Terry e Chandler: dalle loro prestazioni nei playoffs dipenderanno le sorti dei Mavs

Parlare di una squadra che da 10 anni consecutivi vince almeno 50 partite, che quest’anno, a nove gare dalla fine ha un record di 52 vittorie e 21 sconfitte, pari al 71,2% di vittorie, che nelle ultime 20 partite ne ha vinte 15 e che è saldamente al terzo posto nella Western Conference con ancora la possibilità di migliorare il seed ai playoff, dovrebbe essere semplice.

Dovrebbe, perchè la squadra in questione sono i Dallas Mavericks, una squadra che ha già deluso parecchio i propri tifosi in questi 10 anni, tra una finale persa (contro gli Heat nel 2006), uscite al primo turno da strafavorita (l’anno successivo contro i Golden State Warriors) e una serie di sconfitte ai playoff in cui si sono visti ribaltare il fattore campo.

Potrebbe però essere questo l’anno buono per i Mavs? Di indizi per pensare che lo possa essere ce ne sono.

Il tedesco Dirk Nowitzki sta giocando una signora stagione, forse ai livelli di quella che gli è valsa il titolo di MVP nel 2006/07. Jason Terry, miglior sesto uomo due stagioni fa, sta giocando sui suoi soliti livelli. Jason Kidd, nonostante i 38 anni compiuti proprio qualche giorno fa, non ha saltato una gara e rimane un play che detta i ritmi come pochi, come dimostrano i suoi 8.4 assist di media in questa stagione.

In estate, inoltre, è arrivato da Charlotte Tyson Chandler, lungo difensivo che copre la lacuna che fino alla scorsa stagione Dallas aveva sotto le plance.

Proprio l’innesto di Chandler, sostituto di Dampier ed Haywood nel quintetto degli ultimi anni della squadra texana, è stata una delle chiavi della stagione. Con lui in campo Nowitzki ha una copertura difensiva mobile notevole dopo anni di difficoltà e tutta la squadra ha uno stoppatore che intimidisce gli avversari che battono la prima linea difensiva aumentando l’efficacia del team nella propria metacampo.

La tegola stagionale è stata sicuramente l’infortunio al ginocchio di Caron Butler che lo terrà fuori per tutta la stagione regolare e probabilmente anche per i playoff. Tegola che però è stata brillantemente superata da Dirk e compagni, che hanno saputo surrogare l’apporto offensivo dell’ex Wizard grazie soprattutto a Terry e in alcuni frangenti a Peja Stojakovic, firmato a fine gennaio dopo il taglio da parte dei Toronto Raptors. Stojakovic che con le sue capacità balistiche, nonostante sia in deciso calo fisico, può ancora dare un grosso supporto ai Mavs.

Recentemente è anche rientrato dopo un lungo stop per infortunio Rodrigue Beaubois, il francesino al secondo anno che tanto aveva stupito lo scorso anno che si è guadagnato il posto da SG in quintetto, ruolo normalmente utilizzato da Carlisle con un giocatore di seconda fascia per far partire Terry dalla panchina.

La chimica pare funzionare, come dimostra il record vincente. Il problema però è che tutte queste cose le si diceva anche negli anni passati, e qualche motivo di dubitare dei Mavs ai playoff rimane.

In primis, la loro tenuta mentale. Dopo la sconfitta in finale infatti la squadra di Mark Cuban pare avere un blocco a livello psicologico che gli impedisce di dare il meglio. Lo stesso Nowitzki, giocatore decisivo anche negli ultimi quarti di gioco, ai playoff ha storicamente qualche problema nelle partite importanti.

Tra gli altri giocatori, il francese Beaubois ha poca esperienza nei playoff e potrebbe patire particolarmente il fatto di essere rientrato solo a metà febbraio da un brutto infortunio. Uno degli uomini con più esperienza inoltre, e stiamo parlando di Predrag Stojakovic, ha come highlights della carriera in postseason un paio di airball sanguinosi quando la palla pesava particolarmente. Non esattamente un buon viatico per far strada in tarda primavera.

C’è da chiedersi quindi se sarà sufficiente la presenza di Chandler per dare solidità mentale ai compagni, magari con qualche importante giocata difensiva.

Fin qui abbiamo parlato di limiti mentali dei Mavs, che possono essere abbastanza aleatori tutto sommato.

Per instillare però ancora più dubbi nelle menti dei tifosi, purtroppo per loro già abbastanza minate dalle sventure delle stagioni passate, ci vengono a supporto alcune cifre.

A guardare il record di Dallas contro le squadre che hanno più del 50% di vittorie, si potrebbe essere ottimisti, dato che si legge 25W e 14L, secondi ad ovest in questa classifica solo ai Lakers campioni in carica e messi anche meglio delle squadre dell’Est che incontrano meno squadre con record vincenti.

Se però si vanno a leggere meglio le cifre si scoprirebbe che Dallas non è messa così bene. Contro le prime 8 ad Ovest, ovvero contro le squadre che sono al momento meritevoli di un posto ai Playoff, il record è un molto meno edificante 9W-13L.

