Dopo una discreta partenza, i Cavs di Jamison sono andati in grossa sofferenza...

“Con la decisione di firmare per i Miami Heat, LeBron ha ucciso i Cleveland Cavaliers. E’ inevitabile che quando un campione di quello spessore se ne va, la squadra che lo perde cada in un abisso”

A dire queste parole è stato Charles Barkley, ex giocatore NBA e attualmente opinionista televisivo.

E, in effetti, non si può dire che non abbia avuto ragione. Dall’inizio della stagione ad oggi, i Cavs hanno vinto 8 partite e ne hanno perse ben 26, e sono tristemente ultimi nella classifica della Eastern Conference.

In realtà i ragazzi dell’Ohio non avevano neanche cominciato male. Il 27 ottobre, giorno del loro esordio in campionato, erano riusciti a battere i Boston Celtics e nelle prime settimane di regular season avevano vinto 5 partite sulle 10 disputate. Poi, il tracollo: segno che, evidentemente, qualcosa non va.

Dare la colpa soltanto alla “fuga” di LeBron è un ragionamento troppo semplicistico. Indubbiamente l’abbandono del ragazzo di Akron ha avuto una grandissima incidenza sul peggioramento della squadra, e se dovessimo indicare in modo secco un solo motivo per il quale a Cleveland si trovano in questa situazione, diremmo le stesse parole di Barkley.

Ma non è solo questo il problema. Difficilmente si passa dall’essere una delle prime 5 squadre della Lega ad essere una delle ultime per una sola ragione, e questo vale in tutti gli sport, non solo nel basket.

La squadra: cosa va, cosa non va

Innanzitutto, nel quintetto titolare ci sono diverse lacune. I Cavaliers non hanno grandi passatori, e per quanto Maurice Williams e Anthony Parker siano piuttosto dotati dal punto di vista tecnico, il gioco non può basarsi in gran parte su di loro come invece avviene. Jamario Moon è un discreto difensore e un buon atleta, ma non aiuta nella costruzione del gioco e sta anche tirando male da 3 (appena il 21% per lui).

A completare il quadro dei titolari ci sono i due lunghi, Antawn Jamison ed Anderson Varejao. Essi hanno caratteristiche diverse ed interessanti, ma schierati insieme non sono una coppia affidabile. Jamison sa giocare lontano da canestro in attacco, ma dal punto di vista difensivo è un punto debole di questa squadra. Varejao, invece, è un difensore tosto, ma al tempo stesso è un attaccante molto limitato.

Insomma, tutti i giocatori-chiave hanno dei difetti molto pronunciati, che mal si sposano con le caratteristiche dei loro compagni. Se si rivolge uno sguardo alla panchina, le cose non vanno molto meglio. A parte qualche elemento di buona qualità, come il tiratore Daniel “Boobie” Gibson e il giovane lungo J.J. Hickson, gli altri sostituti sono tutti dei modesti comprimari, che in NBA hanno fatto poco o nulla.

Aggiungeteci un nuovo allenatore, Byron Scott, che non è ancora riuscito ad utilizzare nel migliore dei modi il materiale a sua disposizione, e il quadro si fa chiaro. Scott ha bisogno di almeno tre elementi di qualità per puntare agli alti piani della Lega nel prossimo futuro. Le priorità sono un playmaker vero, un’ala piccola che sappia difendere e che sia meno limitata di Moon in attacco ed, infine, un centro di buono spessore.

Chi è il leader?

Fin qui abbiamo analizzato la situazione del quintetto titolare, limitandoci ad una analisi tecnico-tattica. Ma un altro grosso problema è quello relativo alla guida emotiva del gruppo, il cosiddetto leader, che a Cleveland semplicemente non c’è.

Guardando all’età e all’esperienza dei giocatori che compongono il roster, tale ruolo dovrebbe essere ricoperto da Anthony Parker (35 anni) o da Antawn Jamison (34), ma nessuno dei due è adatto. Parker è stato il trascinatore del Maccabi Tel Aviv vincitore di tre Euroleghe nel 2001, nel 2004 e nel 2005, ma ormai è agli sgoccioli della sua carriera. Anche Jamison è in fase calante, e inoltre non ha un carattere particolarmente forte.

Nella sua carriera ha spesso fallito partite importanti, e anche negli scorsi play-off ha giocato molto al di sotto delle aspettative. Non è un leader naturale, nè un uomo sul quale può puntare con decisione una squadra da titolo. Il suo posto in squadra ormai può essere, al massimo, quello di comprimario d’esperienza.

Il terzo ed ultimo possibile candidato è Maurice Williams. Lui avrebbe l’età giusta (28 anni) e il talento per poter essere un leader, ma come Jamison non ha la personalità di un LeBron, di un Bryant o di un Garnett, tanto per citarne alcuni. Anzi, spesso negli ultimi anni si è puntato il dito proprio contro Williams quando i Cavaliers venivano eliminati dai play-off, ed in effetti lui è un altro giocatore che ha tradito nei momenti-chiave delle scorse stagioni. Non è stato un “secondo violino” (o “spalla”, che dir si voglia) affidabile per un leader come LeBron, figuriamoci se ne può prendere il posto.

Anche a questo bisognerà guardare nei prossimi mesi, in sede di mercato.

Il futuro

Ad oggi, i Cleveland Cavaliers hanno il terz’ultimo salary cap della Lega. Gli stipendi totali dei giocatori ammontano a 51 milioni, e nessuno spende meno di loro, eccetto i Minnesota Timberwolves e i Sacramento Kings.

