Non erano molto alte le aspettative per Toronto ad inizio stagione: erano sì arrivati Josh Donaldson, Russell Martin e Marco Estrada, ma erano partiti Colby Rasmus ed il closer Casey Janssen, pertanto la squadra sembrava destinata ad una stagione intorno al 50%, forse poco più, con qualche velleità di playoff. 

E così è stato, dietro ai sorprendenti Yankees che hanno preso il posto dei favoriti della vigilia Red Sox, rimasti tutto l’anno ultimi. Toronto ha sempre viaggiato in linea di galleggiamento, qualche partita dietro a Tampa e a volte anche a Baltimore, ma senza perdere mai contatto.

A pochi giorni dalla fine del mercato però, il GM Alex Anthopoulos ha deciso di spingere forte, come non faceva dalla off-season di due anni or sono, quando fece le mega trade con Marlins e Mets per acquisire Reyes, Buehrle, Dickey e alcuni altri, mercato che però non fruttò alcun risultato.

In pochi giorni sono state fatte le seguenti acquisizioni: firmato Joba Chamberlain, presi Tulowitzki e Hawkins dai Rockies, Price dai Tigers, Mark Lowe dai Mariners e Ben Revere dai Phillies. Il payroll d’altronde lo permetteva, dato che ad inizio stagione era addirittura sceso di 12mln rispetto al 2014, ed inoltre il GM aveva capito che una American League debole come quest’anno difficilmente si rivedrà, e che il momento andava sfruttato.

La distanza dagli Yankees era intorno alle 6 partite, molte ma non moltissime rispetto ad una squadra non irresistibile che sta mantenendo la testa grazie alla verve ritrovata di Alex Rodriguez ma che non fa paura certo in chiave World Series, e che ha deciso di non effettuare movimenti di rilievo alla deadline, mentre per la wild card, escluso il posto che verrà certamente occupato ad ovest da chi perderà la Division tra Astros ed Angels, l’altro posto è a portata di mano, dato che Rays e Orioles hanno deciso di vendere anziché comprare, e che Minnesota sta avendo una stagione molto positiva ma anch’essa non pare così forte.

Il bullpen era veramente corto e inaffidabile, e le acquisizioni di Joba Chamberlain, La Troy Hawkins e Mark Lowe dovrebbero migliorarlo sensibilmente, anche se manca un closer di peso (ora il posto è occupato da Osuna, rookie con 7 salvezze in stagione). Anche la rotazione lasciava a desiderare e quel che mancava era un numero uno che potesse garantire 7-8 inning ad uscita, il profilo giusto era evidentemente quello di David Price e l’obiettivo è stato centrato. L’attacco era l’unica nota positiva e non aveva bisogno di innesti.

Ma analizziamo ad una ad una le trade effettuate: quella più strana è certamente la prima, con i Rockies, in cui è stato preso Tulowitzki (e Hawkins) e ceduto Reyes. Tulo era scioccato dalla trade, dato che sperava di andare ai Dodgers, ai Giants o agli Yankees, ed ora ha preteso una “no-trade clause” per evitare nuove sorprese. 

Ha un contratto garantito fino al 2019 da 20mln a stagione. Ha 2 anni in meno di Reyes, mentre li accomuna lo stesso passato pieno di infortuni, e il sintetico canadese non è certo un luogo sicuro per lui. Ha molta più potenza di Reyes, ed è un po’ meno costoso, dato che Reyes guadagnava 22mln fino al 2017. 

Nessuno scambio di denaro è avvenuto, mentre Toronto ha dovuto cedere la prima scelta del 2014, Hoffman, e Castro, un altro prospetto che quest’anno aveva pure ricoperto il ruolo di closer, prima di essere rispedito in triplo A dopo un brutto periodo.

David Price s’è detto era il fit perfetto per Toronto: sarà free agent al termine della stagione, ed ha già annunciato che vuole testare il mercato libero, quindi non firmerà con Toronto un allungamento. Questo permetterà al manager di spremerlo senza riserve, come ha già fatto all’esordio con 119 lanci!

