso contatto con Nelson, avendo capito che Richardson era alto per l’hedge (l’“uscita”) sul palleggiatore, si è buttato dentro, costringendo il play dei Magic ad occuparsi di lui in post. Tuttavia, Hill, ben marcato da J-Rich, non aveva un angolo di passaggio ed ha dovuto ribaltare, dall’altro lato, con Granger che, salito in post alto, ha costretto Nelson all’inevitabile fallo per negargli l’ora comoda ricezione.

 

Celtics vs Hawks (Game 5)

 

Dopo aver recuperato un’insperata palla della potenziale vittoria Rondo sprinta a tutto campo, trovandosi abbinato a Josh Smith, sfrutta un blocco di Garnett, marcato da Horford che cambia subito e spinge il play verso la linea laterale mentre Josh Smith resta basso a chiudere le vie centrali; Rondo si dirige verso il fondo e prova un cross over su Horford, ma l’incrocio in palleggio lo tradisce e la palla sfugge:

 

L’high screen non sarebbe stato di per sé una pessima idea, se non per il fatto che Horford è uno di quei rari centri (o riadattati tali) che possono tenere per un’azione anche il play avversario, per cui non c’è stata la sperata scorribanda verso il ferro (non che Rondo l’abbia cercata più di tanto…). Inoltre Al ha avuto subito la prontezza di deviare Rajon verso la linea laterale, “stringendogli” il campo (anche con la complicità di Smith che pattugliava il centro), quindi Rondo ha dovuto tentare l’incrocio per non incastrarsi sulla linea di fondo, ma era comunque fronteggiato indirettamente anche da Josh che, con ottima posizione, rendeva insicuro al contempo anche il passaggio per Garnett: ottima posizione della difesa, situazione da scacco matto per Rondo… come avrebbe potuto salvarsi?

Cercando di incrociare prima del blocco, per quanto non fosse facile, tentando di non finire troppo verso il lato; oppure, una volta abbinato ad Horford, risfruttare subito Garnett per tornare verso il centro, impostando un classico pick n’ roll.

Heat vs Knicks (Game 4)

Wade sfrutta un blocco di Bosh (seppur non con la giusta sincronia) e la difesa lo teme al punto da concedere quel momentum in cui due difensori sono su di lui ed il bloccante, tagliando al ferro, ha spazio per ricevere:

Tuttavia, Wade tiene palla per sfruttare l’1 vs 1 con Stat: come da copione, lo batte in palleggio arrivando verso il ferro, ma anziché aggredirlo, magari a caccia di un fischio arbitrale per giocarsela ai supplementari (contro dei Knicks con Baron Davis appena riunitosi con Shumpert e Lin in infermeria e Chandler già fuori per falli… ), esce repentinamente verso il perimetro inseguito da Fields (suo marcatore originale) per cercare una forzata tripla per la vittoria, finendo col prolungare ulteriormente la serie (quindi negandosi qualche giorno in più di riposo, in una stagione che non è stata certo carente in quanto a stress fisico per i giocatori, vedi infortuni vari…).

Clippers vs Grizzlies (Game 3)

Capolavoro di Gay: dopo lo switch sul blocco, reso inevitabile dalla premura di Gasol nel bloccare Martin, Gay aspetta che Griffin lo segua lontano dal ferro (aumentando la lunghezza della “rampa di lancio”) e non appena i piedi di Griffin non si rivolgono più verso la linea laterale, ma si “aprono” verso il centro, Rudy parte in palleggio e, pregevole rarità, anziché lanciarsi verso il ferro o accontentarsi del jumper dal gomito, fa arresto e leggiadro fade away dal cuore della paint (come ci si sarebbe aspettato da Wade; v. sopra): soluzione più “in controllo” di un attacco in terzo tempo in un’area affollata ed a più alta percentuale di un tiro da 5 metri.

 

To be continued…

7 thoughts on “X&O: la scappatoia dell’high screen (Part 1)

  1. sempre un piacere leggerti. in merito avrei letto volentieri il tuo parere sull’apatia di Bynum.

  2. Grazie Rafael. Non sto seguendo molto i Lakers, ma su Bynum posso anticiparti che nel prossimo articolo mostrerà (in un caso) proprio l’apatia di cui parli… come difensore lontano dal ferro, credo debba e possa migliorare, anche se consdierando il baricentro alto, le lunghe leve ed un esplosività di piedi più educata all’attacco che alla difesa, dubito potrà mai diventare un difensore (sui blocchi alti) alla Nene…

  3. dopo quest’ottimo articolo, vorrei conoscere il tuo parere sulla gestione degli ultimi possessi da parte di wade in gara 1 contro indiana.

  4. Grazie per l'”ottimo”; negli ultimi minuti di Gara 1, non ho notato nulla particolarmente degno di nota da parte di Wade (se alludi al passaggio di ribaltamento piuttosto rischioso ed all’airball nel finale, erano comunque sul +9 a circa 17 secondi al termine: partita ormai in freezer…).

  5. Come sempre il migliore, per caso scrivi per qualche rivista? Perchè oltre ad avere un’ottima conoscenza tecnica, anche nei dettagli, del gioco, sai amalgamare molto bene tutto con sintesi e senza tralasciare niente.

    Il fatto che ci siano spesso pochi commenti nei tuoi articoli penso sia dovuto al fatto che ci sia sempre poco da aggiungere se non i complimenti. Ottimo lavoro.

  6. @ mjrossit
    Mi lusinghi; sono lieto d’intrattenere… scrivo solo (e volentieri) per Playitusa, anche perchè, in fondo, sulla “carta stampata” non potei usare gli amati video (sorvolando su copyright e affini…). La conoscenza del gioco l’ho acquisita soprattutto da internet e dai commentatori Usa (Fratello & co.); oggi chiunque può essere un buon “autodidatta”…

    @ MVPizza
    Avevo risposto, ma non leggo il messaggio quindi riscrivo: grazie anche a te; per quanto riguarda gli ultimi possessi di Gara1, non ho notato nulla di particolare su Wade (se alludi al ribaltamento rischioso ed all’airball nel finale, a conti fatti, non hanno inciso su una partita ormai finita: +9 e nemmeno 17 secondi al termine…).

  7. grazie, avevi già risposto ma… ho sbagliato a scrivere
    mi riferivo al finale di gara 2

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