Il “Guard Change” londinese davanti a Buckingham Palace è un evento – quasi – quotidiano; nel mondo del baseball a stelle e strisce, invece, e in particolare nella NL East, si sono dovuti attendere ben sei anni per poter assistere al passaggio di consegne in vetta alla Division.

Si è infatti chiusa a cinque la striscia di successi consecutivi dei Philadelphia Phillies che hanno abdicato al termine del 2012 e lo hanno fatto in grande stile: passando da 102 a 81 vittorie in stagione regolare. Tanti i motivi – che analizzeremo in seguito – di questa debacle: per il momento basti ricordare, oltre ai tanti infortuni, l’ERA a quota 4.49 di Roy Halladay e il fatto che il loro leadoff hitter, Jimmy Rollins, abbia guidato il team in HR e RBI.

Nelle prime tre posizioni della classifica la costante delle ultime stagioni sono gli Atlanta Braves, che anche nella stagione che sta per iniziare si candida come seconda forza della division. È stata una offseason molto più movimentata rispetto alla precedente, ma la sensazione è che il team si possa assestare attorno alle 88/90 vittorie, in linea quindi con le ultime stagioni. I tempi per i cambiamenti in Georgia, evidentemente, sono ancora più lunghi rispetto al resto della MLB.

La squadra da battere sarà, anche nel 2013, Washington che grazie ad una oculata gestione invernale ha ulteriormente puntellato una squadra reduce da 98 W. La rotazione è la migliore di tutta la MLB, il bullpen ha aggiunto Rafael Soriano e il lineup dovrebbe migliorare rispetto a dodici mesi fa grazie all’arrivo di Denard Span e al maggior playing time di Werth, Harper, Zimmerman e Ramos. Le 100 vittorie non sono un’utopia.

Che dire di un team che si appresta a mettere in campo un trio di esterni composto da Mike Baxter, Kirk Nieuwenhuis e Lucas Duda? Aggiungiamoci il fatto che lo stesso team pagherà nel 2013 quasi 20 milioni di dollari per i salari di Bobby Bonilla (ritirato nel 2001) e Jason Bay, ora sotto contratto con i Seattle Mariners. Eppure i motivi per essere ottimisti non mancano, a cominciare da una offseason accorta e da una farm in costante sviluppo. Le 81 vittorie saranno probabilmente un miraggio, ma sognare non costa nulla.

Jeffrey Loria, owner dei Miami Marlins, come il più abile dei giocatori di poker, ha messo le carte in tavola svelando l’enorme bluff di dodici mesi fa, quando le firme di costosi – e ottimi – free agents aveva illuso i (pochi) tifosi della Florida che il vento stesse cambiando. Rispetto al 2012 se ne sono andati praticamente tutti i giocatori con un contratto eccedente il minimo, con l’esclusione di Ricky Nolasco. Giancarlo Stanton è rimasto, ma non basterà per evitare le 90 sconfitte.

Senza ulteriori indugi, ecco la situazione nel dettaglio in rigoroso ordine alfabetico.

 

BravesAtlanta Braves

Movimenti di mercato

Contrariamente a dodici mesi fa, l’inverno è stato molto movimentato in Georgia: niente di inatteso, viste gli addii certi di Chipper Jones, Michael Bourn e David Ross. Ritiro per il primo, free agency per gli altri due. Non ci sono più Tommy Hanson e Jair Jurrjens, uno scenario che sembrava impossibile fino a due stagioni fa: l’implosione dell’ex pitcher di Detroit potrebbe aver anticipato di un anno quella del nuovo lanciatore degli Angels.

BJ Upton è diventato il FA più pagato nella storia dei Braves e andrà a sostituire – con caratteristiche ben diverse – la produzione di Bourn all’esterno centro: firma discreta, probabilmente un po’ troppo dispendiosa vista l’assenza di mercato per il maggiore dei due fratelli Upton.

