Sono due tra i favoriti per il trofeo di Most Improved, entrambi hanno concluso la loro quarta stagione come la migliore in carriera, anche grazie al career high in minuti  (Ryan 32 ed Ersan 28 di media) e, soprattutto si stanno confermando come un prototipo di giocatore molto futuribile: l’ala grande tiratrice con ottima presenza a rimbalzo.

Nonostante la giovane età (Ryan 23, Ersan 24) questa coppia si sta infatti facendo apprezzare per la combinazione fra efficienza al tiro ed efficacia a rimbalzo offensivo, due qualità che molti giocatori ben più navigati di loro non sono mai riusciti a coniugare (ad esempio Rashard Lewis).

Sorprende scoprire che Ryan ed Ersan hanno un Orb% (stima della percentuale di rimbalzi offensivi presi su quelli disponibili durante la presenza in campo) rispettivamente di circa 12,9% e 12,7%, ovvero il sesto e settimo migliore in tutta la lega, battendo la concorrenza di rimbalzisti più blasonati (atletici ed alti) di loro.

Ryan Anderson soprattutto, sta sfatando lo stereotipo, quasi una legge non scritta, secondo cui i tiratori perimetrali, giocando spesso lontano dal ferro, sono per questo “giustificati” nel prendere pochi rimbalzi offensivi: Ryan si giostra esclusivamente sul perimetro, tenta 6,9 tiri da 3 a partita (primo in Nba, secondo per media al minuto dopo Novak) e quando va a rimbalzo offensivo ci trova, già piazzato, un certo Dwight Howard… eppure l’Orb% di Ryan recita al momento 12,9% e quello di Howard 11%.

Va ricordato che non stiamo parlando di un atleta come Josh Smith (6,9% di Orb%) o di un 6-11 con lunghe leve come Frye (4,9% di Orb%)…

Dove sta allora il segreto di Anderson? Semplice: va a rimbalzo, letteralmente, taglia fuori chi può, salta e combatte (con notevole reattività di gambe e di braccia) ed è già diventato maestro nello sgusciare via dal taglia fuori e nel trovare una traiettoria per arrivare nei pressi del canestro.

La base (amplificata dal “mestiere”) resta comunque quella pura e semplice dell’impegno, del non sperare che “ci penserà Dwight” (la cui presenza potrebbe ispirare anche una lecita pigrizia) e dell’andare aggressivi a caccia del pallone, avendo ben capito che le seconde opportunità concedono punti facili non solo ai più atletici, ma anche ai più svegli (Love docet).

Ersan Ilyasova, dal canto suo, anche grazie alla partenza di Bogut (onesto 15,2% di Trb%), sostituito dal redivivo Gooden (13,2% di Trb%, ma in fondo, non è un centro vero), può vantare un Trb% di 17,6% (primo nella squadra ed 11° assoluto in Nba), dimostrando di non essere un rimbalzista esclusivamente offensivo; anche se, a differenza di Ryan, può giovarsi dal non avere in difesa la “concorrenza interna” di Howard…  

Indubbiamente, anche Ersan può vantare un mix di caparbia combattività (hustle) e reattività, che lo fanno essere un rimbalzista migliore di molti giocatori simili a lui, per fisico e atletismo.

Inoltre, si tratta per i nostri due “osservati speciali” di una stagione da record:

Ryan Anderson è il primo giocatore nella storia Nba a tentare almeno 6 triple a partita ed a superare il 12% di Orb% (e siccome so che ve lo state chiedendo: Love tenta 5 triple ed ha un Orb% del 11,6%, per quanto debba fare i conti con Pekovic, autore di un clamoroso 15,8% di Orb%!).

Ersan Ilyasova è l’unico giocatore nella storia Nba (con una presenza significativa in stagione) a poter vantare il 45% da tre ed un Orb% di almeno il 12% (se state di nuovo pensando a Love: l’anno scorso aveva un Orb% del 13,5% ma la percentuale da 3 era “solo” un pur ottimo 41,7%).

Ciò premesso, sarà interessante vederli lottare l’uno contro l’altro a rimbalzo, con una verve difficilmente rintracciabile in altre ali grandi dotate di un buon tiro perimetrale:

Passiamo dunque a scandagliare l’attacco dei due famelici rimbalzisti, notando subito come il tiro da tre, per motivi di dinamiche tattiche delle rispettive squadre, sia interpretato diversamente: Ryan si basa sulla quantità (come già ricordato è primo per tentativi a partita) pur avendo un invidiabile 39,8%, mentre Ersan può selezionare con più oculatezza i tentativi (circa 2 tiri a partita), risultando secondo per percentuale da tre con un epico 45,4%.

