La caccia ad ottobre è il modo usuale con cui gli americani chiamano la corsa ai playoff, che a due settimane dal termine della stagione è più che mai in atto.

Partendo dalla National League, tutto o quasi sembra deciso.

Atlanta ha ben 8 partite di vantaggio su Washington ed ha mantenuto la testa dall’inizio della stagione. Nonostante i Nationals siano 9-1 nelle ultime 10 ed abbiano appena vinto un double-header contro i Braves, nulla fa pensare che la squadra della Georgia possa perdere la East Division.

Stessa situazione nella West, dove i Dodgers hanno 10,5 partite di vantaggio su Arizona e pertanto hanno virtualmente vinto la Division, dopo un recupero da metà stagione da guinness dei primati.dodgers02

Nella Central Division la vittoria del Pennant è più che mai in bilico, invece, con i Cardinals che conducono con una partita di vantaggio sui Pirates e 2,5 partite sui Reds. Tutte e tre le squadre sembrano però destinate ai playoff, dato che Washington, l’unica squadra che possa agganciare i Reds nella corsa alla seconda wild card, ha pur sempre 4,5 partite da recuperare.

I Reds devono affrontare ancora 6 volte i Pirati, 3 volte i Mets ed oggi gli Astros, mentre i Nationals hanno 3 partite con i Cardinals, 1 con Atlanta, 3 con i D’Backs e 4 con i Marlins, quindi i capitolini sono favoriti dal calendario, ma non a sufficienza per il grande recupero.

Per quanto concerne i bilanci di fine anno, focalizziamoci sulla West Division, ormai decisa. Nelle previsioni doveva essere la Division più combattuta, con tutti o quasi in corsa per il Pennant. Anche San Diego e Colorado, infatti, complici l’ottimo finale di stagione 2012 dei primi e il promettente inizio 2013 dei secondi, unito al mitico Coors Field che produce sempre molti danni ai pitchers avversari, erano accreditati di qualche chances. Ben più alte erano però le quotazioni di Arizona e dei campioni in carica (molti se ne sono già dimenticati) di San Francisco.

E’ stato alla fine un trionfo per i Dodgers, la squadra con il payroll più alto delle Majors (a giorni alterni con gli Yankees, a seconda del contratto che veniva firmato o assorbito), che hanno avuto però una partenza da incubo e ancora a giugno sembravano fuori dai giochi e con il Manager in via di siluramento. Ora si parla di lui come del possibile Manager of the Year e i playoff li vedranno come favoriti per giungere alle World Series. Ma qualsiasi risultato diverso sarebbe stato un fallimento.

Arizona aveva fatto movimenti aggressivi ma mirati, cedendo Chris Young e Justin Upton, così come il fenomeno Bauer, per coprire i vuoti in terza base e in interbase (Prado e Gregorius), e per poter valorizzare un paio di giovani esterni (Eaton si è però infortunato).

Il risultato è stato promettente fino all’All Star, ma il vantaggio accumulato nei confronti dei Dodgers non è stato sufficiente a resistere al clamoroso rientro dei californiani. Le molte blown saves (usati come closer prima Putz, poi Bell, poi Hernandez prima di capire che il migliore era Ziegler) sono state una piaga costante dell’annata dei D’Backs, che però hanno uno dei roster più bilanciati economicamente (nessun bad contract) e possono già pensare di competere nel 2014.

San Francisco è una storia ben diversa, e molto più triste. La squadra campione infatti aveva rinnovato tutti i vincitori, firmando bad contracts con Pagan e Scutaro pur di non scontentare i tifosi. Non è mai stata in corsa per il pennant, ed inoltre non ha avuto il coraggio di cedere alcuni giocatori in scadenza alla deadline per accumulare prospetti e per ridurre il payroll. Lincecum, Zito, Affeldt, Pence sono solo alcuni dei contratti in scadenza, che potevano essere valorizzati sul mercato. La off-season si preannuncia difficile.

Colorado e San Diego, invece, hanno comunque visto un 2013 positivo: sono riusciti a lanciare giocatori sia in attacco sia, soprattutto, sul monte, e pertanto guardano con fiducia alla stagione 2014.

