Yankees, Astros e Twins per il primo posto sono divise da 4/5 partite, la stessa distanza che vede le appaiate Rays, Athletics e Indians dai campioni di Boston, per le rimanenti due Wild card.

Se la Big Apple e il Texas ci sembrano favoriti su Minnesota nella race per la vittoria di Lega, coi secondi più completi e avanti nelle odds per il Pennant, non ci pronunciamo invece in pronostici sulle restanti piazze d’onore: può infatti accadere di tutto!

Stanton si sta allenando, Severino è coi RailRaider mentre Encarnacion, anch’egli in prova Triplo A, è ritornato lasciando subito il segno. Gli Yankees sanno comunque trovare sempre nuovi outstanding performer da appaiare ai veterani in lineup; dopo Judge, Torres, Andujar e Voit, stavolta è stato il turno di Gio Urshela, jolly assolutamente portato a far tutto e ormai nel firmamento MLB, al pari dell’ineguagliabile LeMahieu.

L’attacco più imponente è forse ancora il loro, basti pensare che contro i Rangers è finita una striscia a punti che durava da ben 220 gare e Gary Sanchez ha già battuto il record di home run in una singola stagione per un catcher (il vecchio primato era proprio il suo con 33). Il bullpen è sempre un elite qui nel Bronx e gente come Ottavino, Cessa, Britton, Kahnle e Chapman non ce l’ha nessuno, ma è la rotazione a preoccupare e le 4.5 run subite per game sono un’enormità se rapportate a Dodgers e Astros, le altre favorite al titolo.

Houston si presenta infatti sulla carta regnante sia in battuta che al lancio. Il lineup rasenta l’eccellenza coi soliti noti, fra i quali Bregman vicino alle 30 partite consecutive salvo in base e il sensazionale rookie Jordan Alvarez, slugger di professione, tassello mancante rispetto al passato. Greinke è l’ultimo straordinario pitcher che si va ad aggiungere a Verlander e Cole, per esperienza e qualità il big trio di tutta lega. JV viene dal terzo no hitter della sua fantasmagorica carriera ed è dietro solamente a Randy Johnson e Nolan Ryan per 250+strikeouts in più stagioni (5)!

Straordinaria orchestra offensiva sono i Twins, in testa sin da subito e capaci di reagire allo strappo di Cleveland, che li raggiunse in classifica un mesetto fa. Primi per punti segnati e freschi di franchise record sui fuori campo (268), sono praticamente incontrastabili al box coi fenomeni Kepler, Cruz, Rosario, Sano (30 match saltati), Garver, Cron e Polanco in doppia decina sugli home run e il gold glove Byron Buxton ancora dominatore dell’outfield.

Il bullpen è progredito se paragonato al 2018, lo stesso si può dire per Berrios, Odorizzi, Pineda, Gibson e Perez, positivi come starter e tutti abili a lanciare più di 110 pitch a partita ma distanti anni luce dalla perfezione di Astros, Rays e Dodgers. I troppi errori inoltre lasciano qualche dubbio in previsione delle partite che conteranno davvero.

Oakland non si tira mai dietro nel gettare in mischia nuovi profili con caratteristiche necessarie per un gioco di squadra, oppure elementi da rivalutare e rivitalizzare. Seth Brown è l’ultimo di questa categoria, al pari di Homer Bailey e Tanner Roark, in netto miglioramento da quando arrivato via Cincinnati.

Idem i nuovi lanciatori ad inizio anno, convincenti rispetto al passato, dove era invece il bullpen a portare avanti la baracca. Il quarto posto di ERA e BAA nella propria lega è merito difatti per lo più di Fiers, Anderson, Montas – prima di essere sospeso – e Bassitt, partenti abili per molti frame e con ottimi risultati, evitando il miscuglio di opener col quale si iniziavano gli incontri la vecchia stagione.

Il rientro della stella Manaea allunga le alternative tra gli starter, qualcuno dei quali potrebbe così venir utilizzato da long reliever, viste le statistiche non proprio edificanti del reparto, sottotono rispetto al 2018. Gli unici che si mantengono pregevoli sono l’All Star closer Hendricks e Yusmeiro Petit, capace di eliminare quasi 50 battitori consecutivi, mentre il lineup è sempre top, nonostante l’annata al ribasso di Davis.