Inevitabile, a questo punto, soffermarsi sul trade che ha portato anche il fratello minore, Justin, al Turner Field: Martin Prado, Randall Delgado, Nick Ahmed, Zeke Spruill e Brandon Drury sono volati in Arizona, con il 3B Chris Johnson che ha fatto il percorso inverso. Difficile, al momento, giudicare lo scambio, anche se la sensazione è che Atlanta ne esca meglio, specialmente se Upton dovesse ritornare sui livelli del 2011, quelli precedenti all’infortunio dello scorso anno. La mossa, che ha stabilizzato l’outfield per i prossimi anni, ha aperto un buco all’hot corner, dove il nuovo arrivato Johnson si giocherà le sue chances con Juan Francisco.

Dalla free agency è arrivato anche il nuovo backup catcher, Gerald Laird, che avrà il delicato compito di sostituire Brian McCann nelle prime settimane di regular season: il rientro del ricevitore mancino dall’intervento chirurgico alla spalla rappresenta uno dei più grossi punti interrogativi per la prossima stagione, che potrebbe essere l’ultima in maglia Braves per Mac, che sarà libero alla scadenza dell’opzione annuale esercitata dal team per questa stagione.

Confermate le altre posizioni, a cominciare da Dan Uggla – disastroso nel 2012 – e Andrelton Simmons, i due middle infielders: lo SS di origine olandese che si è messo in mostra al recentissimo WBC sarà chiamato al difficilissimo compito di confermare quanto di buono fatto vedere al piatto nel 2012. Sono ben pochi i dubbi sul suo rendimento difensivo, che potrebbe minacciare il “regno” di Brendan Ryan. Freddie Freeman e Jason Heyward completano il quadro: da loro si attendono conferme e vista l’età, magari, anche un incremento di rendimento.

La rotazione non sarà, per una volta, il reparto trainante del team, almeno sulla carta: più che la mancanza di talento, è la poca profondità del reparto a preoccupare, visto che ad oggi il sesto partente dovrebbe essere uno tra Gilmartin o Graham, due rookie senza grossa esperienza. Kris Medlen, dopo la fantastica seconda parte di stagione nel 2012, dovrà guidare la rotazione ma sperare che possa replicare le cifre per 180/190 innings appare utopistico. Dietro di lui Tim Hudson, Mike Minor e Paul Maholm, tre solidissimi partenti che dovrebbero garantire durabilità e buona qualità: il mancino ex-Vanderbilt, in particolare, è chiamato al salto di rendimento dopo un 2012 in crescendo.

Julio Teheran, se possibile, ha aspettative anche maggiori da confermare: dopo una seconda stagione in AAA chiusa con pessime cifre il suo status di top prospect si è sciolto, ma le indicazioni invernali (Dominican Winter League e Spring Training) sono state positive e sostanzialmente il quinto spot in rotazione è suo. Il ritorno ad una meccanica meno pulita, ma evidentemente più redditizia, sembra aver fatto miracoli, ma gli interrogativi sono ancora tanti.
Il rientro di Brandon Beachy, milgior ERA della NL lo scorso anno prima della TJS, è previsto per metà stagione.

Il bullpen, oltre ad essere il miglior reparto, è quasi certamente il migliore in tutta la MLB ed è stato confermato in blocco rispetto a dodici mesi fa: tutto ruoterà attorno – come al solito – a Craig Kimbrel e se è lecito attendersi un peggioramento dei numeri di O’Flaherty è altrettanto plausibile che le cifre di Jonny Venters ritornino simili a quelle del 2010: la volatilità dei rilievi, insomma. Da Los Angeles, in cambio di Hanson, è arrivato Jordan Walden, RHP che dovrebbe garantire, oltre allo stile particolare di lancio, innings di qualità.

Lineup

Simmons – Heyward – J. Upton – Freeman – McCann – BJ Upton – Uggla – Francisco

Rotazione

Medlen – Hudson – Minor – Maholm – Teheran/Beachy

Bullpen

Kimbrel – O’Flaherty – Venters – Walden – Avilan

Pronostico

Secondo/terzo posto in classifica con 88/89 vittorie.

