La difesa dei Mavericks non si è lasciata sorprendere dalle incursioni di Kobe Bryant

Come era ormai prevedibile anche gara 3 va ai Mavericks, che sono vicinissimi a chiudere la serie a loro vantaggio.

La prevedibilità della vittoria dei texani ovviamente è recente, viste le prime due gare della serie. In origine in teoria tutti gli accoppiamenti avrebbero dovuto favorire i Lakers, i punti di forza dei Mavericks avrebbero dovuto trovare una valida opposizione mentre non ci sarebbe dovuta essere una possibile risposta ai punti di forza dei Lakers.

Per anni, anche prima che i Lakers tornassero a puntare al titolo, è stato così. Basti pensare ai 60 punti realizzati in soli tre quarti da Kobe Bryant qualche anno fa, quando ancora i suoi compagni di squadra erano Smush Parker e Kwame Brown, molto più deboli dei compagni di squadra attuali.

Oggi questo non avviene e si è ribaltato completamente.
Come in tutte le medaglie ci sono due facce, c’è la faccia oscura, quella gialloviola, che abbiamo esaminato in molti aspetti, ma c’è anche la faccia luminosa, quella dei texani, i quali non stanno facendo nulla di trascendentale ma stanno facendo quel che devono con tanta grinta e convinzione.

Che il declino fisico in atto dei Lakers venisse messo in luce da squadre giovani ed atletiche come Thunder o Grizzlies, che si stanno giocano l’altra semifinale della western conference, poteva essere anche preventivabile, che riuscissero a farlo i giocatori di una delle squadre con l’età media più elevata, guidati da un coach con la fama del perdente di successo, era invece difficile da immaginare. I Mavericks ci stanno riuscendo ed i loro meriti vanno riconosciuti.

Occorre parlare di meriti perchè, contrariamente a gara 2, i Lakers ci hanno provato, hanno giocato con grinta e passione, come in gara 1, ma come in gara 1 i texani non si sono impressionati, hanno continuato con pazienza e tranquillità a fare il loro gioco e nell’ultimo quarto, quando è avvenuto il calo dei Lakers, calo che ormai è avvenuto in tre gare su tre e quindi era immaginabile, hanno stretto le maglie difensive, hanno accelerato i ritmi in attacco ed hanno piazzato la zampata decisiva.

Zampata decisiva dei Mavericks nell’ultimo quarto, quando conta davvero, alzi la mano chi ci credeva. Oltre a Dirk Nowitzki ancora c’è qualche reduce dalla sconfitta in finale nel 2006, quando i texani ebbero il braccino e cedettero clamorosamente di schianto.

Le aggiunte di giocatori che non hanno mai vinto, come Chandler e Marion ed il vecchio Kidd, grande condottiero ma anche lui senza anelli e, soprattutto, ormai arrivato all’età di 38 anni, non sembravano quelle giuste per cambiare atteggiamento, invece questo è avvenuto.

Nel finale non hanno tremato le mani di Nowitzki, Terry ed, incredibilmente, di quello Stojakovic, che già aveva clamorosamente sbagliato quando contava contro i Lakers anni fa, con i Kings, ma ormai erano anni che pareva non avere più nulla da dare al basket a questi livelli, ed i Lakers sono stati letteralmente spazzati via.

Inutile stare a discutere di una gara in cui i Lakers, come in gara 1, parevano in controllo, come se fosse stata persa per episodi, Agatha Christie diceva che una coincidenza è una coincidenza, due coincidenze sono due coincidenze, ma tre coincidenze sono una prova.

Abbiamo avuto tre gare in cui c’è stato esattamente lo stesso svolgimento, a volte i Lakers hanno giocato meglio, come in questa gara 3, a volte peggio, come in gara 2, ma la conclusione è stata la medesima. Questo cosa proverebbe?

In primo luogo che i Mavericks stanno meritando di passare il turno, in secondo luogo che forse per una migliore forma fisica, forse per una panchina migliore che permette ai giocatori decisivi di arrivare alla fine più freschi, forse per una maggiore fame di vittorie, ma i Mavericks paiono decisamente migliori fisicamente ed atleticamente nell’ultimo quarto e paiono decidere loro quando e come accelerare.

Quella difesa dei Lakers sugli esterni che a tratti toglieva ossigeno ai tiratori da tre punti dei Suns, dei Jazz, dei Magic non si è vista, i Mavericks attendono tranquillamente un tiro facile da oltre l’arco e lo prendono in sicurezza, ma stavolta per il resto abbiamo visto dei Lakers che hanno fatto girar palla, dandola spesso sotto, hanno cercato di difendere nel pitturato e di gettarsi a rimbalzo, ma quando gli avversari hanno stretto i tempi non sono riusciti ad opporsi.

Che con una ottima prestazione dei Mavericks coincidano i segni del declino dei Lakers si può vedere da alcuni aspetti. Ad esempio, che uno Stojakovic ritrovi una buona forma e sia difficile da marcare da tre punti è anche comprensibile, tira da altezze tali che diventa difficile per un’ala normale, a meno che non sia particolarmente atletica, contestare un tiro molto perimetrale, già è meno comprensibile che lo slavo riesca a tenere bene giocatori come Odom, ma che non lo si attacchi mai dal palleggio, non si sfrutti la sua lentezza per andare verso il canestro è segno o di una cattiva capacità di leggere le situazioni, e tenderei ad escludere un difetto simile in una squadra come i Lakers, oppure fisicamente non ce n’è più.

