Nowitzki imprendibile, Lakers nel baratro

I pronostici si fanno apposta per fare pessime figure, in qualche caso epocali. Se fossi andato in una agenzia di scommesse ed avessi puntato sul fatto che i Lakers avrebbero perso gara 1 contro gli Hornets e le prime due gare contro i Mavericks allo Staples Center avrei ottenuto una discreta vincita.

Non l’ho fatto in parte perchè non ho mai effettuato una scommessa sportiva, in agenzia o meno, ma soprattutto perchè non avrei mai immaginato nemmeno io un simile cammino da parte dei gialloviola.

Sono spiacente per i tifosi dei Mavericks se troveranno celebrata la loro squadra del cuore in questo commento meno di quanto si sarebbero attesi, di fronte a simili sorprese in genere si mescolano sempre i meriti di una squadra con i demeriti dell’altra. Per il momento io vedo soprattutto demeriti dei Lakers, che mi paiono maggiori dei meriti dei Mavericks, i quali, ad onor del vero, hanno disputato due buone partite.

Nei Lakers vediamo una circolazione di palla più lenta e faticosa di quanto eravamo abituati a vedere, c’è difficoltà di trovare buoni tiri e quando si trovano le percentuali sono scadenti. Che i gialloviola potessero tirare con un miserrimo 10% da tre punti in una partita dei play off, specialmente in una partita decisiva e contro una squadra difensivamente non troppo arcigna, non era prevedibile.

In difesa ai play off i Lakers negli anni passati sono stati molto buoni contro le squadre perimetrali ed hanno concesso percentuali da tre non eccelse, pressando bene sugli esterni dopo aver riempito bene l’area, contro i Mavericks, dopo una gara 1 in cui i texani hanno tirato con percentuali ottime, hanno comunque concesso una percentuale del 32%, senza riuscire a sistemare le cose. Se teniamo conto che anche a rimbalzo c’è stata si prevalenza dei Lakers, ma minima, ecco che emergono le gravi difficoltà gialloviola.

Quali motivazioni stanno portando questa situazione? In linea puramente teorica potrebbero essercene molte.

In teoria il probabile addio di Phil Jackson alla panchina potrebbe avergli tolto credibilità, sempre in teoria poi la malattia di Tex Winter, che ha tolto al plurititolato coach l’assistente che da sempre è l’architetto dei suoi sistemi di gioco potrebbe aver eliminato una pedina fondamentale.

Sempre in teoria i Lakers dopo due finali vinte potrebbero avere la pancia piena ed aver perso motivazioni. Tutte teorie che faticano a convincermi. Jackson è un coach molto rispettato ed è capace di farsi ascoltare in qualsiasi situazione, i giocatori dei Lakers sono tutti esperti e sanno come si gioca in un sistema, quasi tutti conoscono alla perfezione la triangolo, il sistema offensivo rielaborato da Tex Winter, in più si tratta di campioni che non dovrebbero avere bisogno di qualcuno che li inciti col forcone per avere motivazioni e voglia di vincere.

Purtroppo per i tifosi gialloviola le verità sono probabilmente quelle più dolorose da accettare.
In primo luogo si nota come tutti i giocatori più importanti dei Lakers, Bryant, Gasol, Odom e Fisher hanno perso qualcosa dal punto di vista fisico rispetto ai loro momenti migliori, la cosa è drammaticamente evidente nel finale di partita, quando lo scorso anno Kobe spesso faceva il vuoto e quando non ci riusciva, vedi la clamorosa vittoria sul tap in di Artest contro i Suns e le vittorie nella terza e nella settima ed ultima gara contro i Celtics, in cui Kobe è stato respinto dalle difese avversarie, i Lakers hanno trovato Artest, Fisher, Gasol.

Quest’anno l’unico che riesce ad elevare un poco il suo rendimento nei momenti topici è Bynum, ma non può certo essere lui a trascinare i compagni, gli altri conoscono un leggero calo.

Nessuno mai sarà capace di convincermi che Bryant o Fisher hanno problemi nel finale di partita perchè non trovano motivazioni, hanno problemi perchè esauriscono le energie. Scarsa forma o declino fisico?

Che proprio la squadra due volte campione abbia sbagliato la preparazione ed abbia problemi di forma è purtroppo difficile, molto più facile che quella vera sia l’altra opzione.

C’è anche un altro motivo che purtroppo emerge. Kobe Bryant, Lamar Odom e Derek Fisher sono un gruppo granitico che gioca insieme da anni e si conosce benissimo, Pau Gasol è entrato subito in sintonia con loro ed i quattro paiono essere sempre in pieno accordo.