 

MarlinsMiami Marlins

Movimenti di mercato

Jeff Loria ha iniziato a spendere: così avevo aperto la preview di Miami dello scorso anno. L’ennesima riprova che le previsioni invernali spesso sbagliano. È durata meno di dodici mesi – ad essere generosi – la vena generosa del proprietario della squadra della Florida, che per il secondo inverno consecutivo ha rivoltato la squadra come un calzino.

L’elenco dei giocatori in uscita è lunghissimo, con il filo conduttore del salario troppo alto, principale difetto agli occhi di Loria & C., che non ha avuto difficoltà a liberarsi dei contratti pesanti accumulati la scorsa off season: Jose Reyes, Mark Buehrle, Josh Johnson, Heath Bell, Emilio Bonifacio, John Buck, Anibal Sanchez, Hanley Ramirez e Omar Infante. A questi va aggiunto anche il manager, Ozzie Guillen che insieme agli ultimi tre giocatori ha salutato la Florida già durante la scorsa stagione.

Solo per completezza di informazioni, ecco i giocatori arrivati quest’inverno: Juan Pierre, Placido Polanco, Jon Rauch, Chone Figgins (già tagliato) e Casey Kotchman. Un po’ poco per sperare, non solo di contendere, ma anche di evitare le 90 sconfitte, sfiorate lo scorso anno; a guadagnarne dovrebbe essere la qualità del farm system, l’Eden dei proprietari tirchi della MLB. In realtà sono solamente due i possibili giocatori di impatto arrivati, Justin Nicolino e Jake Marisnick.

Gli altri prezzi pregiati negli ultimi scambi, infatti, sono giocatori già pronti per il palcoscenico più importante, ma privi dell’upside per fare la differenza: sto parlando di Jacob Turner, Henderson Alvarez, Nathan Eovaldi e Adeiny Hechavarria. Non a caso i migliori giocatori della squadra, escluso Giancarlo Stanton, sono Jose Fernandez, Christian Yelich e Marcell Ozuna, tutti minor leaguers ad altissimo potenziale.

Con un payroll stimato di 40 milioni di dollari non si possono cullare sogni di gloria, ma leggere i positional players della squadra uccide anche la speranza: il pacchetto degli esterni può essere discreto, non fosse altro che per la presenza di Stanton. Justin Ruggiano e Juan Pierre, però, difficilmente potranno duplicare le cifre dello scorso anno, anche se il ritorno “a casa” potrebbe fare miracoli all’ex-Phillies; inutile illudersi, invece, che Ruggiano benefici per oltre 130 gare di una BAbip di .401.

Più desolante la situazione tra gli interni: Bob Brantly ha confermato le buone cifre offensive mostrate nelle minors, ma si tratta di un campione statistico di appena 31 gare. Logan Morrison, Donovan Solano, il già citato Hechavarria e il veteranissimo Polanco ben difficilmente potranno offrire un contributo positivo alla causa, soprattutto alla luce dei recenti problemi fisici di Morrison. I nomi dei sostituti (Figgins, Kotchman, Dobbs, Mathis) sono una pugnalata al cuore.

La rotazione, di contro, è giovane e potenzialmente molto interessante: sorprende – ovviamente non per i risultati – la permanenza di Ricky Nolasco, che evidentemente deve aver alterato i libri contabili eliminando il suo salario; vedremo se riuscirà, per la quinta stagione consecutiva, a lanciare peggio di quanto non dicano le sue peripherals. Seguono Turner e Alvarez, con quest’ultimo chiamato ad aumentare sensibilmente i K per poter sopravvivere in rotazione; Wade LeBlanc e Nathan Eovaldi completano, piuttosto bene, il reparto. Come si nota, la mancanza di un asso – ma anche di un n° 2 – è il difetto più vistoso.

