Gregg e Tony: le due menti degli Spurs

Eccoci alla seconda parte dell’analisi dell’offensiva Spurs, tentando di decifrare altri schemi che i ragazzi di Pop hanno messo in atto nella partita contro i Nuggets (per i “nostalgici” o gli assenti, questo è il link per la prima parte).

Three Screens

Solitamente, il privilegio di impiegare tutti i quattro compagni al proprio servizio, uno con la palla in mano e gli altri tre dediti ai blocchi, è un onore che spetta ai migliori tiratori (chiedere ad Allen e Doc Rivers).

Negli Spurs, capita invece che sia Parker a potersi fregiare di questo lusso che, a ben vedere, non esclude affatto gli altri giocatori dall’attacco, ma li coinvolge in modo tanto “collaterale” quanto importante, creando anche per loro opportunità di segnare.

Il movimento base è: Parker passa la palla in punta alla guardia (che sale dall’angolo sfruttando un blocco del lungo), per poi tagliare costeggiando la linea di fondo e ricevendo tre blocchi, alla cui uscita si troverà sul lato opposto in ala, con a disposizione molteplici possibilità di sviluppo.

Ecco la simulazione:

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Prima di passare al video, va anticipato che, nelle ultime due sequenze, il play non ha sfruttato il blocco sul fondo, ma ha deviato la traiettoria, tagliando parallelamente al di sopra della linea del tiro libero, costringendo il difensore del lungo in post alto a fare una scelta cruciale…

 

“Point Center”

Un’altra giocata interessante prevede l’impiego del centro in punta, in veste di point center (espressione su cui forse torneremo in futuri articoli…), con il compito di leggere adeguatamente gli sviluppi del gioco; senza dilungarci troppo, ecco i movimenti alla lavagna:

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Le interpretazioni in risposta alla difesa possono essere anche qui (come in ogni schema funzionale) molteplici; la sequenza video sottostante ci mostra gli sviluppi (e le varianti) delle varie opzioni. Da notare, nella prima sequenza, come Parker accorci la traiettoria del taglio, creando separazione con il difensore e guadagnando spazio per la ricezione; come nello schema precedente, per spiazzare la difesa, che magari ha imparato ad anticipare i movimenti, qualche “variazione sul tema”, può dare buoni risultati:

Per quelli che hanno trovato eccessiva l’allusione al point center, poiché il lungo, in fondo, si limita a fare da sponda, viene in risposta una variante, eloquente sull’importanza del lungo-palla-in-mano;si tratta di una giocata di quelle che, quando le vedi la prima volta, pensi ad una “chicca”, un’improvvisazione virtuosa, ma quando ti ricapita la seconda volta, nella stessa partita, con un quintetto differente, ti ritrovi ad ammettere che è una “giocata figlia d’una lavagna”.

Si tratta appunto di una variante dello schema precedente, ma diamogli prima un’occhiata ad hoc (e non stupitevi se un back-door alle spalle di un cross-screen vi sembra un “suicidio tattico”, sono d’accordo con voi…).

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Soluzione improbabile, vero? Soprattutto se si considera che i due play degli Spurs, Parker e Ford, non sono né potenti fisicamente né audaci verticalisti (con un Westbrook o un Rose, si rischierebbe l’alley oop…), eppure:

In entrambi i casi il back door ha funzionato, mandando in lunetta i due play, e solo nel primo caso s’è trattato di totale distrazione della difesa: la seconda volta, il lungo ha infatti aiutato bene sul play, l’esile Ford, costretto ad esibirsi in un rocambolesco fade away.

L’effetto sorpresa è garantito da un’idea tanto semplice quanto brillante: il play finta di uscire da un credibile blocco in post basso ed appena il bloccante va sull’altro post per il più classico dei cross screen, il play si rituffa verso il pitturato, chiamando repentinamente in causa il centro, che può sfoggiare tutta la sua precisione e puntualità nel passaggio (roba da “point center”, no? Tim è non per nulla il centro con la maggior percentuale di canestri altrui assistiti, 17,4% di Ast%).

Fondamentale, per la riuscita, la capacità di lettura del secondo lungo che riceve il blocco sul fondo: in entrambi i casi, sia Blair che Splitter, intuiscono il back door del play e non sfruttano il blocco, così da non spingere il proprio difensore nel pitturato.

Altre giocate

Nella partita in questione non sono ovviamente mancati tiri derivati da giocate più classiche, come le varie opzioni sui giochi a due (dal pick n’roll alla palla consegnata, hand off), conclusioni rapide dalla rimessa (“quick hitter”) e punti da rimbalzo offensivo (da segnalare al riguardo Blair, che con 13,2% di Orb% è settimo nella lega).

Azioni libere

Risulta molto indicativo dell’indole tattica della squadra (e del lavoro di Pop), come anche nel free passing (ed in eventuali schemi non meglio individuati) gli Spurs abbiano spesso dimostrato un buon senso delle spaziature, altruismo e la capacità di fare la cosa giusta (d’altronde, un certo Larry Brown fu il mentore di Pop agli Spurs…).

 

5 thoughts on “X&O: appunti sugli Spurs (2/2)

  1. Aspettavo la seconda parte per fare i complimenti all’autore… veramente un grandissimo articolo.

  2. Veramente un bell’articolo, questo e la prima parte. Sono un tifoso di san antonio. Io gioco a pallacanestro ma odio gli schemi e le rigidezze, però se ti allena il pop dopo puoi giocare dovunque.
    Mi domando solo quando san antonio comincerà a prendere qualche lungo buono perché è nel settore lunghi il vero tallone d’achille, fermo restando che lunghi buoni non ne vedo, liberi intendo.

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