Oltretutto impensabile che i Lakers abbiano giocato tanto tempo con i tre lunghi in campo insieme, Gasol, Odom e Bynum, ma i Mavericks abbiano preso qualche rimbalzo in più.

Bravi i texani, che hanno avuto tantissimo a rimbalzo da Nowitzki (a dire il vero Dirk ha dato tanto in ogni aspetto del gioco) e Marion, hanno avuto il solito Chandler di questa serie ed un Haywood sempre più sorprendente, ma se schieri tre contemporaneamente giocatori di oltre due metri e dieci tutti e tre buoni rimbalzisti non puoi andare sotto a rimbalzo.

Il racconto della gara, per quanto rapido, non può prescindere dal racconto del finale e di questa disamina, perchè altrimenti dovremmo dire che per tre quarti i Lakers sono stati vicini alla vittoria, ed alla terza partita con svolgimento simile non è più credibile.

Nel primo quarto come sempre c’è stato un dominio degli attacchi, con tanti tiri e tanti punti, ed un sostanziale equilibrio, poi nel secondo quarto i Lakers hanno dato tutto per provare ad allungare. Bryant, ben aiutato dai vari Bynum, Odom e Brown ha tagliato la difesa avversaria, mentre una grande attenzione dei Lakers ha creato problemi ai tiratori dei Mavericks. Da un +5 per i texani si è passati ad un +4 per i Lakers, ma il vantaggio non si è mai troppo dilatato.

Lo svolgimento del terzo quarto è stato simile a quello del secondo, con i Lakers che spingevano per allungare ma i Mavericks, sornioni, con i tiri di Terry e Nowitzki ed una buona circolazione che ha portato anche a tiri facili di Chandler sono rimasti in partita.

Ultimo quarto con dei Lakers che avevano speso tanto per cercare un allungo che non c’era stato, 6 punti il vantaggio alla fine del terzo quarto, mentre i Mavericks avevano speso il minimo indispensabile per restare vicini agli avversari ed hanno potuto dare il tutto per tutto.

Stojakovic e Nowitzki hanno perforato ripetutamente la retina del canestro gialloviola, ma ancora a 4 minuti e mezzo dalla fine, con un canestro di Bryant, i Lakers avevano un vantaggio di 6 punti, immutato, grazie soprattutto ai canestri dei lunghi.

Negli ultimi 4 minuti e mezzo però i Lakers hanno realizzato solo due canestri, di Odom e Fisher, mentre i texani segnavano ripetutamente con Terry, Nowitzki e Kidd. La difesa dei Mavericks è riuscita a contestare ogni tiro dei Lakers, che hanno sbagliato a ripetizione, soprattutto con Gasol e Fisher, i due in maggiori difficoltà, ma anche con Bryant, mentre i californiani non sono riusciti a limitare minimamente i texani, che sono scappati via fino al risultato finale di 98 a 92.

42% al tiro da tre con ben 12 canestri per i Mavericks, solo 3 canestri da tre punti con un modesto 23% per i Lakers la chiave della partita, differenza di percentuali che è stata dovuta tanto ad una migliore circolazione di palla ed ad una maggiore pressione sugli esterni quanto ad una maggiore precisione al tiro.

I Lakers a fine partita hanno provato a tenersi su di morale con dichiarazioni bellicose: “Siamo stati nel controllo della partita sia in gara 1 che in gara 3, una volta eravamo migliori nel chiudere le partite. Però crediamo di poter vincere la prossima partita e stiamo per andare a farlo”.

Le dichiarazioni di un Phil Jackson che in partita è stato molto più coinvolto che nelle altre partite della serie, ha chiamato molti time out ed è sembrato molto nervoso, specialmente con Gasol, ma non è riuscito a dare ai suoi quella grinta che è mancata nel finale, immagino perchè il problema fosse più fisico che mentale.

“Sarò pazzo, ma penso ancora che stiamo per vincere la serie” Ha fatto eco Kobe Bryant.

Capisco che non potevano certo dichiarare che ormai è finita ed è inutile giocare gara 4, ma al momento sembra molto più probabile un 4 a 0 che un 3 ad 1 nella prossima partita.

2 thoughts on “I Mavericks sempre più vicini ad un clamoroso 4 a 0

  1. Da tifoso gialloviola sono davvero senza parole… però ho due quesiti a cui non riesco a rispondere…
    1) Se l’unico che mette in difficoltà i Mavs è Bynum perchè non gli si dà la palla dentro un’azione si e l’altra pure??!!! Fa dei primi quarti ottimi poi non vede più una biglia… se Chandler prende Gasol vuol dire che il tedesco prende Bynum, in post basso è un no contest per il lungo gialloviola… e se cambiano marcatura provare a dare qualche palla al catalano per fargli prendere fiducia…
    2) Magic oggi ha detto che i Lakers mancano di atletismo (analisi che ci sta) e se al posto di Fisher (che vista l’età è giustamente in calo) o Blake (che sta giocando da cani) in PG si facesse giocare Brown?? Tanto poi la palla la porta Lamar…
    Siamo una squadra un pochino cotta, mettere qualcuno di più atletico male non farebbe…
    Per la cronaca i parziali dei 3 quarti quarto fin ora dicono: 25-16 dallas, 25-19 dallas, 32-20 dallas… totale 82 a 55 per i texani… considerando che le tre gare perse sono state perse con un totale di +20 a favore di dallas…

    MAH…

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