A cose normali, in questo periodo dell’anno, la pallacanestro d’oltreoceno dovrebbe essere indiscutibilmente segnalata sotto la sigla NBA, la Lega cestistica più importante e ricca al mondo.

Ma come avete ben capito, quest’anno non è così “normale” da questo punto di vista, perchè la sigla qui sopra in questo momento è seguita da un’altra sigla, BRI ed altre parole come Associazione Giocatori, decertificazione, Lockout e soprattutto quella che mette più paura a tutti, Cancellazione della Stagione.

Tutti termini che hanno ben poco a che fare con il basket giocato e che non possono in nessun modo sostituire l’emozione di una schiacciata o di un tiro da tre allo scadere.

Ma se non vi bastassero i vari campionati europei e l’Eurolega e sentite il forte bisogno di una base a stelle e strisce per seguire il vostro sport preferito, allora non tutto è perduto, visto che in questi giorni parte la NCAA, il campionato collegiale americano.

Ok, vi capisco: non sono la stessa cosa.
Se proprio vogliamo dirla tutta il livello di gioco della NCAA è molto più basso della NBA, c’è molto meno talento e mediaticamente non sarà seguita allo stesso modo (March Madness esclusa), ma se vi fidate quello che porta il College Basketball a livello di emozioni non è assolutamente di un livello inferiore… basta solo adattarsi allo stile di gioco e vedrete che non ve ne pentirete.

Il cuore

Quello che salta subito all’occhio guardando una partita è sicuramente la cornice di tifo e senso di appartenenza che esplode sugli spalti. Tanti, tantissimi ragazzi accomunati da una passione per la propria alma mater pronti a dare il massimo durante i 40 minuti di partita, come se fossero il sesto uomo in campo. E anche chi lo calca, il campo, nella maggior parte dei casi lo fa con una partecipazione che lo riguarda ancor più da vicino, difendendo i suoi colori, ma non per un contratto da seguire, ma perchè quei colori gli appartengono personalmente.

E mano a mano ci si avvicina a marzo e più questo sentimento si ingigantisce per dar vita a fine anno ad uno degli eventi meno prevdeibili di tutto l’ambito sportivo: la March Madness, luogo di delusioni, cenerentole e tensione, dove non si può sbagliare perchè in un secondo puoi buttare via una stagione positiva o risollevarne una negativa.

Cosa dire poi delle rivalità tra gli atenei, che combina tifo, onore, goliardia e storia? Basti pensare alle partite della Tobacco Road, quelle sfide tra North Carolina e Duke dove in campo e sugli spalti la tensione (esclusivamente sportiva) si sente anche se siamo davanti ad un televisore.

I prospetti NBA

Insomma, di motivi per seguire il College Basketball ce ne sono, io vi ho segnalato quelli più significativi dal punto di vista emotivo, ma ovviamente per l’appassionato Nba ci sarà modo di dare un’occhiata alle stelle del futuro della Lega nella marcia che li conduce verso il draft Nba.

Questa stagione è particolare anche in questo senso, vsto che la scorsa stagione molti prospetti hanno posticipato la loro uscita dal college proprio per lo spauracchio del Lockout e si trovano quest’anno ad affrontare un campionato con un livello di talento superiore rispetto a quelli passati, quindi l’attenzione sarà ancora maggiore.

Per dare un’idea, l’Associated Press nel suo quintetto All-American di questa stagione ha inserito ben 4 giocatori che potevano ambire ad un posto in lotteria nello scorso draft, 3 dei quali nelle prime 10 posizioni, 2 di questi tra le prime 5. Questi 4 sono Harrison Barnes (North Carolina), Jared Sullinger (Ohio State), Jeremy Lamb (Connecticut) e Terrance Jones (Kentucky), ed il quinto, Jordan Taylor di Wisconsin (unico non-sophomore del quintetto), ha tutte la carte in regola per poter entrare pure lui tra le prime 30 scelte.

Oltre a loro c’è da contare anche una classe di freshman di alto livello guidata da Austin Rivers (Duke), figlio del Doc coach dei Celtics, da James McAdoo (North Carolina), nipote di Bob, e da Anthony Davis, che non è parente di nessuno ma porta a Kentucky una tipologia di giocatore che ha già infranto qualche cuore al piano di sopra. E come se non bastasse, all’ultimo momento si è aggregato pure il bigman Andre Drummond, una specie di predestinato che con una sola dichiarazione ha ripiazzato i campioni uscenti di Connecticut in cima ai ranking e posizionato il proprio nome tra i primi 3 nei vari mock draft.

 I coach

Rispetto alla Nba, dove comunque è importante, il ruolo del coach in Ncaa è praticamente fondamentale, perchè per avere una squadra che combatte per il titolo fino alla fine, non sempre c’è bisogno dei grandi nomi in roster, ma di una squadra coesa ben gestita da chi è panchina. La scorsa Final 4 ne è l’esempio migliore, con le presenze di due mid-major (le squadre che non fanno parte delle maggiori Conference) come Butler e Virginia Commonwelth, guidati da due giovani e promettenti coach come Brad Stevens e Shaka Smart.

