L’inizio del mese di Maggio per la MLB è stato ricco di avvenimenti importanti ma indubbiamente il ritiro dal baseball giocato di Ichiro Suzuki e la battuta numero 3000 in carriera di Albert Pujols meritano un grande risalto: nel primo caso si chiude un’era, mentre nel secondo si continuano a raggiungere traguardi che in pochissimi nella storia del baseball possono dire di avere raggiunto.

Ichiro, nato il 22 ottobre del 1973 a Kasugai in Giappone, è approdato in MLB a Seattle Mariners a 28 anni dopo un’esperienza agli Orix BlueWave nel campionato del sol levante: la sua campagna da rookie fu strabiliante, partita con la promessa a Randy Johnson di tener alto l’onore della maglia numero 51 assegnatagli dal front office e finita con un All Star game, il titolo di MVP della AL, il rookie dell’anno e il record di battute valide per un giocatore al primo anno registrandone bene 242.

I tratti che hanno contraddistinto la carriera del giapponese e per cui ci ricorderemo di lui sono sicuramente uno stile di battuta con il rituale di tirarsi su la manica a dir poco unico che chiunque almeno una volta ha provato ad imitare, una velocità ad uscire dal box di battuta fulminea, dovuta alla sua posizione di battitore mancino e alla sua rapidità che gli hanno permesso di ottenere tanti infield single durante la sua lunga carriera.

Una delle poche cose che gli è sempre mancata è stato l’anello e quando nel 2012 è stato scambiato agli Yankees per poter finalmente vincere, le cose non sono andate come sperato e dopo due anni in pin-stripes è approdato ai Marlins più che altro da pinch hitter e da sostituto in esterno sinistro a Ozuna o Yelich vista l’età ormai avanzata.

All’inizio di quest’anno ha firmato un contratto coi Mariners per potersi ritirare da giocatore con la maglia che lo aveva lanciato nel mondo delle majors, fino alla notizia di questo 3 maggio che lo vede abbandonare per ora o, come quasi tutti pensano, definitivamente il baseball giocato: è dura pensare a un suo ritorno il prossimo spring training visto che avrà la veneranda età di 45 anni e mezzo.

Lascia una legacy indelebile dietro di lui fatta di 3080 battute valide in MLB e 1278 in Giappone condite con 509 basi rubate (MLB) e 199 (Giappone) e il titolo di battitore Nipponico più forte di sempre.

L’altro giocatore di cui parleremo oggi è esattamente l’opposto di Ichiro perchè è fisicamente dominante e predilige gli homerun agli infield single, sto parlando ovviamente di “The Machine” Albert Pujols draftato dai Cardinals nel 1999 al tredicesimo giro con la chiamata numero 18 e finito per essere il giocatore più forte di questa era e forse di tutti i tempi.

Quando si parla di Pujols bisogna parlare oltre che dei suoi record (troppi per poterli citare tutti) ma del timore che soprattutto negli anni dei St. Louis incuteva ai pitchers avversari: le hanno provate tutte contro di lui comprese le walk intenzionali quando capitava a battere da leadoff (cosa rarissima) ma lui nonostante non fosse un velocista si era fatto insegnare da Lou Brock come correre al meglio sulle basi cosa che gli diede una dimensionalità in più.

Il prima base dominicano è stato un difference maker in campo e fuori con la sua associazione e nei miei viaggi a St. Louis ho sempre ascoltato con piacere le storie degli abitanti del posto su come Albert riusciusse a mantenere un’ umiltà e un’ umanità fuori dal comune per un giocatore che vinto tutto e che ora, oltre all’ anello con gli Angels punta al record all time di: homerun, RBI e total bases.

Questo 5 maggio ha battuto la sua valida numero 3000 con un opposite field single contro i Mariners entrando nella storia non solo per essere il trentaduesimo giocatore a raggiungere quella cifra ma anche per essere il quarto nella storia a farlo con più di 600 homerun.

Per definire la grandezza di questo giocatore non bastano i numeri bisogna vederlo giocare dal vivo ed io ho avuto questo onore e previlegio, perchè è dal terrore “sportivo” negli occhi del tifoso della squadra avversaria che capivi quanto fosse forte.

Non mi scorderò mai quella gara 3 di World Series quando ad Arlington mise KO i Rangers da solo con 3 homerun coi tifosi di Texas che sconsolati abbandonavano l’impianto con l’aria di quelli che “contro questo quando è in forma non ci si gioca”.

Mi auguro per il bene del baseball che riesca a giocare ancora qualche anno a buon livello per poter dire di aver assistito alla storia del leggedario gioco del baseball ancora una volta.

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