Difficile giudicare il bullpen, sia per i nomi che lo compongono sia per l’imprevedibilità propria del reparto: dopo la partenza – senza molti rimpianti – di Bell toccherà a Steve Cishek (15 saves nel 2012) chiudere le partite. Ryan Webb e Jon Rauch saranno le principali armi contro i battitori destri, mentre Mike Dunn sarà confermato come LOOGY; ancora apertissima la lotta per gli ultimi spot del reparto.

Lineup

Pierre – Ruggiano – Morrison – Stanton – Brantly – Polanco – Solano – Hechavarria

Rotazione

Nolasco – Turner – Alvarez – Eovaldi – LeBlanc

Bullpen

Cishek – Webb – Rauch – Dunn – Ramos

Pronostico

Il quinto posto sembra garantito, le 95 sconfitte anche.

 

MetsNew York Mets

Movimenti di mercato

Per il secondo anno consecutivo i problemi finanziari della precedente gestione hanno “congelato” il mercato di New York: ciò non ha però impedito alla dirigenza di muoversi in maniera sobria e oculata, con il chiaro intento di iniziare al più presto il processo di rinnovamento del team. Per questo motivo la classifica sarà l’ultima cosa da guardare al Citi Field in questa stagione: nonostante tutto la rotazione ha la possibilità di fare bene e togliersi qualche soddisfazione.

Due sono state le mosse principali in inverno: la prima è l’estensione contrattuale – 138 milioni di dollari per otto anni – di David Wright, il miglior giocare del roster e, a questo punto, uomo franchigia delle prossime stagioni. La splendida stagione di R.A. Dickey, Cy Young winner della NL, è stata immediatamente monetizzata in uno scambio che ha portato, dal Canada, due prospetti di indubbio talento come Travis d’Arnaud e Noah Syndergaard; Josh Thole, Mike Nickleas, in uscita, e John Buck e Wuilmer Becerra, in entrata, sono poco più di pedine di contorno in un trade che innalza in maniera esponenziale il valore assoluto della farm newyorkese.

Nell’ottica – più che condivisibile – di puntare su giocatori “fatti in casa” si è ignorato il problema dell’esterno centro: il nome di Michael Bourn è stato spessissimo accostato alla franchigia della Grande Mela, ma la possibile perdita della prima scelta (11^ assoluta) nel prossimo draft è stato un deterrente efficace. Personalmente mi sento di approvare in pieno la decisione della dirigenza.

In entrata meritano una citazioni gli arrivi di Collin Cogwill e – soprattutto – Shaun Marcum, pitcher di buon livello nella NL firmato per circa 4 milioni di dollari senza che praticamente nessun’altra squadra si sia inserita nella trattativa; difficilmente i tifosi Mets rimpiangeranno le partenze di Jason Bay, Chris Young, Mike Pelfrey, Scott Hairston e Andres Torres.

Come detto all’inizio, il trio di esterni titolari rischia di essere uno dei peggiori visti sul diamante nelle ultime stagioni: Lucas Duda è probabilmente il giocatore più intrigante, ma allo stesso tempo più frustrante, dei tre vista la sensazione di potenziale inespresso che spesso mi coglie osservandolo giocare. “Captain Kirk” Nieuwenhuis sarebbe adatto per il ruolo di quarto esterno, ma vista la penuria del reparto sarà verosimilmente il CF titolare: in difesa avrà molto da fare per coprire i buchi del compagno a destra. Chiude il terzetto Mike Baxter, che può mettere sul piatto l’OBP di .365 dello scorso anno e poco altro.

La situazione, non poteva essere diversamente, va molto meglio tra gli interni, in particolare osservando gli angoli dell’infield, che vedranno disimpegnarsi il già citato Wright e Ike Davis. Quest’ultimo sembra essersi finalmente lasciato definitivamente alle spalle i problemi fisici delle ultime stagioni, chiudendo il 2012 con ben 32 fuoricampo: il suo problema, come per Wright, sono i troppi SO incassati, oltre ad una media battuta pericolosamente vicina alla Mendoza Line.
Daniel Murphy e Ruben Tejada formano una discreta DP combo e in attacco fanno la loro parte, senza infamia e senza lode; il nuovo arrivato Buck scalderà il posto a d’Arnaud nei primi mesi di regular season dietro al piatto.

