Copertina dedicata, ovviamente, ai nuovi Fab Four

La division, ormai da qualche anno, è terreno di conquista dei Philadelphia Phillies e le cose non dovrebbero cambiare nella stagione che sta per iniziare. La squadra di Charlie Manuel, fresco di rinnovo, infatti, si presenta ai nastri di partenza di questo 2011 potendo vantare quella che non solo è, piuttosto nettamente, la miglior rotazione di tutta la MLB ma potenzialmente una delle migliori mai messe insieme nell’ultra centenaria storia del baseball professionistico americano.

In questa lunga off-season non sono mancati i paragoni importanti con le più illustri rotation del passato e, se da una parte questi confronti sono sicuramente prematuri e poco rilevanti, dall’altro fanno ben capire la bontà del reparto messo al servizio di quella che già lo scorso anno si è dimostrata la miglior squadra della lega, vittorie alla mano.

Anche le gerarchie alle spalle del team della Pennsylvania non dovrebbero mutare di molto: la principale minaccia per i Phillies sarà rappresentata quasi sicuramente da Atlanta, vincitrice lo scorso anno della Wild Card della National League.

La squadra della Georgia riparte, dopo l’addio del leggendario Bobby Cox, dal nuovo manager Fredi Gonzalez, cui è affidata una squadra, sulla carta, migliore di quella dello scorso anno; la lotta per il terzo posto appare piuttosto equilibrata, anche se lo scenario visto lo scorso anno, con Florida davanti a Mets e Nationals, appare il più verosimile.

 

Atlanta Braves

Principali mosse di mercato: l’acquisto principale riguarda, ovviamente, Dan Uggla, giunto in Georgia in cambio della coppia Infante/Dunn; pochi giorni dopo l’arrivo del seconda base ex-Marlins è stata annunciata l’estensione del suo contratto, che lo porterà a vestire la maglia dei Braves per i prossimi cinque anni.

Hanno lasciato la squadra Troy Glaus, Derrek Lee e Matt Diaz, quest’ultimo sostituito sostanzialmente da Joe Mather, ex-Cardinals, destinato al ruolo di quarto esterno. Due cambi anche tra i rilievi, con gli addii di due pezzi da novanta come Takashi Saito e Billy Wagner, rimpiazzati da Scott Linebrink (giunto da Chicago in cambio del prospetto Kyle Cofield) e Gorge Sherrill.

Se l’obiettivo dell’off-season era rinforzare la squadra senza perdere pezzi preziosi della farm, è difficile criticare l’operato di Frank Wren e soci: il team, però, non appare ancora in grado di competere con i Phillies per la supremazia divisionale e il reparto esterni non fornisce, ad oggi, troppe garanzie per il futuro.

La rotazione sarà, come sempre, il punto di forza della squadra e si candida a riconfermarsi come una delle migliori in NL: Hudson-Lowe-Hanson-Jurrjens-Minor sono sinonimo di garanzia, infortuni permettendo, ma è soprattutto la profondità del reparto ad impressionare con i vari Brandon Beachy, Rodrigo Lopez e Kenshin Kawakami pronti a subentrare nell’ipotesi, tutt’altro che remota, di problemi fisici ai primi cinque. L’infortunio di Kris Medlen, il cui rientro è previsto per agosto/settembre, sembra aver chiuso definitivamente lo spazio in rotazione al piccolo pitcher californiano.

Molti più dubbi ruotano attorno al bullpen, reparto reduce da un eccellente 2010 ma che si ritrova senza due dei migliori elementi della passata stagione: Craig Kimbrel ha concrete possibilità di diventare RoY ma anche di implodere per i noti problemi di controllo e Jonny Venters, autentica rivelazione un anno fa, dovrà mantenersi su standard notevoli per non far pesare la partenza di Saito e Wagner. Peter Moylan, Eric O’Flaherty con i nuovi arrivi Sherrill e Linebrink completano il reparto.

Nel lineup, l’arrivo di Uggla va a coprire la più grossa lacuna offensiva della squadra negli ultimi anni, ovvero la mancanza di potenza: a fargli compagnia tra gli interni troviamo Alex Gonzalez, atteso ad un calo dopo l’exploit in maglia Blue Jays dello scorso anno, i veterani Jones e McCann e il rookie prima base Freddie Freeman, buona difesa, discreta media battuta ma potenza probabilmente non adeguata al ruolo.

