Mike Woodson ha adesso il compito di far rendere al meglio Carmelo Anthony, a disagio nel sistema di gioco di D'Antoni

Anticipando quello che sicuramente sarebbe stato l’epilogo a fine stagione, Mike D’Antoniha come sapete deciso di dimettersi da capo allenatore dei New York Knicks.

Le incomprensioni con la superstar della squadra, Carmelo Anthony, sono alla base di una frattura profonda e ormai insanabile, ma da tempo mancavano le basi per continuare oltre la scadenza naturale del contratto prevista per quest’estate.

Se da un lato la dirigenza ha fatto di tutto per non assecondare le idee dell’allenatore, dall’altro D’Antoni non è riuscito a trasformare un gruppo talentuoso in una squadra vincente, forse intestardendosi sulle sue convinzioni senza avere la credibilità necessaria per imporsi in spogliatoio.

Arrivato da Phoenix con la definizione di “mago dell’attacco” dopo anni a Phoenix in cui ha trasformato i Suns in una delle squadre più spettacolari della Lega, nei primi due anni a New York ha pagato un roster di giovani futuribili ma difficilmente vincente nell’immediato.

L’arrivo di Stoudemire sembrava aver dato una svolta ad un progetto inserendo un All Star veterano che potesse dare esperienza e leadership. Invece l’allontanamento del G.M. Walsh e l’arrivo di Anthony hanno fatto nuovamente cambiare rotta alla squadra e creato un contrasto insanabile che poteva risolversi solo con l’allontanamento di uno dei due. Naturale che fosse l’allenatore a pagare.

L’arrivo poi di giocatori come Tyson Chandler, Baron Davis e JR Smith non hanno fatto altro che incrementare lo strappo e accelerare la conclusione del rapporto tra D’Antoni e i Knicks, mentre le casse della franchigia possono contare su introiti maggiori grazie a nuovi sponsor, pubblicità e biglietti maggiorati.

Nominato capo allenatore fino a fine stagione, già nello staff di D’Antoni come specialista della difesa, Mike Woodson era reduce da ottime stagioni ad Atlanta ma la sua incapacità di andare oltre il primo turno dei play-off gli è costata la riconferma.

Cosa cambierà nell’immediato?
Difficile che in così poco tempo Woodson possa stravolgere completamente tutto ma se dovessimo trasportare lo stile di gioco dei suoi Hawks in questi Knicks potremmo trovare giocatori adatti ad interpretarlo anche a New York.

Partiamo dal playmaker: a farne le spese sarà sicuramente il minutaggio di Lin a favore di quello Davis. Woodson ha dimostrato di gradire un playmaker come Bibby, che si ritrova in roster anche a New York, per niente esplosivo e penetratore ma più abile sul tiro perimetrale. Davis è un tiratore meno affidabile di Bibby ma più consono al gioco di Woodson fatto di isolamenti e di ritmo controllato.

Jeremy Lin vive di pick and roll ed è giocatore che per rendere deve avere la gestione completa dell’azione, decidere se tirare o scaricare, ideale per il gioco di D’antoni meno per quello del nuovo coach.

Carmelo Anthony può ricoprire, con ancora maggior talento, il ruolo di Joe Johnson ad Atlanta. Isolamento dopo isolamento al gomito della lunetta, “Melo” si è creato una solidissima carriera NBA e il talento offensivo è secondo a pochi.

Il Josh Smith di questi New York dovrebbe essere Tyson Chandler, ad oggi il miglior difensore sui lunghi della Lega, che in attacco si accontenta degli scarichi dei compagni e dei rimbalzi che lottando strappa agli avversari.

A completare il reparto esterni uno tra Fields e Shumpert che come Marvin Williams contribuisce con tanta difesa e in attacco può essere utile sugli scarichi.

Dalla panchina ritrova un realizzatore come JR Smith nel ruolo che un tempo fu di Jamal Crawford. Tanti punti in pochi minuti per dare sostanza al secondo quintetto.

Stoudemire è un talento offensivo che però occupa le stesse posizioni di Anthony. Questo è stato il problema principale della gestione D’Antoni. Fino a quando Stoudemire ha recitato il ruolo di prima punta dell’attacco ha giocato da potenziale MVP. La sua riluttanza nel giocare da centro e il conseguente arrivo di Chandler per sottrarlo da compiti difensivi a lui sgraditi hanno però snaturato il suo gioco anche in attacco.

La presenza di Anthony in contemporanea con Stoudemire e Chandler è risultata ingestibile rendendo inapplicabile il concetto di pallacanestro fluida e veloce di D’Antoni.

Woodson può partire da un cambio di mentalità difensiva perché in fondo in attacco questi Knicks giocano già molti isolamenti ed è più facile cercare nuovi adattamenti difensivi che reimpostare un intero attacco.

Rumors frequenti vorrebbero Phil Jackson sulla panchina Knicks la prossima stagione: Woodson si gioca la riconferma in questo finale di stagione dove deve arrivare ai play-off inanellando una vittoria dopo l’altra, per evitare di essere messo in discussione la prossima estate.

4 thoughts on “Woodson per il dopo D’Antoni

  1. Ottimo articolo, e difatti i dubbi di woodson sono ora piu’ che mai presenti..
    Sul fatto che il -non- gioco mostrato da woodson sia congeniale a melo è indubbio, come detto sopra x lui l’isolamento è il pane quotidiano, però per il resto?
    Personalmente l’ho sempre odiato, perchè pur avendo una delle squadre di maggior talento della lega non ha mai fatto la benchè minima fatica x costruire un gioco VERO..

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