La rotazione come detto ha la possibilità di togliersi qualche soddisfazione e leggendo i nomi che la compone si capisce il perché: Johan Santana, Shaun Marcum, Matt Harvey e Jon Niese devono “solo” evitare lunghi stop per guai fisici. Quello che è il limite di tutte le rotazioni vale in particolare per i Mets, viste le storie cliniche di Santana e Marcum; attenzione a Harvey che ha debuttato con il botto (70 K in 59.1 IP) lo scorso anno. Niese come n° 4 è un lusso che pochissime squadre possono permettersi, mentre il quinto spot sarà ad appannaggio di uno tra Dillon Gee e Zack Wheeler, con quest’ultimo pronto a seguire le orme di Harvey.

Osservato speciale sarà il bullpen, disastroso nel 2012 e praticamente immutato negli interpreti per il 2013: la sensazione è che manchi un uomo che garantisca affidabilità per tutta la stagione e né Frank Francisco né il nuovo arrivato Brandon Lyon sembra i candidati ideali per il ruolo. Molto dipenderà dalle prestazioni di Bobby Parnell che ha chiuso 23 partite lo scorso anno conquistando sette salvezze.

Lineup

Tejada – Murphy – Wright – Davis – Duda – Baxter – Buck – Nieuwenhuis

Rotazione

Santana – Marcum – Harvey – Niese – Gee/Wheeler

Bullpen

Parnell – Francisco – Lyon – Edgin – Familia

Pronostico

Quarto posto a quota .500.

 

PhilliesPhiladelphia Phillies

Movimenti di mercato

Il nuovo contratto di Cole Hamels è, senza discussioni, la miglior mossa della dirigenza dei Phillies negli ultimi dodici mesi: certo, quasi tutti gli affari, paragonati alle firme invernali appaiono dei capolavori, ma l’accordo economico raggiunto con quello che, numeri alla mano, può essere considerato l’asso della squadra merita un plauso. Peccato che negli ultimi mesi il trend si sia invertito in maniera drastica.

Shane Victorino è stato rimpiazzato da Ben Revere, non proprio il nome di punta in un mercato affollato di buoni OF: il prezzo pagato a Minnesota (Vance Worley e Trevor May) è abbastanza equo ma è chiaro che le aspettative, se si escludono la velocità e la difesa, devono essere necessariamente basse. Va riconosciuto che la difesa, visti i compagni di reparto, era un requisito fondamentale.

L’altro scambio importante è quello che ha portato Michael Young in Pennsylvania: in molti fino a cinque anni fa avrebbero fatto carte false pur di accaparrarsi i servigi dell’ex-Rangers che però a 37 anni rischia fortemente di essere un peso sui due lati del campo: la difesa non è mai stato il suo punto di forza, ma le cifre offensive della scorsa stagione rischiano di rivalutare il suo lavoro con il guanto. Pessimo scambio, a mio avviso, nonostante anche in questo caso il prezzo di acquisto (Josh Lindblom e Lisalverto Bonilla) sia contenuto.

Il mercato dei free agents ha portato in dote tre nuovi giocatori: ma mentre le firme di Mike Adams, deludente in Texas, e John Lannan hanno un senso, trovare una spiegazione all’acquisizione di Delmon Young rischia di diventare un esercizio concettuale senza soluzione. I suoi limiti in attacco e in difesa sono ben noti (0.6 bWAR complessive in 7 stagioni), così come l’assenza del DH nella National League: da qualsiasi punto la si consideri, questa rimane una firma sciagurata. Parlare del playing time rubato a Domonic Brown è come sparare sulla croce rossa.

