Anche quest’anno, nonostante il monte ingaggio totale delle squadre MLB sia sceso ulteriormente, sono arrivate due stelle straniere, ma stavolta veramente di prima grandezza. Si tratta probabilmente del miglior lanciatore e del miglio battitore al mondo che non giocassero già nel campionato americano.

La potenza del cubano nel lineup degli A's. Solo merce di scambio o punteranno su di lui?

Su Yoenis Cespedes, battitore cubano, si sa molto poco in termini di risultati pregressi, data la cortina di ferro del regime isolano, ma le sue performance nei tornei internazionali hanno da anni fatto capire che stiamo parlando di un fenomeno. Ha firmato con gli Oakland A’s un contratto di 4 anni a 36 milioni di dollari. Su tale contratto i ragionamenti sono molteplici: intanto per i defectors, cioè per gli esuli cubani, le formazioni MLB non devono pagare alcunché alla squadra di origine, a differenza degli altri paesi del mondo, ed anche la cifra totale e annuale a prima vista potrebbe sembrare bassa. In realtà la firma con gli A’s, non certo un team vincente negli ultimi anni, è avvenuta in quanto le altre pretendenti offrivano la medesima cifra ma per 6 anni. Questo era dovuto alla prudenza con cui vengono trattati i nuovi venuti: gli analisti parlavano di almeno 1 anno o 2 perché Cespedes si potesse abituare alle curve ball, e pertanto i 36 milioni poi sarebbero pesati in pratica su 2 sole stagioni ed al fatto che firmare un contratto così corto con una potenziale star avrebbe lasciato la squadra scoperta in breve tempo ad una potenziale free agency del giocatore.

In realtà Yoenis, che aveva iniziato la stagione al settimo posto del lineup, è già passato al quarto posto ed ha spedito la pallina oltre le recinzioni per ben 4 volte, con 15 RBI in 18 partite! E se la produzione continuerà ad essere questa, il GM degli A’s, che ha firmato Cespedes solamente per poi poterlo scambiare con un vagone di prospetti alla prima occasione utile, come fece già con Matt Holliday nel 2009, potrà mettere in atto il suo proposito già in questa stagione.

Di Yu Darvish invece sappiamo tutto o quasi: un vero e proprio idolo giapponese, negli ultimi 7 anni ha sempre avuto una media ERA sotto i 2.00 e pure la sua media carriera(!!) è sotto i 2.00. Certo in Giappone la rotazione è di 6 giocatori, pertanto c’è sempre almeno un giorno in più di riposo (ma spesso anche due, dati i frequenti day-off nel calendario nipponico), ma i 56 milioni per 6 stagioni pagati dai Texas Rangers sembrano davvero un buon investimento (anche se dobbiamo sommare i 55 milioni pagati per il diritto a contrattare con il giocatore, la somma più alta mai pagata per tale diritto), dato che in questo caso Texas vuole tenersi stretto il giocatore.

Le sue quattro uscite sono state un crescendo rossiniano: dopo un primo inning molto nervoso con Seattle, ha chiuso l’esordio con una vittoria dopo 5 inning e 2/3, 8 valide, 4 BB, 5 K e soprattutto 5ER. La seconda uscita, contro i Twins è stata una “no decision” durata 5 inning e 2/3, 9 H, 4BB, 4 K ma solo 1ER. Poi ha incontrato le due corazzate Tigers e Yankees ed ha sfoderato rispettivamente: 6 inning e 1/3, 2H, 5BB, 5K, 1ER e 8 inning e 1/3, 7H, 2BB, 10K, 0ER e 2 vittorie. In totale pertanto, dopo 26 inning in 4 uscite, è 3-0 con 2.42 di ERA ed è già scalato da quarto a terzo nella rotazione. Niente male come inizio. Inoltre i suoi 7 lanci a disposizione sono un punto di partenza eccellente per avere successo come partente ed il parere di tutti gli analisti è che sarà il numero 1 della rotazione dei Rangers quando inizieranno i playoff 2012.

Sul successo di questi due giocatori ci permettiamo di essere ottimisti, anche se per la veritĂ  i risultati di cubani ed asiatici non sono stati sempre buoni nelle Majors.

