30-16 dopo 2 mesi di gioco, miglior record delle majors, con 4,5 partite di vantaggio sui Cubs, 6,5 sui Pirates.

Tutto come previsto si potrebbe dire: alla vigilia della stagione era proprio questa la classifica che ci si aspettava, con Brewers e Reds sotto il 50% e fuori da ogni discorso, con i Cubs, unica squadra ad essersi rinforzata nella Division, a lottare per il secondo posto con i Pirates.

Quali i motivi del successo? Certo avere degli avversari di Division non irresistibili aiuta, se poi giocare in casa vuol dire vittoria quasi certa (17-5 fino a questo momento) la situazione migliora ulteriormente.

Poi ci sono le radici profonde: una franchigia che ha aumentato solo leggermente il suo payroll nel corso degli anni, è stata però sempre attenta a non cedere nelle trade di luglio i pezzi pregiati del farm system per rincorrere miglioramenti temporanei del lineup in vista dei consueti playoff. Il farm system è perciò rimasto sempre uno dei migliori delle majors, ed ogni anno c’è qualche nome che si affaccia in prima squadra.

In più la qualità dello staff: dopo l’era di Tony La Russa, il suo successore Mike Matheny ha fatto vedere di essere un ottimo skipper con la stessa tendenza al “fast-hook”, cioè a togliere i lanciatori partenti alle prime difficoltà, impedendo loro di raggiungere degli high pitch count: mossa che se alcune volte può risultare nociva, nel lungo periodo preserva gli stessi dagli infortuni e permette di utilizzare al meglio i tanti talenti presenti anche nel bullpen.

La off-season era stata tranquilla, con l’unica necessità di riempire il vuoto in esterno destro, dopo la cessione ai Red Sox di Allen Craig. Si è deciso di puntare su Jason Heyward dei Braves, in una trade in cui è stato sacrificato Shelby Miller, nella consapevolezza che il reparto lanciatori partenti era fin troppo profondo.

Ed infatti, quando nel mese di aprile si è infortunato l’asso della rotazione, Adam Wainwright, (operato al tendine di Achille, starà fuori tutta la stagione), nulla è cambiato, dato che nella rotazione è rientrato Jaime Garcia.

L’infortunio di Wainwright, d’altra parte era nell’aria: nella off-season lo staff aveva lumeggiato la possibilità di ridurre gli inning di lavoro se non addirittura di spostarlo nel bullpen; Adam si era subito opposto, dicendo che lui era in grado di continuare come nelle ultime stagioni, ma il super lavoro degli anni post Tommy John surgery si è fatto sentire dopo appena 4 partenze (peraltro eccellenti).

La rotazione sta andando alla grande, con tutti e 5 i protagonisti sotto il 3.50 di ERA, Rosenthal come closer si sta confermando una sicurezza, Jordan Walden, altro neo acquisto dai Braves, come set up dà grande affidamento, anche se è appena entrato in DL per 6-10 settimane a causa di un problema al bicipite destro, ed anche il rilievo lungo Carlos Villanueva ha fatto un’eccellente inizio stagione.

Nel lineup c’è stata la definitiva consacrazione di Kolten Wong, dopo il 2014 passato su e giù dal triplo A: ora batte .320 e si è contenuto negli errori (6 fino ad ora). Anche Peralta e Carpenter hanno iniziato forte la stagione (7 ed 8 HR rispettivamente), con quest’ultimo che si conferma una stella per St. Louis, mentre partenza stentata per Heyward e Adams. Buon avvio anche per gli esterni Holliday e Grichuk.

La vittoria di Division sembra ormai in discesa (troppa la differenza tecnica con Cubs e Pirates), e per quanto concerne i playoff avere il miglior record nella NL assicurerebbe il vantaggio del campo nell’ipotetica gara 7 della NLCS contro i Nationals o i Dodgers.

Buone sono le possibilità dei Cardinals di tornare alle WS o comunque di fermarsi solo davanti ai forse meglio attrezzati capitolini, che però nell’inizio stentato di stagione hanno dimostrato di non essere ancora “squadra” come i Cardinals, mentre i Dodgers appaiono ancora lontani dalla qualità di St. Louis, ancora una volta senza punti deboli nel roster, pur con l’assenza di Wainwright.

 

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