Trascurabili i movimenti in uscita, oltre ai nomi già citati negli scambi precedenti: Placido Polanco, Juan Pierre, Nate Schierholtz e Ty Wigginton hanno cambiato casacca e saranno sostituiti, tra gli altri, da Yuniesky Betancourt, Joe Mather e Chad Durbin. Il loro ruolo, salvo sorprese, sarà limitato ma è interessante notare come Philadelphia abbia ammassato giocatori mediocri durante gli ultimi mesi. La base di partenza, fortunatamente, rimane di ottimo livello, nonostante l’età di molti suoi interpreti.

È il caso del lineup, che ha disperatamente bisogno che Chase Utley, Jimmy Rollins e Ryan Howard passino meno tempo possibile in infermeria: l’apporto del fenomenale 2B, in particolare, rimane condizione imprescindibile per le ambizioni del team, che partirà con troppe incognite legate agli infortuni e con l’handicap dell’assenza, per 25 gare, di Carlos Ruiz, esploso offensivamente lo scorso anno. Mentre il suo contratto comincia a mostrare le prime, prevedibili, crepe, Ryan Howard è chiamato ad una stagione di riscatto, almeno dal punto di vista offensivo: una possibile alternativa potrebbe essere Darin Duf, prospetto anomalo che si è messo in mostra nel finale del 2012 e che partirà come probabile titolare all’esterno sinistro in questa stagione.

Alzi la mano chi si aspettava una stagione da 4.49 ERA di Roy Halladay nel 2012. Dopo aver dimostrato di essere umano, il pitcher canadese dovrà cercare il pronto riscatto a discapito di una carta d’identità che recita 36 primavere a maggio. Cliff Lee (207/28 K/BB nel 2012) e Cole Hamels sono una buonissima polizza assicurativa nel caso di mancato ritorno di Halladay e salvo imprevisti faranno la loro solita comparsa in più di una scheda nel voto del Cy Young Award di fine anno. La differenza di talento tra i primi tre e la coppia Kyle Kendrick – John Lannan è imbarazzante, ma per il ruolo di back-end starter i due dovrebbero essere più che adeguati, difesa permettendo.

Di ottimo livello il bullpen, grazie alla presenza di Jonathan Papelbon (164 ERA+) e Antonio Bastardo che garantiscono una marea di K; Mike Adams proverà a riscattarsi dopo l’anno negativo ad Arlington. Le probabilità di successo sono alte. Più incerta la situazione degli altri membri del reparto, ma si tratta di problemi di abbondanza dopo le positive indicazioni fornite la scorsa stagione da Raul Valdes, Jeremy Horst e Jake Diekman.

Lineup

Rollins – M. Young – Utley – Howard – Ruiz – Ruf – D. Young – Revere

Rotazione

Hamels – Lee – Halladay – Kendrick – Lannan

Bullpen

Papelbon – Bastardo – Adams – Horst – Valdes

Pronostico

Salvo numerosi infortuni, il traguardo delle 88 vittorie è alla portata.

 

NationalsWashington Nationals

Movimenti di mercato

Alla migliore rotazione dello scorso anno nella N.L. è stato aggiunto Dan Haren, firma rischiosa ma annuale e – soprattutto – dall’upside elevato: poter schierare l’ex Angels come numero 4 di rotazione è una dichiarazione di intenti che non può non spaventare gli avversari della division e non solo. Se n’è andato Edwin Jackson, che con un’ERA+ di 98 è stato il peggior partente della scorsa stagione.

L’altra mossa interessante, e prima in ordine temporale, è stato lo scambio con Minnesota che ha portato nella capitale il CF Denard Span, ottimo difensore e candidato principale per il ruolo di lead-off; mossa dall’upside limitato, ma visto il prezzo pagato (il prospetto Alex Meyer) e il contratto team-friendly firmato con i Twins il trade può essere solo valutato in maniera positiva. Diretta conseguenza dello scambio è stata la partenza di Mike Morse, divenuto superfluo nel reparto degli esterni: da Oakland sono arrivati i prospetti A.J. Cole e Blake Treinen. Per il lanciatore nativo della Florida si tratta di un ritorno nella capitale dopo solamente un anno nella West Coast.