L’anno scorso però è arrivato un problematico Ron Artest, quest’anno un altro carattere difficile come Matt Barnes ed un giocatore abituato a partire in quintetto come Steve Blake, la cosa pare aver fatto danni nello spogliatoio. In più Andrew Bynum finalmente ha ripreso la sua crescita in campo, interrotta anni fa dopo gli infortuni e l’arrivo di Gasol, si aspetta probabilmente una importanza maggiore di quella che intendono dargli allenatore e compagni.

Ed ecco il nervosismo, culminato nell’espulsione di Artest, per un fallo brutto ed inutile, che gli farà perdere una fondamentale gara 3, ed ecco le dichiarazioni di Bynum, se vogliamo clamorose nel loro genere: “Abbiamo problemi di fiducia fra noi e finchè non ne discuteremo, nulla cambierà!”

Davvero una dichiarazione inattesa, specie se effettuata da uno dei più giovani, cui oltretutto si è sempre rimproverata la poca personalità.

Dall’altra parte coach Carlisle ed i suoi espertissimi Mavericks non stanno meglio, ma sono abituati a convivere con un fisico che raramente gli ha permesso negli ultimi anni di dominare atleticamente gli avversari, hanno notato le difficoltà dei campioni in carica e stanno facendo quel che devono per provare ad azzannarli in modo definitivo.

Area piena zeppa, che rende difficili i servizi per i lunghi, marcature sempre attendiste, che lasciano spazio al tiro ma impediscono le penetrazioni, tattica efficacissima viste le freddissime mani degli avversari, in più giocatori cui il braccio non trema e che se i ritmi sono lenti possono farsi valere offensivamente in molti modi differenti, come il sempreverde Kidd, Marion, Terry, con un Tyson Chandler che sotto i tabelloni in fase difensiva riesce bene a svolgere il suo compito. In più ci sono le due ciliegine di due giocatori assolutamente inattesi, che sembravano inadeguati a questo livello invece stanno facendosi notare, seppur su lati diversi del campo.

Brendan Haywood sta giocando piuttosto bene su Gasol, meno su Bynum ma riesce lo stesso a rendere difficile prendere la palla al giovane centro gialloviola, Juan Barea sta dando quelle accelerazioni improvvise che una volta erano marchio di fabbrica di Terry e specialmente verso la fine delle partite fa davvero male alla difesa avversaria.

Per ultimi lasciamo i due protagonisti. Dirk Nowitzki non sta facendo nulla di strabiliante, difficilmente si spenderanno fiumi di inchiostro per come sta giocando in questa serie, ma sta facendo tutto quello che deve fare quando deve farlo.

Tira piuttosto bene ma non esagera, lasciando spazio ai compagni, cerca di giocare più vicino a canestro rispetto alle sue abitudini, subendo falli e catturando rimbalzi e sta anche difendendo piuttosto bene, molto meglio del consueto.

Coach Carlisle negli anni è sempre riuscito a mettere insieme un decorosissimo sistema difensivo ed a far giocare i suoi giocatori nel modo più congeniale possibile a loro, ma sia nei Pistons precedenti all’arrivo di Sheed Wallace sia ai Pacers dell’ultimo Miller gli è mancata la capacità di far fare alle sue squadre l’ultimo salto di qualità, forse ora ci sta riuscendo con questa banda di vecchietti terribili.

In questa gara 2 dopo una prima metà gara vissuta all’insegna dell’equilibrio, chiusa sul 51 a 49 per i Mavericks, con piccoli allunghi ora dell’una ora dell’altra squadra, c’è stato un improvviso giro di vite difensivo dei texani nel terzo quarto, che ha tolto ossigeno all’attacco dei Lakers.

Stavolta, contrariamente a gara 1, non c’è stato l’assolo di Kobe Bryant, non sappiamo se per scelta consapevole o per mancanza di energie, la palla è passata spessissimo per le mani di Gasol che non sempre ne ha fatto un uso ottimale, mentre gli esterni sparacchiavano senza costrutto.

Nell’ultimo quarto da una parte i Lakers hanno continuato a tirare molto male mentre un sorprendente Barea e Terry portavano il vantaggio a 9 punti, poi nei minuti finali, quando Kobe Bryant finalmente ha provato a cambiare radicalmente il gioco ed a stringere i tempi Dirk Nowitzki e Shawn Marion hanno risposto colpo su colpo.

Un nervoso Artest, dopo aver segnato un canestro da tre ormai tardivo, per il -11, è stato tradito dal suo nervosismo ed ha compiuto un brutto fallo su Juan Barea, subendo l’espulsione che gli impedirà di essere presente in gara 3, quindi i canestri finali di Barea e Shannon Brown hanno fissato il punteggio sul 93 ad 81 per i Mavericks.