Vediamo allora i record contro le squadre ai playoff ad Ovest nel dettaglio:

San Antonio Spurs: 1W-3L
Los Angeles Lakers: 1W-1L *
Oklahoma City Thunder: 2W-1L
Denver Nuggets: 1W-2L *
Portland Trail Blazers: 2W-1L *
New Orleans Hornets: 1W-2L *
Memphis Grizzlies: 1W-3L
* una partita ancora da giocare.

Se poi aggiungiamo che la vittoria contro i Lakers è arrivata nel momento di maggior crisi da parte della squadra di Los Angeles e che tutte le gare giocate contro i Thunder sono state giocate prima che arrivasse Perkins ad Oklahoma, si potrebbe pensare che il record sarebbe anche potuto essere peggiore.

Certo, si sta facendo un po’ di dietrologia, ma i numeri qualcosa dicono, e dicono che contro le squadre maggiormente attrezzate Dallas fa decisamente fatica e potrebbe farla ancora di più da metà aprile in poi.

Il motivo per cui fanno così tanta fatica è data, oltre da una convinzione non ancora così ritrovata contro le squadre più importanti, anche da un problema di accoppiamenti.

Contro San Antonio infatti gli esterni dei Mavs vanno decisamente sotto contro i dirimpettai neroargento. A turno infatti Parker, Ginobili, ma anche Hill e Neal sono stati i castigatori di Dallas. Kidd non è più il difensore di una volta, Terry fisicamente fa molta fatica a tenere Ginobili e le rotazioni sui tiri da tre sono spesso in ritardo, cosa parecchio pericolosa con questa versione degli Spurs.

Contro i Lakers invece il problema è l’opposto. Circa 50 o più infatti sono i punti che i Mavs subiscono dai lunghi dei gialloviola Bynum, Gasol e Odom. A dire la verità contro tre lunghi di questo livello tutti patiscono difensivamente, però la frontline di Dallas dietro ha il solo Chandler a reggere l’urto e francamente pare troppo poco. L’indiziato numero 1 ovviamente è il tedesco, che deve tenere un po’ di più il lungo a cui sarà accoppiato in un’eventuale sfida di playoff.

Dallas quest’anno ha l’ennesima occasione per dimostrare di essere una contender vera, ma deve necessariamente cambiare registro. Fino a quel momento sarà naturale essere scettici sulle loro possibilità.

 

6 thoughts on “Dallas attesa alla svolta

  1. Io credo che i Mavericks abbiano il talento e l’esperienza per superare il primo turno di play-off, ma poi si troveranno di fronte un ostacolo durissimo: con tutta probabilità una tra Spurs, Lakers e Thunder. Vediamo, potrebbero sorprendere così come potrebbero deludere…a mio avviso usciranno nel secondo turno.

  2. potrebbe essere l’anno giusto anche perchè potrebbe essere una delle ultime chanche perchè Terry 34, Dirk 33, marion 33, kidd 38. se ci metti che butler e chandler che sono + giovani hanno avuto tanti infortuni.
    Di certo sono molto temibili anche per la loro fame e se butler tornasse nel mezzo dei playoff, in pie stile hoolywoodiano i Mavs avrebbero quella spinta psicologica che gli è sempre mancata.
    Certo che american dream è implacabile ma……………………quasi sicuramente azzeccato la previsione. e non sottovaluterei il 1° turno con una tra Menphis, Portland e New orleans.
    Da spurs gli auguro di lottare e vincere il primo turno e poi in un duello fino all’ultimo sangue coi Lakers prevalare magari in 7 gare sudatissime.
    e poi trovare noi, nell’ennesimo derby texano, magari freschi e riposati con due turni vinti senza pagare troppo dazio.
    mentre lo scrivo faccio gli scongiuri perchè porta male ma chi di noi non pensa alle faccie di cuban ad ogni canestro Spurs, le critiche agli arbitri, dichiarare la serie vinta alla prima gara e poi i litigi con pop, ecc…..
    Poi chi di noi non immagina Tim che abbraccia Dirk e dice, come a molti altri: “sei un grande, sarà per la prossima volta…….”.
    c’è uno che giocava coi Cavs e voleva iniziare una nuova dinastia che queste cose se le ricorda abbastanza bene. ah ah ah ah

  3. La loro opportunità l’hanno avuta nel 2006. E’ un po’ come quando si gioca a carte in periodo di Natale e si sta prendendo un filotto pazzesco: se per caso si brucia il mazzo, la serata per te è finita.

  4. quoto ak47. kidd difensivamente va sotto con tutti i dirimpettai delle squadre che ad ovest faranno i playoff salvo (forse) fisher; terry non è mai stato un difensore. marion… vedi sopra e in attacco ormai incide poco. con giocatori con queste caratteristiche ai playoff non fai molta strada, la coperta difensiva è troppo corta.

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