mlbrepl544Da ora in poi le chiamate arbitrali non potranno più essere dubbie. O forse no? Avremo tre anni per capire se le decisioni “in limine” finalmente avranno una soluzione definitiva, certa ed incontrovertibile.

E’ notizia di mercoledì, infatti, che le trenta franchigie MLB si sono accordate all’unanimità per l’approvazione dell’utilizzo del replay in corso di gara in caso di chiamate arbitrali dubbie.

Le nuove regole avranno effetto a partire dalla prossima stagione e, come detto, anche le stagioni 2015 e 2016 serviranno da osservatorio ai fini di una transizione sempre più efficace e precisa verso l’optimum, individuato dalla commissione autrice dei lavori di revisione del regolamento, nell’eliminazione delle decisioni riconosciute urbi et orbi ingiuste.

Ci viene in mente, quale esempio lampante, il perfect game strappato ingiustamente ad Armando Gallaraga, allora pitcher dei Detroit Tigers, per una chiamata non corretta in prima base effettuata da Jim Joyce, arbitro di lungo corso in MLB, che dichiarò salvo in prima un giocatore di Cleveland quando invece l’out, a velocità ridotta, sarebbe stato facile da individuare.

E’ proprio di tre anni il lasso di tempo indicato dalla dirigenza MLB quale periodo di transizione per il raggiungimento della “perfezione” nell’utilizzo di questo strumento, come dichiarato da Tony LaRussa, ex manager pluridecorato di A’s e Cardinals, ora direttore esecutivo insieme a Joe Torre del progetto di cui parliamo.

Ovviamente, le novità in esame si vanno ad aggiungere e non a sostituire a quelle già in vigore in caso di fuoricampo dubbio, che restano ferme senza che ci sia stato il bisogno di un cambiamento formale nella regolamentazione esistente.

Discordia e dubbi a riguardo rimangono, invece, sull’uso del replay per eventuali sanzioni disciplinari da addebitare in caso di scontro a casa base fra corridore e catcher. Su questa materia i trenta proprietari delle franchigie non sono riusciti a trovare un accordo, essendo questa una materia abbastanza delicata che tocca gli interessi all’incolumità e alla salute degli atleti sul diamante.

Ricordiamo lo scontro a casa base fra Scott Cousins degli allora Florida Marlins e Buster Posey dei San Francisco Giants che costò all’MVP 2012 per la National League la rottura dei legamenti della caviglia e la frattura del perone.

Ritornando all’attualità, le novità che entreranno in vigore riguarderanno i più disparati aspetti del gioco. In particolare, per la prima volta, le chiamate effettuate a riguardo di una qualsiasi delle basi saranno suscettibili di revisione.

L’esempio potrebbe essere quello già menzionato sopra di Gallaraga, dove il corridore, dopo la visione del replay, sarebbe stato facilmente chiamato out e Gallaraga avrebbe così ottenuto il ventisettesimo out consecutivo entrando così nel ristretto club dei pitcher con perfect game.

A riguardo di casa base, come detto sopra, gli scontri sono ancora materia di discussione fra i trenta club ed il sindacato dei giocatori. Ma per ciò che riguarda gli eventuali dubbi sul catcher che tocca o meno il corridore per l’eliminazione o sull’avere anche solo sfiorato o meno il piatto da parte del corridore per l’ottenimento del punto, rientra tutto sotto la giurisdizione (eventuale, solo in caso di dubbio o di richiesta dei manager delle due squadre) del nuovo sistema ausiliario delle decisioni arbitrali.

Un altro strumento nuovo che verrà offerto (questo più al pubblico che alle squadre in campo) è quello dell’utilizzo dei maxischermi all’interno degli stadi di MLB dove, per la prima volta, uno spettatore sugli spalti avrà la possibilità di usufruire del medesimo servizio di replays che viene offerto allo spettatore seduto davanti al televisore.

La logica democratica di tale aggiunta è stata sottolineata dal Commissioner Bud Selig stesso durante il discorso inaugurale alla presentazione delle novità regolamentari avvenuto a margine della riunione annuale fra i proprietari delle squadre della lega, quest’anno tenutosi a Paradise Valley, in Ariziona. Un massimo di due replays dell’azione sotto esame verranno mostrati a velocità naturale al pubblico allo stadio che potrà, dopo il verdetto ufficiale degli arbitri, vedere un terzo replay esemplificativo delle motivazioni per le quali la decisione è stata presa.

Il nuovo sistema avrà una base operativa a New York dove due “crews” di arbitri lavoreranno per ciascuna giornata su tutte le partite in programma (che potrebbe essere solo una come, durante il weekend, tutte e quindici). Ciò significa che ciascuna crew, composta, ricordiamolo, da quattro membri cadauna, dovrà coprire l’una sette, l’altra otto partite, per un totale di due partite per arbitro a serata (nelle serate di full coverage ovviamente).

Sicuramente un passo in avanti per il gioco del baseball. Ma quanto influirà il fattore tempo su tutto ciò?

Già i cambi di pitcher impongono i lanci di riscaldamento ed una perdita consequenziale di almeno due minuti. Se si aggiungono poi così tante deroghe alla libera e spontanea azione degli arbitri, non sappiamo davvero quanto questi tempi morti possano essere utili alla spettacolarità del gioco. Che, insieme alla correttezza dello svolgimento del gioco, è un fattore che ci stimola tanto. Forse ancor più della robotica attuazione del regolamento priva di fattore umano. Nel bene e nel male.

 

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