L’unico giocatore che viene pagato in modo eccessivo rispetto alle sue doti è Antawn Jamison, che per il 2010-2011 guadagnerà 13,5 milioni mentre nel 2011-2012 ne percepirà ben 15. Dopodichè, il suo contratto scadrà e sicuramente non gli verrà rinnovato, se non a cifre molto inferiori rispetto a quelle attuali.

Nell’immediato Cleveland, sembra avere pochi margini di manovra. A giugno 2011 non scade nessun contratto “pesante”, a meno che Maurice Williams non decida di rinunciare a due, ulteriori anni di accordo e a 17 milioni complessivi. Non è impensabile che decida di fare le valigie e di guadagnare di meno da un’altra parte, con la prospettiva però di competere ancora una volta per il titolo.

L’impressione è che il General Manager, Chris Grant, si muoverà sul mercato nel breve periodo per cercare di mettere a segno qualche operazione. Difficilmente i Cavs riusciranno a tornare una squadra competitiva nel giro di uno o due anni, considerato che la squadra va migliorata in molti aspetti.

Il proprietario Dan Gilbert, subito dopo l’annuncio della partenza di LeBron James per Miami, promise ai tifosi Cleveland avrebbe vinto un titolo prima di LeBron. Riuscirà a mantenere la promessa?

5 thoughts on “Primo bilancio per i Cavalieri senza Re

  1. piccola precisazione: il gm dei cavs nn è più danny ferry, il quale si è dimesso più o meno negli stessi giorni in cui è stato licenziato mike brown. l’attuale gm è chris grant

  2. ottima analisi. secondo me però è veramente l’addio di lebron che ha penalizzato così tanto i cavs, faccio un esempio: i nuggets senza anthony non sono come i cavs, però lo stesso anthony oltre ai suoi 25/30/40 punti porta anche assist, cioè canestri di un’altro suo compagno che magari è rimasto libero, per un raddoppio della difesa, porta magari a questa situazione con un recupero della difesa e magari quindi a un extra-pass per l’ulteriore smarcatura; con una giocata spettacolare, delle sue, carica i suoi compagni di squadra moralmente per le due o tre azioni successive, che così non giocano da “depressi” tipo, in alcuni frangenti, i cavs di quest’anno, vedi prima partita di lebron a cleveland cogli heat; si prende il tiro decisivo, che magari così entra e alla fine del campionato, o comunque quando si analizza il record di una squadra, non si va a vedere come a vinto quella squadra, se di un tiro o di 20 punti, ma si guardano solo le vinte/perse, e questo potrebbe incidere anche sul 8-26 dei cavs.
    se oltre a tutto questo (che potrete capire è già tantissimo: punti, assist o comunque situazioni favorevoli in attacco, “morale alto” che conta tantissimo, leadership, e situazioni calde da risolvere) aggiungete un proprietario che promette di vincere il titolo dandosi all’euforia più totale e non ragionando come una persona sana, che nel frattempo invece di sapere che il suo leader vuole andarsene non fa scambi prima per ottenere qualcosa in cambio ma lo lascia andare via “aggratis”, nella stessa estate hanno perso lebron, zydrunas, shaq e delonte west senza che arrivasse nulla di decente in cambio, allora meritano (non tanto i giocatori poveretti ma la dirigenza deficiente) di fare schifo. io ero uno di quelli che a inizio stagione vedeva i cavs alla lottery per il draft, tra le peggiori 5 sicuro. un vuoto del genere non si colma con le belle parole. se dovesse succedere la stessa cosa con carmelone, di là rimarrebbe si billups, che un pò di carattere ce l’ha, ma non aspettatevi dei nuggets quasi da finale dell’ovest, come sono potenzialmente oggi, con tutti sani; chi dice che i nuggets senza carmelo non sono come quelli di oggi, ma non sono neanche come i cavs mmmmh… aspetterei a tirare proclami, meglio il basso profilo, cosa che naturalmente dan gilbert non sa neanche cos’è… ciao

  3. Vista la situazione punterei su Majo dei Grizzliers, si dice sia in partenza per contrasti con Allen, ma in generale con la squadra che non lo vede più come stella, allora perchè non Cleveland, che ha il monte salary giusto per prenderlo rimettendoci solo una scelta futura ed un giocatore di medio livello?
    Ok, Majo non è Lebron, ma come punto di inizio non sarebbe male, sempre se i rumor sulla sua partenza da Memphis sia vera.

  4. Quoto Espy85, almeno la sua idea. Ferry ha compiuto errori in serie, idem gilbert.
    Ricostruire, ricostruire, ricostruire. la stagione è andata, tanto vale insistere sui giovani e far fare loro esperienza.
    Tagliare il tagliabile. Powe: si intende ricostruire? No? via.
    Williams? via, non è un vincente né un leader. Parker, moon, varejao, jamison: via.
    Sessions in quintetto, vai con la fantasia.
    Unrestricted Free agent tra il 2010 ed il 2011: JR Smith (2011), Zach Randolph (2011), David West (2011), Jason Richardson (2011), Greg Oden (2011), Carl Landry (2011), Jamal Crawford (2011), Caron Butler (2011), Carmelo Anthonty (2011).
    Lasciamo stare Carmelo, un team decente si può costruire.
    Scommetti su Oden, non ti costerà molto e se ti va bene diventa un affarone.
    Tra i restricted FA: Marc gasol, DeAndre Jordan…
    Poi, serve un leader. OJ, appunto.
    Sessions (Lawry) OJ Webster Landry Ode è un ipotetico, non expensive quintetto.

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