Tyson Chandler, il giocatore che da solo ti cambia una difesa...

12 giugno 2011, Miami, Florida – “Con la sua energia positiva e con la sua difesa ha fatto girare la nostra stagione e ci ha fatto vincere le finali”.

Data e luogo della prima conquista del Larry O’Brien Trophy da parte dei Dallas Mavericks, testi e musica di Dirk Nowitzki. Il tedesco nativo di Wurtzburg parla di Tyson Chandler, il quale ha dato un contributo fondamentale all’ MVP delle finals per sconfiggere i mai troppo amati Heat in 6 gare (9.6 punti con quasi il 60 % dal campo, 8.8 rimbalzi, 1 rubata e 1 stoppata di media nella serie finale).

Da quella data, la considerazione di Chandler, come quella di molti suoi ormai ex compagni, e’ cresciuta esponenzialmente tanto da fargli guadagnare, nella scorsa estate un contratto da 56 milioni per 4 anni nella Grande Mela, gia’ prigioniera di Anthony e Stoudemire, e il premio come Defensive Player of the Year alla sua prima stagione in maglia Knicks.

Strana carriera quella del centro californiano, nato ad Hanford ma trasferitosi ancora giovane con madre (single, tipica storia americana) e due fratelli a Compton, nei dintorni di L.A.  (non la California che potreste vedere nelle cartoline o nelle vostre sit-com preferite)

Dopo aver giocato nella Dominguez High School, istituto testimone della nascita cestistica di altri talenti esplosi nella NBA, tra i quali, Tayshaun Prince, compagno dello stesso Tyson ai tempi del liceo, e Brandon Jennings, e dopo il vano tentativo di reclutarlo nel proprio programma collegiale da parte di UCLA, Kentucky e Michigan, Chandler scelse di proclamarsi eleggibile per il draft del 2001 direttamente dalla High School senza passare per l’NCAA.

Scelto come secondo alla Lottery, subito dopo Kwame Brown, dai Clippers (prima o poi passano tutti per i velieri losangelini), viene subito girato ai Chicago Bulls in cambio di Elton Brand, vecchio pallino di Donald T. Sterling, proprietario dei Clips.

Nella Windy City si specializzò come difensore sulle star avversarie nell’ultimo quarto ma il suo minutaggio venne spesso penalizzato dai falli, spesi troppo presto e male; per questo nella post season del 2006 viene mandato a New Orleans, in cambio di J.R. Smith e P.J. Brown.

Alla corte di CP3, Chandler vive probabilmente il suo momento migliore fino all’ anello, raggiungendo in 3 anni una doppia doppia di media (10 punti e oltre 11 rimbalzi) e quasi due stoppate a partita fino a giocarsi nel 2008 la gara 7 di semifinale di Conference contro gli Spurs, dove costrinse Tim Duncan ad un non indimenticabile 5 su 17 dal campo.

Quando la sua carriera sembrava ormai per svoltare arrivo’ un infortunio al piede che lo tormento’ per due stagioni nelle quali salto’ il trasferimento agli OKC Thunder, proprio per le viste mediche non passate, mentre ando’ in porto quello con Charlotte in cambio di Emeka Okafor.

Con i Bobcats, nonostante l’infortunio, riusci’ a ritagliarsi spazi importanti ottenendo grazie anche al contributo di Gerald Wallace e Stephen, cappellaio matto, Jackson, i primi playoff nella storia per la franchigia del North Carolina.

Dai Bobcats, dove rimase un solo anno, ai Mavs, stagione 2010-2011, di cui conosciamo gia’ il finale del thriller, passando per il “non scambio” con Toronto, la quale di fatto l’aveva acquistato insieme a Boris Diaw in cambio di Jose Calderon, ma questa trade non ando’ a buon fine “grazie” a Jordan, owner di Charlotte, il quale preferi’ spedirlo nel Texas in cambio Dampier, Carrol e Najera (MJ23 decisamente meglio da giocatore)…

Probabilmente come difensore singolo e non messo in un contesto di squadra, Chandler non e’ il primo difensore della lega come non lo e’ stato Dwight Howard nei 3 anni precedenti.

Però, per come viene assegnato il premio, penso che sia assolutamente meritato per la sua personalita’ da leader, il suo modo di aiutare i compagni nella meta’ campo meno nobile nonostante in quella offensiva la palla tra i vari Melo, Stat, Smith, Lyn, il Barone, non la veda moltissimo e per come i Knicks, dopo il suo arrivo siano passati da essere la ventisettesima squadra per punti concessi a partita all’undicesima

La statistica principale per assegnare questo premio, personalmente, ritengo sia quella di punti concessi per possesso: in questa graduatoria tra i giocatori con almeno 62 partite giocate, Chandler e’ nono (con 0.9 punti concessi per possesso), ma è l’unico di questa particolare elite che appartiene ad una franchigia in cui la difesa viene sostanzialmente trascurata: gli altri 8 sono Asik, Boozer, Gibson, Noah (4 Bulls), Josh Smith, James, Ibaka e Iguodala.

“Non mi e’ mai importato vincere nessun titolo individuale” –  ha detto Chandler alla conferenza stampa dopo aver ricevuto il premio – “a parte quello di difensore dell’ anno, perche’ penso che come tale, stai cambiando qualcosa a livello di squadra e stai aiutando i tuoi compagni a vincere le partite. Per me e’ realmente un premio di squadra” – ha proseguito il centro californiano – “so che sono qui per riceverlo come singolo ma e’ decisamente un “team award”.

Inoltre in una stagione da montagne russe come quella dei Knicks, in cui si e’ passati dai i big three di gennaio, alla Linsanity di febbraio, al ritorno dall’ infortunio di Anthony, l’arrivo di J.R. Smith e il licenziamento di D’Antoni di Marzo, Chandler e’ rimasto uno dei pochi punti fermi del quintetto (solamente quattro gare saltate) facendosi notare anche in attacco, diventando il terzo giocatore ogni epoca per percentuale dal campo (oltre il 67%), solo dopo Wilt Chamberlain (twice) essendo anche uno dei migliori attaccanti dell’ NBA a sfruttare la liberta’ che deriva in situazione di pick and roll al gomito.

Commenta

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.