Il tocco finale – probabilmente surperfluo – dell’inverno è la firma di Rafael Soriano, costoso closer FA reduce da una buonissima stagione in maglia Yankees: tanto merito a Scott Boras, che pur senza mercato, è riuscito a garantire un eccellente contratto al suo assistito. Dal punto di vista dei Nationals si tratta di un overpay, che comunque rende ulteriormente competivo un bullpen già di ottimo livello. Rimontare nelle ultime riprese rischia di diventare oltremodo difficoltoso.

Poche e trascurabili le transazioni in uscita, se si esclude la partenza del già citato Jackson in direzione Wrigley Field: John Lannan e Tom Gorzelanny hanno lasciato il team senza un sesto partente di emergenza, con il solo Zach Duke pronto a subentrare in caso di guai fisici di uno dei cinque starter. Praticamente invariato il lineup, al netto dello scambio Morse/Span.

Il terzetto degli esterni sarà composto, da sinistra a destra, da Bryce Harper, Denard Span e Jayson Werth, con i due COF candidati a migliorare le già buone cifre del 2012 in virtù della maggiore esperienza (Harper) e del pieno recupero dai guai fisici (Werth). Alle loro spalle scalpita Tyler Moore, 10 HR in appena 156 AB la scorsa stagione.

Almeno due i giocatori da tenere sotto controllo tra gli interni: Wilson Ramos è pronto per riprendere il suo posto dietro al piatto dopo l’infortunio al ginocchio patito nel maggio scorso. La sua produzione offensiva (113 OPS+ nel 2011) dovrebbe facilmente superare quanto prodotto dalla coppia Flores/Suzuki dodici mesi fa. Ian Desmond è l’altro osservato speciale dopo i 25 fuoricampo del 2012 che hanno fatto impennare le sue cifre offensive: un’esplosione inattesa, specialmente da chi, come il sottoscritto, si aspetta una breakout season da Danny Espinosa, l’altro middle infielder.
Ryan Zimmerman e Adam LaRoche, che hanno combinato per 131 XBH, 58 HR e 195 RBI, dovranno confermarsi come uno dei migliori assi 1B-3B di tutta la lega.

Scegliere uno tra Gio Gonzalez, Jordan Zimmerman e Stephen Strasburg come asso della propria rotazione è una decisione che molti GM vorrebbero poter prendere: gli eccellenti risultati di Zimmerman dovrebbero aver convinto anche i più scettici sulla bontà della decisione dello scorso settembre di limitare gli innings lanciati dalla prima scelta assoluta del draft 2009. Un terzetto del genere a disposizione per 190/200 innings rappresenta una sorta di arma illegale per i lineup avversari. Il già citato Haren e il positivo Ross Detwiler (117 ERA+) completano il quadro.

Vista la qualità degli altri reparti, il bullpen non poteva che essere eccellente, specialmente dopo l’arrivo di Soriano che avrà il compito di chiudere le partite; ruolo ricoperto nel 2012 con ottimi risultati da Tyler Clippard visti i guai fisici di Drew Storen. A prescindere dalle gerarchi saranno loro tre a dividersi il lavoro dal settimo inning in poi. Craig Stammen e Ryan Mattheus rischiano quindi di vedere poco il campo, nonostante le qualità messe in mostra: Henry Rodriguez, invece, ha deciso di eliminarsi da solo dalla lotta battagliando con problemi di controllo per tutta la scorsa stagione.

Lineup

Span – Werth – Harper – Zimmerman – LaRoche – Desmond – Espinosa – Ramos

Rotazione

Strasburg – Gonzalez – Zimmerman – Haren – Detwiler

Bullpen

Soriano – Storen – Clippard – Stammen – Mattheus

Pronostico

Vittoria della division con assalto alle 100 W.

One thought on “Preview – National League East 2013

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