Col ritorno di Noah, Chicago è pronta a dare la caccia al titolo NBA

Quando i Bulls annunciarono l’assenza per 8/10 settimane del loro centro titolare, Joakim Noah, il loro record recitava 16 W e 8 L. Nelle successive 30 partite, grazie anche al rientro di Carlos Boozer, infortunatosi ad inizio stagione, Chicago è uscita sconfitta dal campo solo altre 8 volte, vincendo la bellezza di 22 partite.

Inoltre gran parte delle sconfitte sono coincise proprio con il reinserimento dell’ex Utah Jazz, poiché non è stato per nulla facile aggiungere un giocatore di così grande “volume” a livello offensivo, all’interno dei collaudati schemi di squadra.

Ora i Bulls sembrano una macchina tatticamente perfetta. Le gerarchie all’interno del roster sono ben delineate, il quintetto è decisamente solido ed il rientro di Noah non potrà che implementare ancor di più la il sistema difensivo di Thibodeau.

Certo, ci saranno diverse difficoltà nel far coesistere due lunghi così desiderosi di attenzioni in attacco, ma penso che con l’intelligenza cestistica di Noah e la capacità di passaggio di Booz dal post-alto, questi problemi potranno essere superati.

La vera forza dei Bulls nel corso di questa stagione sembra risiedere però nell’allenatore: da quando Tom Thibodeau si è seduto sulla panchina dello United Centre, la squadra ha cambiato completamente il suo modo di tenere il campo.

Stiamo infatti parlando della seconda miglior difesa della Lega per punti subiti (92.41) e per percentuale concessa dal campo concessa (42,9%), credo imprescindibile di ogni squadra allenata dall’ex assistente di Doc Rivers.

I movimenti sul parquet sono perfettamente coordinati all’interno della propria metà campo e anche non difensori puri come Boozer o lo stesso Rose riescono a celare le loro mancanze, grazie ad un sistema fatto di aiuti ed aggiustamenti continui.

Lo stesso numero 1 in questa stagione è al suo massimo in carriera per palle rubate e stoppate, sintomo di una crescita costante in questi fondamentali, ma soprattutto di una volontà evidente di affidarsi alle mani del suo mentore che siede in panchina.

Anche in attacco le armonie sembrano funzionare decisamente bene: pur non essendo un creatore di schemi offensivi, Tom utilizza spesso quelli imparati alla corte dei vari Popovich, Van Gundy e Rivers, adattandoli ai giocatori a sua disposizione.

Inoltre, come ha spesso fatto notare lui stesso, sapendo perfettamente quali sono i modi per fermare un attacco, conosce anche cosa mette in crisi le difese avversarie.

Sicuramente avere una stella del calibro di Rose in squadra facilita il lavoro: l’ex Memphis sta disputando la migliore stagione della sua carriera sotto quasi tutte le voci statistiche (punti, rimbalzi, assist, percentuale da 3, stoppate e palle rubate), prendendosi sulle spalle le responsabilità della squadra nei momenti di difficoltà.

Non è un leader vocale, come molti hanno fatto notare, ma questo non significa che manchi di carisma. È la pietra angolare della franchigia, un attaccante con pochi eguali all’interno della Lega.

Attacca dal palleggio con l’intento di arrivare in fondo e grazie alla sua velocità, spesso riesce a concludere al ferro. Ha implementato notevolmente le sue capacità di tiratore, non permettendo ai suoi difensori di passare in quarta posizione ed andare a riempire l’area sui pick&roll.
Il feeling con Boozer sembra migliorare di partita in partita: il numero 5 è un vero maestro nel giocare all’interno degli spazi, inoltre è una minaccia sia in isolamento dal post-basso che come terminale dei giochi a due. La capacità di passaggio e lettura di Rose hanno fatto il resto.

Anche il resto del team sta contribuendo in maniera significativa: finalmente, dopo qualche stagione al di sotto del proprio rendimento, Deng sta tornando ai livelli di qualche anno fa, quando firmò il suo contratto iper-milionario.

Nella posizione di centro, durante il periodo di assenza per infortunio del francese ex-Florida, Dirty-Kurty Thomas ha messo a disposizione la sua sapienza cestistica in difesa, senza chiedere troppi palloni dall’altra parte del campo ma essendo sempre pronto a colpire dalla media-corta distanza.

La panchina è profonda, Korver dà il consueto contributo dall’arco e le ultime scelte al draft hanno pagato dividendi notevoli: Taj Gibson non sembra certo un sophomore per come tiene il campo ed il rookie Asik è in prospettiva futura un giovane di sicuro rendimento.

Sembra evidente la lacuna nel ruolo di shooting-guard, in cui parte titolare Bogans per lasciare spazio a Brewer durante il corso della partita, ma dopo la trade che ha portato una futura prima scelta di Toronto ai Bulls in cambio del deludente James Johnson, tutti si aspettavano un tentativo di arrivare ad una guardia di livello, come Coutney Lee oppure O.J. Mayo.

Invece la trade deadline non ha portato novità, per cui a meno di improbabili pesche dal mercato dei buyout Chicago terminerà la stagione con questo roster.

Sin da ora i Bulls possono essere considerate una delle possibili outsider per la rincorsa al titolo e, nel caso riuscissero a concludere le mosse di mercato previste, potrebbero inserire il tassello mancante all’interno del loro mosaico.

5 thoughts on “Chicago Bulls vicini alla vetta

  1. Eh si, hanno un bel buco nella posizione di guardia, senza quello ai playoff la vedo dura

  2. Personalmente li vedo meglio attrezzati degli Heat in prospettiva playoff, perchè hanno un reparto lunghi molto competitivo e Noah e Boozer per caratteristiche tecniche sono complementari. Per quanto riguarda gli esterni, se fosse arrivato un O.J. Mayo sarebbe stata manna dal cielo, per ora si può contare solo su Korver, che però è troppo lento per giocare da guardia.

  3. “La vera forza dei Bulls nel corso di questa stagione sembra risiedere però nell’allenatore: da quando Tom Thibodeau si è seduto sulla panchina dello United Centre”,….
    Poco ma sicuro. Coach dell’anno e un futuro roseo per lui.

    “Col ritorno di Noah, Chicago è pronta a dare la caccia al titolo NBA”.
    Arrivare al titolo NBA un pò difficile. Sicuramente ai P.o. chi li incontrerà non dormirà sonni tranquilli.

    Serve la guardia ma non risulta compito semplice.
    Riuscirla a pescare dal draft sarebbe il massimo visto che il prossimo anno dovranno mettere mano al salary e prolungare Rose che l’anno dopo ha una Qualifying Offer. Pesa il contratto di Deng ma a “oggi” con l’arrivo del nuovo coach e le prestazioni dell’atleta trovare la guardia con Deng in quintetto non sarebbe male.

    Già mettono paura così, con l’ultimo sforzo possono dire la loro lì dove il gruppo e il gioco trova vantaggio sull’accumulo stelle.

  4. scusate ma la prossima estate ci saranno guardie free agents appetibili e soprattutto che sarebbero interessate a giocare nei Bulls? casomai anche accontentandosi di contratti non proprio faraonici?

  5. Faccio il puntiglioso: occhio all’uso del verbo “implementare”: non significa “migliorare” (come sembra tu lo intenda dato il contesto di certe frasi) ma “attuare”, “mettere in pratica” ;-)
    Comunque ottimo articolo!

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