Ma sebbene l’onda giovane sia stata applaudita da tutti i maggiori media nazionali, la vittoria finale è andata ad uno che di anni ne ha esattamente quanto la somma dei due sopra citati, Jim Calhoun.

Calhoun è uno dei grandi vecchi della Ncaa e negli ultimi 12 anni ha portato gli Huskies a ben tre titoli: nel 2011 appunto, nel 2004 e nel 1999. L’ultimo titolo è un vero e proprio capolavoro considerando le aspettative non altissime con cui partiva e i grossi problemi regolamentari avuti nella off-season, argomento su cui John Calipari di Kentucky potrebbe scrivere un libro.

Quelli su cui però ci sarà maggior pressione quest’anno saranno proprio John Calipari, al timone di una squadra con un talento medio imbarazzante per il livello collegiale, e Roy Williams, coach della favorita North Carolina.

Non dobbiamo poi dimenticarci di veri e propri santoni come l’allenatore di Duke e della nazionale USA Mike Krzyzewski, di Bill Self che ancora una volta dovrà ricostruire Kansas dalle macerie e di Jim Boeheim, dal 1976 alla guida di Syracuse.

I “figli di Jimmer”

Il fenomeno mediatico portato dal nome Jimmer Fredette e dalla sua incredibile vena realizzativa l’anno scorso ha spopolato, e nonostante sia tutt’altro che facile trovare un sostituto per questa stagione, gli esperti fanno due nomi.

Il primo è quello di Tu Holloway di Xavier, playmaker dei Muskateers che in realtà sarebbe in corso anche per uno dei quintetti All-American e per un posto di riguardo nel prossimo draft. Holloway abbina gli incredibili istinti offensivi ad un fisico compatto e forte che gli permettono di essere abile a trovare molte soluzioni in attacco. Ma non è un tiratore come il 32 di BYU.

Discorso diverso invece va fatto per CJ McCollum. Lui è un junior è già nella scorsa annata tirava fuori 22 punti ad allacciata, che per un secondo anno sono un ran bel bottino. Il problema è che gioca a Leigh, in una Conference sperduta come la Patriot dove gli highlights ci fanno notare che i campi in cui giocano sono molto simili a quelli in cui impazzava Willy il Principe di Bel Air: piccoli, vuoti e anche strani. Da tenere d’occhio comunque, anche se la caratura degli avversari non è certo la stessa di quella di Holloway.

E comunque tenete l’orecchio perchè ovviamente qualche outsider si farà strada.

 Dove vedere la NCAA

Oltre all’ottimo lavoro fatto da EspnAmerica negli ultimi due anni, sembra che quest’anno anche SkySport sia pronta per mostrarci qualche partita, probabilmente in seguito proprio al lockout Nba.

Per quanto riguarda tutta la stagione, i Big Games sono sicuamente quelli del sabato pomeriggio che EspnAmerica fa vedere regolarmente, mentre la March Madness viene trasmessa anche in streaming gratuito dal sito della Ncaa, in collabprazione con CbsSports.

E giusto per iniziare non perdetevi il 15 novembre la TipOff Marathon, con partite no stop dalle 6 AM americane fino alla mezzanotte stessa.

Nella notte tra venerdì e sabato invece ci sarà la partita tra i favoriti di North Carolina e Michigan State, partita molto diversa dalle altre perchè verrà disputata sul ponte di una portaerei!

In conclsione, appassionati NBA, non disperate che comunque lo sport americano vi dà anche delle valide alternative senza per forza cambiare disciplina!

9 thoughts on “College Basketball, un buon modo per aspettare la NBA

  1. Ma l’autocertificazione che roba è Lore?

    Stai mischiando tra la burocrazia del tuo lavoro e il lockout? :D

  2. Sì, ho fatto un bel mash-up! :D
    Grazie della segnalazione, ho corretto.

    • quest’anno ce ne sono veramente tanti, ne ho segnalato acuni perchè se li mettevo tutti rischiavo di andare veramente troppo per le lunghe :)

  3. In effetti hai ragione:) comunque io lo metto sicuro nei primi tre per il prossimo draft! Poi attenzione a Quincy Miller se ha recuperato bene dal ginocchio farà sfracelli!

  4. io sono soddisfatissimo dell’operato di ESPN America quest’anno..le sto cercando tutte per non risentire della mancanza di NBA anche se l’NCAA l’ho sempre seguita, ma da febbraio in poi diciamo. Come vedete gli Spartans quest’anno? A parte la sconfitta con i Tar Heels che è senza dubbio la squadra più forte sulla carta quest’anno credete che i verdoni possano arrivare alla Big Dance?

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