Tra gli esterni sono tante le prestazioni da osservare: si parte da sinistra con Martin Prado, costretto a migrare nell’outfield dopo l’arrivo di Uggla e chiamato ad un adattamento rapido ed efficace. Qualche dubbio in meno nell’altro angolo, dove il fenomenale Jason Heyward è atteso alla stagione della consacrazione dopo il mostruoso anno da matricola: il pericolo maggiore per lui è rappresentato dai leggeri ma frequenti problemi fisici.

Completa il reparto Nate McLouth, reduce da un 2010 da incubo e atteso ad un riscatto che lo porti, almeno, su discreti livelli se non ai tempi di Pittsburgh: le prime indicazioni dello spring training sono positive, anche e soprattutto per la mancanza di alternative valide.

Uomo chiave: Chipper Jones e il suo stato di salute. La differenza nel 2011 la farà probabilmente il “vecchio” Chipper, la cui eventuale assenza prolungata costringerebbe Prado allo spostamento in terza con un ulteriore indebolimento degli esterni, già ora il punto debole della squadra.

Pronostico: secondo posto in classifica con 92/93 vittorie.

 

 

Florida Marlins

Principali mosse di mercato: dalla free-agency sono arrivati il nuovo catcher, l’ex-Blue Jays John Buck e soprattutto Javier Vazquez che ritorna in NL dopo una stagione con più ombre che luci in maglia Yankees. Se il pitcher portoricano dovesse ritornare su livelli simili a quelli del 2009 (quando disputò una stagione da candidato Cy-Young con i Braves) potrebbe formare un interessantissimo terzetto di ottimo livello insieme a Josh Johnson e Ricky Nolasco.

Oltre al rinnovo del pitcher californiano, da segnalare le due trades con Atlanta e San Diego che hanno visto partire Dan Uggla e Cameron Maybin: in Florida arrivano Omar Infante e i rilievi Mike Dunn, Edward Mujica e Ryan Webb. L’altro movimento degno di nota è stato lo scambio con Boston che ha mandato in Massachusetts l’ex top prospect Andrew Miller per Dustin Richardson, altro braccio per il bullpen.

La franchigia della Florida appare, come quasi sempre negli ultimi anni, destinata ad una stagione da 80/85 vittorie in virtù di un roster formato da tanti buoni giocatori con due stelle di valore assoluto (Johnson e Ramirez) ma una dirigenza poco interessata a fare sacrifici economici per il decisivo salto di qualità.

La squadra, come detto, non è cambiata moltissimo rispetto allo scorso anno, anche se la partenza di Uggla ha indubbiamente indebolito il lineup: il deficit in chiave offensiva, però, potrebbe essere colmato con l’upgrade della rotazione garantito dall’ingaggio di Vazquez. Il parco lanciatori dei Marlins, Johnson-Nolasco-Sanchez-Vazquez-Volstad, rappresenta probabilmente il vero punto di forza della squadra e, anche se inferiore a quello dei Phillies, non sfigura nel confronto con Atlanta e supera di gran lunga il pitching di New York e Washington.

Il bullpen appare più che adeguato per una rotazione del genere, soprattutto in virtù degli arrivi di due buoni elementi come Webb e Mujica da San Diego: si aggiungono all’ottima coppia Nunez-Hensley che lo scorso anno ha rappresentato uno dei punti di forza della squadra. Sempre dal mercato invernale è arrivato il nuovo LOOGY, Mike Dunn da Atlanta, che se impegnato esclusivamente contro battitori mancini può risultare molto efficace.

Situazione meno chiara spostando lo sguardo tra i positional players: la perdita di potenza dovuta alla partenza di Uggla dovrebbe essere compensata dalla stagione completa di Mike Stanton che lo scorso anno, all’esordio, ha fatto vedere cose sensazionali in termini di fuoricampo.

Hanley Ramirez, stella della squadra e uno dei migliori 10 giocatori in MLB, è chiamato ad un miglioramento dopo un 2010 chiuso al di sotto dei suoi straordinari standard: a far compagni all’ex-prospetto di Boston nell’infield saranno il confermato Gaby Sanchez in prima base, Omar Infante in seconda e il rookie Matt Dominguez nell’hot corner. Dietro al piatto John Buck, proveniente da Toronto e reduce da un’annata positiva.