Che i limiti fisici ed atletici dei Lakers fossero messi in evidenza da squadre giovani e razzenti come quei Thunder e quei Grizzlies che si stanno giocando l’altra semifinale dell’ovest poteva essere immaginabile, che ci riuscisse così bene una della squadre con l’età media più alta in assoluto pareva impensabile, eppure sta avvenendo.

Tenuto conto di questo fatto la serie non può certo considerarsi chiusa, i Lakers possono ancora provare a ribaltare il risultato, ma occorre anche dire che se in gara 1 probabilmente è mancata ai campioni in carica solo un pizzico di fortuna e qualche energia nel finale, in gara 2 i Mavericks sono sembrati superiori in molti aspetti del gioco e sarà dura per Phil Jackson trovare le chiavi per cambiare questa situazione.

9 thoughts on “I campioni in carica sull’orlo del baratro

  1. Mi sembra difficile che i Lakers si arrendano così facilmente, e con kobe in campo tutto è sempre possibile (anche con questa sua versione “ingrigita”).
    Comunque vada a finire quest’anno, è evidente che dall’anno prossimo si dovrà pensare a cominciare un nuovo ciclo vitale, mandare via gli anzianotti (gli over 30 sono davvero troppi) verso lidi “da titolo” tenendo solo le icone, in cambio magari di qualche giovane di belle speranze.
    Sto pensando a qualche scambio con i giovani e assetati Hawks, ai quali un po di esperienza in più potrebbe far bene in vista di una corsa al titolo nella sempre più combattiva eastern conference, e che in cambio potrebbero mandare in California qualche bimbo giovane e qualche prima scelta futura.
    E speriamo che Bynum e Brown valgano l’investimento.

  2. …fin che hai nel roster Kobe non puoi non provare a vincere il titolo, specie dopo gli ultimi 3 anni con tre finali e 2 titoli…

    gara 1… il gialloviola sono stati in vantaggio in doppia cifra e sono stati rimontati…era quella la gara non perdere…

    gara 2…per come hanno giocato, giusta la sconfitta…

    per il futuro…giocatori da “Lakers” in giro ce ne sono pochi…DH12 e CP3… il primo hai Bynum e Gasol (e sinceramente il buon Howard dentro la “triangolo” ce lo vedo poco), il secondo con il calo inevitabile di Kobe, sarebbe destinato a prenderne le redini della franchigia in pochi anni…

    per la serie…la gara da vincere è la prossima…ma servirebbe vincerle entrambe…cosi da mettere pressione ai Mavs…

    • Non sono d’accordo con il fatto che “fintanto che hai Kobe nel roster devi giocare per il titolo”, anche perchè per essere competitivi l’anno prossimo mi sembra evidente che servano parecchi innesti importanti (una point guard veloce, una small foward giovane e atletica, un lungo futuribile che esca dalla panca e qualche gregario che non sia sulla strada del pensionamento).
      Dal punto di vista delle pedine scambiabili e del salary cap i Lakers sono messi malissimo, quindi non hanno possibilità di rafforzarsi rimanendo competitivi, l’unica è rifondare tenendo nel roster i giocatori simbolo (Kobe) e gli unici giovani di medie speranze (Bynum e Brown).
      Vorrei ricordare che l’età media dei gialloviola è altissima, sopratutto tra i core players (i giocatori importanti che sono il fulcro della rotazione in campo):

      Fisher (37)
      Kobe (33)
      Odom (32)
      Artest (32)
      Gasol (31)
      Barnes (31)
      Blake (31)

      Brown (26)
      Bynum (24)

      a mio avviso è meglio scambiare ora i veterani che possono avere mercato, sperando di ottenere qualcosa di futuribile in campo, piuttosto che aspettare ancora qualche anno inseguendo un titolo irragiungibile (ma dico, li avete visti i roster di Miami, New York e Chicago?) per poi ritrovarsi a bocca asciutta e con uno spogliatoio in cui si distribuiscono mele cotte.
      Cerchiamo di portarci a casa questo titolo se è possibile, e comunque vada l’obbiettivo in estate è smontare la squadra per ripartire.

  3. Era gara 1 da vincere per come si è sviluppata, i lakers l’hanno buttata via.
    Gara 2 è stato giusto perderla per la poca voglia mostrata sul parquet.

    La sospensione di Artest non la vedo così negativa. Si dà spazio a Barnes, meno talentuoso, ma anche più affidabile. In fondo non c’è da marcare un top player di Dallas quindi c’è da far meno danni possibili e Artest finora ha giocato dei PO assolutamente sottotono.
    Barnes a Orlando aveva fatto molto bene, speriamo se ne ricordi anche a LA.

