Martedì e mercoledì erano in programma le due Wild Card, incontri in cui chi vince passa e chi perde va a casa. Le due squadre ospitanti erano anche le due favorite, ma gli incontri si sono rivelati molto diversi da come si potevano immaginare.

Partendo dalla American League, gli Yankees presentavano sul monte Luis Severino, uno dei migliori lanciatori del 2017, in special modo dall’ASB in poi. Ebbene, con 29 lanci nel primo inning è riuscito a collezionare un solo out, subendo 3 punti e 2 home run!

Girardi non ci ha pensato due volte e l’ha subito cambiato, iniziando così una tortuosa partita in mano al bullpen.

Ma nella parte bassa del primo inning Erwin Santana era sul monte per i Twins, e nonostante l’ottima stagione non si è mai trovato bene in questo stadio così piccolo, lui che è un fly ball pitcher; ed infatti nei primi 4 battitori concede una base ball e due valide, compreso l’home run da 3 punti di Gregorius per il pareggio!

Molitor a differenza del collega non cambia subito il partente, e gli concede un altro inning, in cui però gli Yankees segnano ancora per il vantaggio 4-3.

Nel terzo i Twins si affidano a Berrios, altro partente che tanto bene ha fatto in stagione, ma anche lui delude con 3 punti subiti in altrettanti inning.

Il bullpen degli Yankees, invece, senza bisogno di bruciare partenti per la ALDS, subisce un solo punto nel terzo inning, con Greene.

Il resto dell’incontro è controllato prima da Robertson, già closer degli Yankees prima e dei White Sox poi, che lancia 3.1 inning (52 lanci, record in carriera) concedendo solo 3 valide con 5 K, poi l’altro rilievo destro Kahnle, sempre preso dai White Sox a metà luglio, che lancia 2.1 perfect innings. Infine Chapman che mette K 3 avversari nel nono per l’8-4 finale.

Il bullpen newyorkese, terzo MLB in stagione per ERA, si conferma quindi molto affidabile, e riporta gli Yankees ad una vittoria in postseason dal lontano (per loro) 2012.

E’ stata solo la sesta volta nella postseason che i due partenti non hanno collezionato nemmeno un K, mentre ben 3 esordienti hanno battuto un HR (Dozier, Rosario e Judge) e con 5 HR è stata la partita di wild card con più fuoricampi della storia.

Nella NL invece erano i D’Backs, davanti a 48 mila spettatori, ad ospitare l’evento, ed in prima fila c’era anche The Big Unit, quel Randy Johnson protagonista dell’unica cavalcata vincente della squadra di Phoenix nel 2001.

Sul monte Greinke doveva dare garanzie, e per 3 inning lascia a zero i Rockies. Dall’altra parte invece John Gray mette a segno appena 4 out prima di venire tolto dal monte, dato che dopo solo 8 lanci era già sotto di 3 punti, con 3 valide e l’HR di Goldschmidt, che aveva chiuso la stagione con uno 0 su 17 poco rassicurante.

Il bullpen dei Rockies nel frattempo ha continuato a subire punti per il 6-0 D’Backs dopo 3 frame.

Ma non ci si deve fidare delle statistiche della stagione regolare: i playoff sono un’altra cosa. Ed infatti Greinke nel quarto inning subisce duramente l’attacco dei Rockies ed è costretto ad uscire dopo solo 58 lanci, subendo una valida da Trevor Story (191 K in stagione, record – negativo – di franchigia), una dall’ex Parra (che aveva chiuso la stagione con un terribile 1 su 27), e con un doppio di Lucroy, suo catcher ai tempi in cui giocavano nei Brewers.

A questo punto l’incontro si tranquillizza per oltre due inning, in cui nessuno segna più ed il punteggio rimane inchiodato sul 6-4, anche se Lovullo, skipper dei padroni di casa, inizia una serie di scelte discutibili, la più pesante delle quali è far lanciare nel quinto (e nei successivi due) inning Robbie Ray, designato partente in gara 1 (ed eventuale gara 5) contro i Dodgers nella possibile NLDS.

Molti erano i motivi di questa scelta: le 15 vittorie ed il career year del lanciatore, ma anche la sua bravura in trasferta, le gravi difficoltà dei Dodgers contro i partenti mancini, e contro di lui in particolare (mise a segno il suo record in carriera di K nell’ultima serie a Los Angeles). Invece i 34 lanci in 2.1 inning (un punto subito, 3 K) contro i Rockies fanno tramontare questa possibilità.

Poi altro momento chiave avviene nella bassa del settimo inning: con i D’Backs avanti 6-5 decide di lasciare in battuta Bradley, il rilievo, con due uomini in base e due out, anziché tentare di aumentare il vantaggio sostituendo il lanciatore… ed invece Bradley, .098 in carriera, batte il suo primo triplo della vita, portando a casa 2 RBI!

L’ex quarterback di Oklahoma mette a segno così il primo triplo di un lanciatore nella storia dei playoff! Nell’ottavo però, complice forse l’euforia per la battuta valida, concede due home run consecutivi a Arenado e Story per l’8-7, ed anche qui Lovullo decide di proseguire con lui anziché far entrare un nuovo rilievo (Sherfy si scaldava da tempo), ed ha nuovamente ragione perché Bradley chiude l’ottavo con il fly out di Lucroy.

Nella parte bassa Arizona riesplode con il suo attacco e mette a segno altri 3 punti per l’11-7 che Rodney difende nel nono per l’11-8 finale.

Grande protagonista il lineup di Arizona, con Lamb che batte 4 su 5, Peralta e Marte 3 su 5.
Delude invece Blackmon per i Rockies, con uno 0-4 ed un solo RBI, lui che quest’anno ha battuto il record MLB per RBI di un leadoff con 103.

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