Passando ora alla American League, la situazione è meno chiara, ma solo in parte.

Le tre Division infatti sono praticamente assegnate, con Boston che ha 9 partite di vantaggio sui Rays, Detroit che ne ha 6 sugli Indians e Oakland che ne ha 6,5 sui Rangers; tutti e tre virtualmente irraggiungibili.

La lotta invece coinvolge entrambi i posti disponibili via wild card, con ben 6 squadre ancora in lotta: Tampa Bay e Texas in questo momento sarebbero le qualificate, ma gli Indians sono a solo mezza partita di distanza, Baltimore a meno 2 e la coppia Royals/Yankees a 3,5 partite.

Texas è in crisi nera, con 8 sconfitte nelle ultime 10, mentre le altre cinque stanno viaggiando sul 50%. Favoriti per un posto sembrano ora gli Indians, e sarebbe un colpaccio per Terry Francona, alla prima stagione da Manager. Il calendario, infatti, li premia fortemente, dovendo incontrare oggi i Royals, per poi finire con 4 Astros, 4 Twins e 2 White Sox. Una vera manna.

Se il posto degli Indians sembra stia a loro buttarlo al vento, cerchiamo di capire chi può vincere l’altro: è chiaro che Yankees e Royals hanno la vita più dura, con i primi che devono incontrare solo i Rays per 3 partite, avendo inoltre Blue Jays per 2, Giants per 3 e Astros per 3, ed i Royals che dopo la finale con gli Indians, hanno Seattle per 3, Rangers per 3 e White Sox per 4. Gli Orioles poi hanno una calendario da urlo, con 5 partite ancora con i Red Sox, 4 con i Rays e 3 con i Blue Jays.

Se dovessimo puntare su una squadra sceglieremmo i Rangers, nonostante gli ultimi risultati, dato che dopo le 2 partite rimaste con i Rays, hanno 3 Royals, 3 Astros e 4 Rangers, rispetto al calendario molto brutto dei Rays, che deve affrontare ancora Baltimore, Yankees e Toronto. Sembra in ogni caso una corsa a 3: Cleveland, Tampa, Texas.

Per quanto concerne un bilancio nella American League, anche qui partiamo dalla West Division. Gli A’s hanno compiuto l’ennesimo miracolo, andando addirittura a vincere la Division in scioltezza, quando ad inizio stagione sembrava dover essere una lotta a due tra i giganti Angels e Rangers.

Billy Beane e la sua politica contrattuale continua a premiare e dovrebbe far riflettere ulteriormente le formazioni come gli Angels, vera delusione dell’MLB, che partita per stravincere la Division, più o meno come i cugini Dodgers, non è mai stata in corsa nemmeno per la wild card.

Certo molti infortuni, ma soprattutto un reparto lanciatori debole fin dall’inizio hanno impedito all’attacco qualsiasi passaggio a vuoto, che invece c’è stato, sia da parte di Trout, che è partito in sordina per poi recuperare, sia con la stagione no di Pujols, che sommata alla scorsa non esaltante fa capire agli Angels che il suo si rivelerà un pessimo contratto. Ma la situazione di payroll ha ben altri problemi, con numerosi contratti sbagliati (Hamilton su tutti) che condizioneranno le stagioni a venire. Auguri.

I Rangers invece, nonostante la offseason avesse indebolito la squadra, sono ancora in corsa e possono essere contenti, soprattutto dopo la squalifica di Cruz, di essere restati a galla. Seattle ha migliorato enormemente il suo reparto offensivo (è ora terza MLB per HR), cancellando di fatto il deficit del ballpark, ma ha dovuto pagarne il prezzo nel reparto lanciatori, parzialmente sacrificato nella offseason (Vargas, League).

Gli Astros infine possono sorridere: se la prima squadra ha perso 100 incontri anche quest’anno, ha comunque fatto esordire alcuni assi assoluti (Oberholtzer ha lanciato un CG SHO, Cosart sembra un altro ottimo partente), e tutte le sue squadre delle minors hanno chiuso in testa le rispettive classifiche, segno evidente che in pochi anni la squadra sarà di nuovo competitiva.

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