Tampa, al solito eccezionale in difesa, grazie al trio delle meraviglie Snell-Yarbrough-Morton, aiutati da Chirinos e i numerosi opener, ha acquisito spessore anche in un attacco un po’ asettico (nono in AL) con Sogard e Aguilar, quest’ultimo a caccia di riscossa, pervenuti in estate. Oltre ai leader risaputi segnaliamo la fantastica stagione di Travis d’Arnaud, originariamente il catcher riserva di Perez e Zunino.

Boston sta fallendo la stagione esclusivamente per la clamorosa crisi sul mound che ha investito i propri partenti, tra cui un ovviamente nervoso Chris Sale. Il suo rinnovo oneroso e quello di Eovaldi si sono rivelati controproducenti e se si sopravvive lo si deve ad Eduardo Rodriguez e al bullpen dignitoso. Mai dare per morti i campioni però, ancor di più quando in battuta si può vantare gente del calibro di Devers, Betts, Bogaerts, Martinez, Vazquez, Chavis, Bradley JR e Moreland, in rigoroso ordine meritocratico annuale.

Se c’è un team degno di accedere ai playoff è Cleveland. Che l’annata fosse complicata si è visto da subito, sin dalla offseason al risparmio, che ha tolto parecchia profondità a un club invece storicamente lungo e qualitativamente elevato, dando ai Twins, loro si rinforzati, la possibilità di competere in AL East!

A questo si è aggiunta la luna nera che ha privato per differenti periodi tutti i top player. Con l’orgoglio e una bellissima rimonta estiva si è usciti fuori dal tunnel che vedeva il team di Terry Francona in uno statico limbo attorno al 50% di Win. I veri mattatori sono stati Ramirez e Carlos Santana – coadiuvati dall’altro MVP a roster Francisco Lindor (anch’egli acciaccato ad inizio torneo) – che hanno superato una precedente crisi al piatto iniziando a performare situazioni clutch e con basi cariche, arrivando a battere vicino al .400 e caricandosi sulle spalle il rookie Mercado e a turno Naquin, Luplow e Jason Kipnis.

Oggi, con pure Josè out per una frattura alla mano, sono lo stesso nel gruppone e possono inoltre contare dopo la midseason sull’apporto di un esperto outfielder potente del calibro di Puig e di un funambolico home runner come Franmil Reyes, prossimo – a detta di tutti – a dominare la Major League sui fuori campo.

Gli Indians sono inoltre sopravvissuti alla moria di partenti, affidandosi ai giovanissimi Plesak, Plutko e il prodigioso Aaron Civale, top prospect che non hanno deluso, chi più chi meno. La leucemia di Carrasco, fresco di rientro fra i rilievi, l’infortunio iniziale di Clevinger (ripresosi alla grande dopo l’avvio stentato), quello grave e successivo di Kluber e la trade di Bauer, hanno infatti tolto per lunghi periodi quattro profili Cy Young alla rotazione. Il meno sicuro – Shane Bieber – sta bensì disputando la stagione della vita, che lo ha portato fra l’altro a vincere a soli 24 anni il titolo MVP nell’All Star Game casalingo.

Menzione d’onore per i Rangers, partiti senza nessun favore dalla critica ma a lungo al vertice.

Perdenti sul campo ma dal futuro luminoso e dominante White Sox e Blue Jays; i primi, oltre a concludere il torneo con un primato migliore rispetto al recente passato, ripartiranno con Eloy Jimenez, Yoan Moncada, Lucas Giolito, Zach Collins, Aaron Bummer e per ultimo Dylan Cease, i secondi hanno strabiliato il mondo grazie all’impatto di Guerrero Jr, Bichette e Biggio! Ora Reinsdorf e Rogers non devono far altro che affiancare loro giocatori d’elite e competere per il vertice.

Rammarico per Mike Trout, rimasto ancora una volta con le polveri bagnate, nonostante record e performance (War e 200 rubate) continuino a progredire. D’altronde senza lanciatori affidabili – e la tragica scomparsa di Tyler Skaggs non è un alibi – nessuno può ambire a vincere, nemmeno un lineup come quello degli Angels. Il farm system pronto a esplodere e un cap più snello a breve, visti i molti contratti a scadenza, daranno però l’opportunità alla dirigenza di ringiovanire la rosa e investire su una rotazione credibile.

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