Per allargare il quadro oltre la loro perimetralità, ecco uno schema riepilogativo delle loro statistiche principali:

  

Balza agli occhi la differenza a rimbalzo difensivo, ma come già accennato è una questione di compagni di reparto: Howard è maestosamente primo per Drb% con un 32,8% (il secondo, Duncan, è a quota 28,4%) e di sicuro Ryan, a differenza di quanto fa in attacco, non correrà a contendergli la palla, fidandosi del suo totem.

La distanza fra le percentuali dal campo rischia invece di risultare ingannevole: le triple costituiscono il 59% dei tiri totali di Ryan, mentre solo il 18,2% di Ersan, infatti l’eFG% riequilibra la situazione con Ryan al 54,4% (nono assoluto) ed Ersan al 53,4% (14esimo in Nba). Inoltre, e da non sottovalutare, pur avendo un Usg% simile, Ilyasova è quarta/quinta opzione offensiva (con Dunleavy), mentre Anderson è stabilmente la seconda, per cui Ersan ha nel complesso più discrezionalità nello scegliersi i tiri potendo minimizzare le forzature.

La differenza di “peso” per i rispettivi attacchi (e la differente necessità di contribuirvi) è sintetizzabile in un’oscillazione: Anderson tira con il 37,3% nelle sconfitte e con il 47,3% nelle vittorie, mentre Ersan ha rispettivamente il 46,5% contro il 51,6%.

 Ognuno dei due ha poi una proprio punto di forza, forse non lampante a prima vista, ma comunque rilevante:

Ersan, molto sveglio ed attivo difensivamente, sia sull’uomo che in aiuto, risulta quarto per sfondamenti subiti a partita (0,63) in neanche 28 minuti di permanenza in campo;

Ryan, a cui non viene chiesto di trattare molto la palla e che non ama tirare dal palleggio, è invece secondo per minor To%, con 6,4%.

 I punti in comune sono la tendenza a segnare su assist i tre quarti dei canestri, senza, per contro, essere particolarmente impegnati nel “ricambiare il favore” (per motivi tattici più che per incapacità), risultando inoltre modesti “scippatori” e molto affidabili ai liberi, per essere ali grandi (con Ryan che è settimo nella lega).

Scendiamo ora più nel dettaglio della loro offensiva distinguendo le differenti situazioni di tiro:

 

Il confronto fa emergere da subito due differenti stili: Ryan fonda gran parte del suo attacco sul tiro piazzato e sui rimbalzi offensivi (il 53% dei suoi tiri sono in queste due situazioni), mentre Ersan viene coinvolto (come vedremo nel video) anche nel giocare con i blocchi e facendosi trovare in tagli al ferro. Da notare en passant come nessuna delle due ali abbia confidenza con il post up, nonostante l’altezza (6-10 Ryan, 6-9 Ersan) e, a conferma dell’elevato rapporto di canestri su assist, gli isolamenti siano poco più che una contingenza casuale.

Per quanto riguarda invece la “topografia” dei tiri, come è ormai intuibile, Ryan predilige l’arco e i dintorni del ferro, mentre Ersan sa destreggiarsi senza problemi anche nel mid-range game.

Ecco la loro shotchart:

 

A questo punto, diamo un’occhiata ai loro filmati di sintesi. 

Ryan Anderson

 

Ersan Ilyasova

 

3 thoughts on “Face-off: Ryan Anderson vs Ersan Ilyasova

  1. Bellissimo articolo: molto interessante, ben documentato e competente.
    Mi piacerebbe leggerne molti di più fatti così.
    Complimenti

  2. Brad Pitt ha da poco interpretato il Manager visionario nel film “L’arte di vincere”, secondo voi è possibile o quantomeno auspicabile in base alle statistiche costruire un quintetto e/o una squadra vincente o perlomeno competitiva? Spero di averti dato una buona base di partenza per un prossimo articolo XD

  3. Grazie per l'”assist”… comunque, dubito le statistiche possano avere una buona attendibilità predittiva, anche perchè descrivono sempre il passato, sono sempre un attimo “in ritardo” con la realtà (a posteriori); magari possono delineare una certa tendenza, ma restano sempre legate al contesto “passeggero” di squadra o di un giocatore (in un determinato periodo, ad una certa fase della preparazione tattica, con una certa condizione fisica, contro determinati avversari, etc. etc.). Le medie di fine anno ad esempio sono buone per un’analisi retrospettiva, ma non ci dicono nulla della prossima stagione… così come le combinazioni di giocatori in una squadra, non sono buone o sbagliate in assoluto, ma dipendeno da tutti i suddetti fattori estemporanei (fermo restando che se ho bisogno di difendere su un esterno, non mi servono i numeri per preferire un Tony Allen a un JJ Redick…). Più ci si astrae da un contesto ben determinato, più (secondo me) si ottengono informazioni tanto generali (“in media”) quanto poco “utili” per scopi futuri (ma buone come il pane per fare scouting ed analisi…).

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