 3 i prospetti ceduti a Detroit, due dei quali già pronti per la rotazione delle majors, Daniel Norris e Matt Boyd. Norris è considerato uno dei migliori venti prospetti MLB in questo momento ed ha le potenzialità per diventare un vero asso.

Per Mark Lowe, rilievo destro che quest’anno a Seattle aveva una media ERA di 1.00 in 36 inning, sono stati ceduti 3 prospetti mancini di poco rilievo, mentre Ben Revere raggiunge il Canada per sopperire alla partenza del leadoff Reyes, e per garantire velocità e basi rubate al club, anche se per il momento batterà nono e Tulowitski verrà lasciato nel leadoff spot. 

Revere è poi eleggibile per l’arbitrato nelle prossime due stagioni, quindi non è un giocatore di passaggio. Per averlo sono stati ceduti ai Phillies due prospetti lanciatori di non grande peso.

Questo mercato sontuoso è teso a riportare i Blue Jays ai playoff per la prima volta dal 1993, anno delle ultime WS vinte contro i Phillies. E con gli Yankees immobili e con ancora 13 scontri diretti in programma, gli analisti danno ora Toronto addirittura come favorita per la vittoria di Division.

Questa notte c’è stato l’esordio di Price al Rogers Centre. Lo stadio era esaurito da oltre 24 ore, da quando cioè il manager aveva annunciato che Dickey avrebbe chiuso la serie con i Royals e Price avrebbe lanciato in gara 1 con i Twins. Mossa che serviva a lasciare un giorno in più per acclimatarsi al nuovo venuto, nonché per cercare di sfruttare all’esordio gli ottimi numeri in carriera contro i Twins (appena 20 valide e 3ER negli ultimi 30 inning lanciati contro di loro).

Partita elettrizzante, che consiglio di guardare su MLB.TV: lo stadio impazzito per Price, quasi incredulo di avere finalmente una star di questo calibro nella propria rotazione. 

Ovazioni continue per il mancino: al primo lancio, al primo out, al primo K, alla chiusura del primo inning, nei momenti chiave del quarto inning. Sì perché, a dispetto delle statistiche finali, l’uscita è stata tutt’altro che brillante: nei primi 3 inning abbondanti Price ha lanciato spesso lontano da dove Russell Martin voleva, e ad una velocità di 96-97 miglia orarie, circa 2 miglia sopra il suo standard. 

Probabilmente l’emozione e la voglia di strafare lo hanno tradito, e i lanci rimanevano in mezzo al piatto o erano fuori controllo. Non solo l’HR di Hunter nel secondo inning (che ha gelato gli spettatori) ma le basi piene con zero out nel quarto (grazie ad un doppio e a due basi ball) erano segnali preoccupanti (ricordiamo che le miglia terresti corrispondono a 1,6km, quindi i lanci sono intorno ai 160 km all’ora!).

Poi un concerto sul monte con il catcher Martin e il nuovo acquisto Tulowitski e per miracolo tutto è cambiato: Price è tornato alla sua velocità normale (94-95 MPH), ed ha eliminato 15 avversari consecutivi, per una linea finale che parla di 8 inning lanciati, 3 valide, 1ER, 2BB, 11K (record di franchigia per un esordiente con questa maglia) e 119 lanci. 

L’ovazione alla fine dell’ottavo è stata addirittura doppia, dato che Paul Molitor, skipper di Minnesota, è saltato fuori dal dug out incerto se chiedere l’istant replay sull’ultimo out, per poi tornare sui suoi passi e permettere una seconda trionfale uscita dal campo per il nuovo asso di Toronto.

Il suo record in carriera al Rogers Centre è salito pertanto a 8-0, e molti incontri lo aspettano in questo che è considerato uno dei ballpark più favorevoli ai battitori, ma che evidentemente non ha intimorito Price nella sua brillante carriera.

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