1Harvick-Charlotte-NASCARUna gara inusuale il Coca Cola 600 di quest’anno: disputatosi nel celeberrimo ovale di Charlotte, ha portato a due bandiere rosse e ben 10 bandiere gialle.

La più lunga prova del campionato, ben 600 miglia (985 chilometri) per un totale di 400 giri, ha visto un cavo di una telecamera appesa in mezzo al tracciato cadere e danneggiare le auto di Busch, Martin ed Ambrose costringendo NASCAR ad esporre la bandiera rossa e fermare la gara.

I commissari hanno deciso di lasciare 15 minuti ai team per riparare e rifornire le loro auto, cosa mai accaduta nella categoria.

E’ stato così che i vari Busch, Ambrose e Martin hanno ripristinato le loro auto e fatto cambiamenti, come del resto gli altri team.

NASCAR ha fatto bene a dirimere in questo modo la situazione? Io dico di si, dato che sarebbe ingiusto “penalizzare” piloti che non hanno colpa di ciò che è successo.

Il portacolori dell’ Hendricks Motorsports, Kasey Kahne ha sempre corso bene nel miglio e mezzo di Charlotte. Da campione uscente ha dominato in maniera ottimale nella prima parte di gara, guidando accuratamente nella linea interna lasciando gli avversari ad oltre quattro secondi.

Per colpa della bandiera rossa e forse con la notte il Chevrolet numero 5 è calato nelle prestazioni lasciando spazio ad un intrattabile Matt Kenseth. Solo nella parte finale ha preso la testa della corsa e l’ultima cosa che voleva vedere era una bandiera gialla, che purtroppo è arrivata.

L’errore “stupido” di Kahne è stato rimanere in pista per il rush finale. Lo dimostra quando il pilota di Enumclaw chiede al suo capo Kenny Francis: “Quanti piloti sono entrati ai box?”, “Tutti” dice Francis. Kahne replica “Oh boy”. Infatti ha dovuto lasciare strada ad Harvick, chiudendo secondo.

Un altro ad aver avuto un auto competitiva alla pari del Chevy di Kahne è Matt Kenseth. Intrattabile nel tratto centrale di gara gli è mancato lo spunto nel finale, forse dovuto anche un numero di bandiere gialle in cui lui è stato coinvolto. Il povero Matt è poi precipitato oltre la decima posizione scomparendo definitivamente.

Sorride parecchio Kurt Busch capace di una prestazione di altri tempi, nonostante gli imprevisti occorsi durante la gara, con macchina destabilizzata e batteria fuori uso è giunto terzo superando 3 auto nei giri finali. Un Kurt Busch rivitalizzato, grazie alla sua esperienza aldilà dell’ impossibile regalando al suo team un’ ennesima gioia.

Kevin Harvick è il pilota più felice del mondo che strappando la vittoria a Kahne vince la prova per la seconda volta in tre anni, dopo il clamoroso finale del 2011.

Incapace di essere al top durante la gara, ha sfruttato il rush finale per lasciare tutti sul posto e non a caso è soprannominato “The Closer” dai suoi fan. Questo dimostra che dopo 2 vittorie alle quali si aggiungono le due di inizio anno, non valide per il campionato, Harvick ha tutta la voglia di chiudere la sua ultradecennale carriera al Richard Childress Motorsport con un titolo.

A fine anno probabilmente passerà al Stewart Haas, ma prima vuole cancellare quei due terzi posti nella generale ottenuti negli anni scorsi.

Tralasciando ora i tre piloti del podio e colui che è stato dominatore di gara, ci sono stati altri vincitori minori, bravi a lasciare un marchio dopo tanto tempo.

Tra questi spiccano Ryan Newman, Tony Stewart, Clint Bowyer, Martin Truex Jr e Marcos Ambrose: tutti nella top ten finale.

Tony Stewart vede dopo tanto tempo la luce al fondo al tunnel. Astuto e bravo nel salvare la Chevrolet 14 in alcuni incidenti di gara, è riuscito a portare la sua auto fino alla settima posizione; di certo l’esperienza non gli manca, fatto sta che è un segnale incoraggiante e il pilota dell’ Indiana spera ancora di entrare nel Chase, quando siamo a metà stagione regolare.

Stessa storia vale per Martin Truex jr: non riuscendo a sfatare il suo interminabile tabù di vittoria, ritorna a far sentire la sua voce dopo il secondo posto ottenuto in Texas, con un nono piazzamento prezioso ma non brillantissimo.

È poi la volta di “Aussie Aussie”, il canguro Marcos Ambrose: non siamo abituati vederlo a quest’ altezza negli ovali ma questa volta è riuscito nell’ impresa.

Maestro dei Road Courses, il due volte vincitore dell V8 Supercars si accasa alla posizione numero dieci che con la sua atipica barba lo si vede sorridere alle telecamere a fine gara. L’ ottima prestazione a Charlotte, va ad aggiungersi a quella di Martinsville; ha avuto degli imprevisti nel corso dei 400 giri, ma la sua tenacia stavolta ha avuto ragione.

Tra i vinti però troviamo nomi ancora più importanti, Jimmie Johnson vincitore a Charlotte ben 6 volte è sprofondato alla casella 22 dopo essere andato in testacoda nelle fasi finali di gara. Nonostante ciò mantiene la leadership del campionato.

Anche l’altro californiano, Jeff Gordon ha dovuto abdicare le speranze di vittoria, andato a muro in un maxi incidente. Sono da citare inoltre le prove spente della coppia Ganassi, ovvero Montoya e McMurray rincasati alle posizioni 17 e 18.

Infine, ennesima brutta notizia per Danica Patrick ritiratasi dopo essere stata “toccata” da Stenhouse, per la seconda volta in stagione. A differenza di Ricky, il Godaddy numero 10 era risalito fino alla ventesima posizione dopo essere partito dal fondo dello schieramento.

È stata una gara lunga, stressante ma esaltante. Charlotte ha sempre dato le sue grandi emozioni ai fan della NASCAR,ma è giunta l’ora di pensare alla prova successiva che può schiacciare gli spettatori: il miglio di Dover, meglio conosciuto come “THE MONSTER MILE”.

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