L'allievo e il maestro...

I Philadelphia 76ers si trovano attualmente al sesto posto della Eastern Conference, dopo aver superato anche New York negli ultimi giorni, e difficilmente potranno scendere piu’ in giu’ del settimo posto assoluto visto la distanza rassicurante dalle squadre che lottano per l’ottavo posto in classifica.

Un risultato certamente inaspettato dopo il fallimento dell’ultima stagione, e che neppure l’assunzione di coach Doug Collins, esperto nel costruire buone difese e nell’allenare i giovani faceva sperare.

Dopo un annata tribolata con susseguente licenziamento di coach Eddie Jordan dopo solo un anno e tanti giocatori strapagati e dal futuro incerto, una buona ricostruzione di squadra e una saggia conduzione tecnica hanno alla fine consentito, in una Eastern Conference molto concentrata, come valore, in cinque squadre, e quindi aperta alle sorprese per i rimanenti posti playoffs, di vedere Philly ritornare ai suoi valori consueti. Vediamo i protagonisti di questi primi tre quarti di stagione…

Una svolta decisiva e’ stata data quest’estate, con l’assunzione di Rod Thorn alla carica di presidente, e lo spostamento di Ned Stefanski a quella di GM.

Un nome storico quello di Thorn, perche’ fu proprio lui a scegliere un certo Michael Jordan ai Bulls nell’85, e poi negli anni 2000 forgio’ la squadra dei Nets plurifinalista NBA.

Scelta che ha portato a due trade importanti, che hanno tolto salari ingombranti come quelli di Willie Green, Jason Smith e in particolare Samuel Dalembert, per ringiovanire la squadra con giovani come Spencer Hawes, Craig Brackins, e veterani dal salario sostenibile come Songaila, Battie.

Scelta successivamente fondamentale ma non casuale e’ stata quella di Doug Collins, analista televisivo ormai dalla fine del suo ultimo incarico coi Wizards nel 2003, ma che alleno’ proprio i primi Bulls di Jordan con Thorn alla scrivania, quindi un uomo di fiducia ma anche un tecnico che sa lavorare coi giovani, e sa subito dare un incremento alle squadre che allena al primo anno, puntando soprattutto sui miglioramenti difensivi.

Pedigree testimoniato anche a Philly, se la squadra, a 12 dalla fine, con 36-34 ha gia’ migliorato le 27 vittorie dello scorso anno.I numeri dicono che i Sixers concedono solo 97.4 punti a partita, un sensibile miglioramento rispetto ai 101 con cui finirono la stagione passata, e senza avere un attacco esplosivo (il miglior scorer e’ Elton Brand con 14.9 punti di media) ha ben 5 giocatori tra i 12 e i 14 punti segnati per incontro, e soprattutto coinvolge almeno 8 giocatori per piu’ di 20 minuti come rotazione.

Importante ĆØ risultata la crescita di Brand, che sta giocando a livello delle migliori ali forti della lega, visto che oltre che come realizzatore col 51% dal campo, sta prendendo 8.5 rimbalzi di media, di JR Holiday, regista dinamico e completo (13.6 punti e 6.2 assist ), che ha progressivamente migliorato l’intesa con la shooting guard Jodie Meeks, formidabile in particolare da tre col 41,1%, mentre il giovane ma gia’ al sesto anno Lou Williams esce dalla panchina con profitto, mettendo a segno in soli 23 minuti a partita ben 14 punti!

Andre’ Iguodala, pur fuori diverse gare per infortunio, e’ il solito leader, e se alcune statistiche sono scese, e’ rilevante come segno di maturita’ il numero di assist sfornato ogni sera, 6.4. Infine altri due giovani, come Thaddeus Young, cambio di Iguodala ma non solo, e il centrone bianco Spencer Hawes, arrivato da Sacramento, stanno giocando per la squadra in modo molto efficace: quest’ultimo, pur giocando solo 20 minuti a sera, assicura la giusta fisicita’ sotto canestro per aiutare Brand, e mette comunque un bottino di media di 6.9 punti e 5.7 rimbalzi.

I Sixers, che dopo sedici partite erano solo a 3 vinte e 13 perse, hanno quindi avuto da quel momento un record di 33-21 e non hanno solo approfittato della debolezza di molte squadre della Eastern Conference, ma anche battuto due volte i Suns, e vinto contro Orlando, San Antonio, Celtics e Bulls, dimostrando di avere l’attitudine giusta per far bene anche in una impegnativa serie di playoffs.

Giusto anche ricordare l’unica vera delusione di questi tre-quarti di stagione, cioe’ il rookie Evan Turner, le cui cifre in 23 minuti di media a partita, di 10.2 punti e 2.7 assist, sono sembrate lontane da un rendimento accettabile anche con la scusante di essere al primo anno.

Turner nelle ultime partite ha visto il suo minutaggio ridursi a favore sia di Lou Williams che di Jodie Meeks, e dovra’ lavorare duramente per ritrovare un posto in squadra il prossimo anno, sempre che non rientri in qualche trade estiva.

Qual e’ il futuro quindi per Philadelphia, vista l’eta’ giovane della squadra e che la sua star principale, Andre’ Iguodala, e’ ormai un veterano NBA ma ha solo 27 anni??

Fermo restando la possibilita’ di una trade che potrebbe coinvolgere quest’ultimo in estate, ipotesi un po’ meno probabile di sei mesi fa, visto il miglioramento della squadra, la sensazione e’ che bastera’ poco per rendere i Sixers ancora piu’ competitivi, e che pur con l’ombra lockout che pende sulla lega, finalmente anche la citta’ dell’Amore Fraterno e’ ritornata ad essere una piazza importante, per attrarre quindi free-agent disponibili ed eventuali giocatori scontenti.

In fondo ai Sixers basterebbe avere un centro piu’ completo di Hawes, che pur sta dando un rendimento solido tenendo conto dei noti limiti tecnico-atletici, per avere piu’ variabili offensive e non dipendere soprattutto, quando l’incontro deve essere recuperato o vinto, da un assetto piu’ leggero che vede Brand come centro e Young come ala grande, ottimale per fare punti spesso sfruttando il contropiede, ma anche in difficolta’ proprio alla voce rimbalzi.

Una bella lezione quella che vede, almeno per il momento, una squadra costruita sottotraccia, senza colpi clamorosi, davanti ai Knicks che hanno fatto e disfatto nel giro di un anno, non ricavando per ora molto costrutto: a Philadelphia devono ancora finire la stagione, e la sensazione e’ che ci sara’ ancora da divertirsi…

One thought on “I giovani Sixers verso i Playoffs

  1. bell’articolo, dopo i Chicago Bulls, i Sixers sono la vera sorpresa ad est, speriamo che sia una buona base solida per il futuro questa, e speriamo anche che prima o poi sbocci il talento di Evan Turner e che non sia l’ennesima maledizione della seconda scelta

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