Partendo dai defectors, gruppo abbastanza nutrito, sono pochi quelli che hanno lasciato il segno, nonostante molti fossero giunti con grandi aspettative (e sontuosi contratti). Ricordiamo i lanciatori Livan ed Orlando (detto El Duque) Hernandez, lo slugger degli Angels Kendry Morales, i White Sox Alexei Ramirez e Dayan Viciedo, lo SS Yuniesky Betancourt, i lanciatori Danys Baez, Jose Contreras e Aroldis Chapman.

Proprio questi ultimi 2 sono indicativi di cosa può accadere ad uno straniero nelle Majors: per Contreras si era scatenata una guerra tra Yankees e Red Sox per acquisirne le prestazioni, poi gli Yankees se ne liberarono dopo appena 2 stagioni, cedendolo ai White Sox. Contreras nonostante sia ancora in circolazione (attualmente è in DL nei Phillies, dove svolge il ruolo di rilievo), non ha mai avuto una buona stagione, e si può considerare un fallimento.

Per Aroldis Chapman il discorso non è certamente chiuso, avendo solo 24 anni, ma il suo contratto di 6 anni a 30 milioni è già passato per un terzo, senza che sia stato un fattore per i Reds. In origine un partente, fin’ora ha sempre operato dal bullpen ed i suoi problemi di controllo hanno in parte vanificato le oltre 100 miglia orarie della sua fastball.

I migliori sono certamente stati i due Hernandez, specialmente El Duque, anche se i battitori di Chicago sembrano ben avviati, in particolar modo Viciedo.

Anche dall’oriente sono arrivati diversi giocatori, anche qui con alterne fortune: innanzitutto il fenomeno Hideo Nomo, che negli 11 anni nelle rotazioni americane ebbe 4 anni molto buoni, sempre con i Dodgers (1995-96 e 2002-03) e altri 7 deludenti. Kazuhiro Sasaki, closer di Seattle, che vinse il Rookie of the year nel 2000 e fece 3 anni e mezzo alla grandissima. Ed il partente Kazuhisa Ishii, altro nipponico dei Dodgers, che lanciò per 3 stagioni e mezza (ricordiamo un suo one hitter) prima di venir colpito alla testa da una battuta valida che ha messo fine alla sua carriera. Ed un cenno lo dobbiamo anche al coreano Byung-Hyun Kim, autore di una stagione e mezza come closer dei D’Backs con i quali vinse le WS del 2001 e che lanciò molto bene in quel breve periodo, per poi sparire nell’anonimato, colpa anche della sua volontà di fare il partente, scelta particolarmente ostica per un sottomarino come lui.

Infine arriviamo alle star del presente: Ichiro Suzuki, anch’egli Rookie of the year per Seattle, con una striscia impressionante di stagioni sopra le 200 battute valide, il quale non ha avuto alcun problema di adattamento. Lo slugger Hideki Matsui, che invece ha prodotto sotto le aspettative, rispetto ai risultati ottenuti in patria. Il lanciatore Hiroki Kuroda, che ha proseguito la tradizione dei Dodgers sul monte, prima di approdare quest’anno a New York.

Le maggiori delusioni nipponiche sono Daisuke Matsuzaka: arrivato nel 2007 ai Red Sox dopo un’altra bidding war con gli Yankees, in 5 stagioni ne ha fatta una sola di buona (2008) ed anche quest’anno è in DL ed il suo futuro sul monte è più che mai incerto, giunto al suo ultimo anno di contratto in cui guadagnerà 10 dei 52 milioni pattuiti; e Kosuke Fukudome, giunto nel 2008 ai Cubs con un quadriennale da 48 milioni di dollari e risultato niente più che un buon rincalzo.

Quindi, per concludere, la risposta alla domanda, nonostante la loro carriera in patria sia esaltante, nonostante il loro eccellente inizio e nonostante tutto il mondo scommetta su di loro, non è scontata: le Majors si sono dimostrate ostiche per quasi tutti gli stranieri, specialmente per cubani e giapponesi, anche se ci sono alcuni loro predecessori che lasciano ben sperare.

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