  4. Puo’ essere il declino fisico, ma come dici te l’età media dei Mavs non é certo migliore, a parte il giovincello Barea, quindi almeno contro i Mavs non credo sia questo il motivo.
    Le parole di Bynum sono molto gravi, io vedo poche idee e belle confuse che in un gioco rodato sono inispiegabili, se non con la mancanza di armonia nel gruppo e quindi sul campo.
    Ariza=100 Artest, nei momenti in cui nessuno dei Big funzionava era lui che prendeva per mano la squadra, questo non lo si puo’ chiedere ad Artest, che offensivamente non é il massimo.
    Sarà poi che un playmaker non serve nel sistema a traingolo, ma sembra proprio che manchi…

    • e poi io finchè i mavs non ne vincono ancora altre 2 io continuo a vedere LA favorita

  5. andando via PJ temo che a LA non giocheranno più con la triangolo l’anno prossimo. Ripeto, fossi in LA tenterei di ringiovanire la squadra finchè Gasol e Artest hanno ancora abbastanza credito da poter essere ceduti.
    Si corre il rischio, tenedoli in roster per altri 2 anni di non avere modo di scambiarli più, far invecchiare ulteriormente kobe e far perdere blasone a LA.

    Concordo col discorso che finchè c’è kobe e con l’andazzo delle superstar di giocare spesso e volentieri insieme il managment di LA deve provare il tutto per tutto per arrivare ancora all’anello.

    D.West, Nash (se volesse provare a vincere un titolo), Howard (avrebbero contropartite che potrebbero assicurare un futuro decoroso ai Magic, invece che perdere il 12 a fine ’12), ed effettivamente qualche scambio con gli hawks (dipemde anche qnato in la andranno dei PO) sembrano possibilità non troppo assurde.

  6. I demeriti dei Lakers penso siano mentali ( che incide anche a livello di reattività), di chimica. Fisicamente possono avere degli acciacchi così come le altre franchigie, ma non è quello.
    Che diventano meriti di Dallas che invece nel loro sono presenti, convinti.
    I meriti di Dallas sono di sfruttare lo spot 1° e (come visto ieri) presentare anche insime Kidd-Barea.
    Sono sull’accoppiamento di Nowitzki con Gasol dove lo spagnolo deve uscire molto sul tedesco trovandosi, oltre la difficoltà del caso, a dover “chiudere” sugli esterni. Se difficile il primo figuriamoci il secondo. Oltretutto lasciando libero il pitturato dove Chandler non demerita, anzi.
    I lunghi stanno lavorando, così come gli esterni dove Terry gioca sempre la sua bella partita.

    “Dirk Nowitzki non sta facendo nulla di strabiliante, difficilmente si spenderanno fiumi di inchiostro per come sta giocando in questa serie, ma sta facendo tutto quello che deve fare quando deve farlo”.
    Non è poco.
    Quello che anche gli altri Dallas fanno e quello che molti Lakers non fanno.

    I demeriti dei Lakers oltre lo stato mentale/chimica(fondamentale)? i tiri.
    Dallas chiude bene l’area ma lascia tiri. Tiri che molte volte non si dovrebbero sbagliare o almeno metterne buona parte.

    Non credo che la serie sia ancora chiusa.
    I Lakers possono rientrare solo con l’approccio giusto nell’arco dell’intera partita (sicuramente Dallas proverà a non lasciare nulla) e trovando le giuste contromosse: Odom-Bynum (nota positiva) con il catalano in rotazione. Difficoltà nei primi due spot, dove c’è da dire che non arriva nessun apporto dalla panchina (primo su tutti Blake). quest’ultimo altro, invece, merito di Dallas.

    E’ sottointeso che i Lakers devono portare via almeno una vittoria da Dallas per rimanere aggrappati alla serie (con due rientrano logicamente alla grande). Ma questa deve essere la 3° perchè, se è un fatto mentale come penso, perdono quella rischiano lo sweep.
    Tolto questo appunto se dovessero uscire ci sta il mettere le mani sul roster (oltretutto fisiologico) ma senza stravolgimenti (questi solo in caso di 3 chiamate al prossimo) ma lavorare di fino. In primis il dopo coach.

  7. Sul fatto dell’accoppiamento Nowitzki Gasol e il lasciar libero il pitturato per Chandler intendevo l’aiuto a Bynum (sta giocando) sul centro Dallas con il quale perde di reattività e dove, proprio la distanza che porta la marcatura sul tedesco crea troppo spazio per poter recuperare in aiuto.

    le 3 chiamate intendevo Nets-Noh-Orlando.
    La prima la vedo improbabile per tanti motivi tra i quali il “materiale” e il puntare sul play da parte dei Nets.
    La seconda c’è possibilità. Ma questa storia di New York non è da sottovalutare.
    La terza c’è possibilità. Bisogna vedere l’intenzioni dell’atleta e della società.
    Ma questi sono discorsi troppo prematuri visto anche la possibilità di stop.

    Sorry.

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