Tra gli esterni, detto di Stanton a destra, saranno Chris Coghlan, RoY del 2009, e Logan Morrison a partire titolari: come si vede il talento non manca, ma rimane qualche perplessità per quanto riguarda la copertura difensiva dopo la partenza di Cameron Maybin.

Uomo chiave: Vazquez e Dominguez rappresentano sicuramente due punti interrogativi e il loro rendimento potrebbe segnare la stagione di Florida in un senso o nell’altro, ma la mia scelta ricade su Chris Coghlan. Il suo completo recupero dall’infortunio al ginocchio e lo spostamento da LF a CF possono realmente fare la differenza per i Marlins, sia in attacco sia in difesa.

Pronostico: come detto in precedenza, 80/85 vittorie e terzo posto divisionale.

 

 

New York Mets

Principali mosse di mercato: quella che si appresta a terminare è stata decisamente un’off-season in ombra rispetto agli standard della squadra newyorkese, specialmente considerando le campagne acquisti delle ultimissime stagioni; la sostituzione del manager, Terry Collins al posto di Jerry Manuel, è la mossa che potrebbe garantire i maggiori dividendi.

Sul diamante le novità sono più quantitative che qualitative: l’ingaggio dei due Chris, Young e Capuano, rappresenta un discreto affare ma troppo legato alle condizioni fisiche dei due lanciatori, in particolare per quanto riguarda l’ex-Brewers. Tra i positional players non c’è molto da segnalare, visto che i movimenti in entrata e in uscita hanno coinvolto dei panchinari; nel bullpen il mancino Pedro Feliciano è stato rimpiazzato dai vari Tim Byrdak, Blaine Boyer, Taylo Buchholz, D.J. Carrasco e Jason Isringhausen.

Problemi finanziari e, soprattutto, gli errori del suo predecessore, hanno impedito al nuovo GM Sandy Alderson di operare in maniera agevole sul mercato in questo inverno: nessun ingaggio faraonico o arrivo in pompa magna, solamente un paio di firme per puntellare una rotazione che con l’assenza del suo asso, Johan Santana, rischia seriamente di essere la peggiore della division.

Dalle riconferme, non così scontate, di Dickey, Niese e Pelfrey dipendono i destini della squadra newyorkese, soprattutto alla luce dell’assoluta mancanza di cambiamenti nel lineup, che lo scorso anno chiuse 13simo su 16 squadre in NL con appena 4.05 runs per game. L’arrivo di Chris Young e Chris Capuano, pur condizionato dai problemi fisici dei due pitchers, rappresenta sicuramente una buona base di partenza; la speranza che almeno uno dei due (viste le caratteristiche, l’ex-Brewers è il maggiore candidato) ritorni ai buoni standard pre-infortunio, appare, infatti, abbastanza fondata.

Il parco rilievi ha subito parecchie modifiche: perso Pedro Feliciano e in attesa di sciogliere la questione K-Rod, la dirigenza ha deciso di puntare sulla quantità, aggiungendo una serie di discreti elementi (Carrasco, Buchholz, Byrdak, Tankersley e Isringhausen) per cercare di dare un minimo di stabilità ad un reparto con poche certezze nel 2010.

Il lineup, almeno alla vigilia, dovrebbe essere sostanzialmente speculare a quello della passata stagione e, in un mondo perfetto, potrebbe regalare tante soddisfazioni ai tifosi della Grande Mela: i punti interrogati, però, sono davvero tanti ed iniziano con le condizioni fisiche di Jose Reyes e Carlos Beltran (spostato a destra), il cui contributo è irrinunciabile per qualsiasi squadra.

Si attendono conferme anche da Jason Bay, il cui ritorno anche solo su standard normali rappresenterebbe un upgrade di spessore rispetto allo scorso anno: molte incertezze ruotano ancora attorno al ruolo di seconda base, con Luis Castillo minacciato da Willie Harris e Brad Emaus, due giocatori che forse già adesso sarebbero più utili dell’ex-Marlins.

David Wright, Angel Pagan, Ike Davis e Josh Thole sono ad oggi le uniche vere certezze del lineup e rischiano di diventare anche la base di partenza di una rifondazione nel caso la stagione prendesse una piega negativa fin dall’inizio.

Uomo chiave: tra i tanti candidati scelgo Beltran, non tanto per il contributo che potrà dare sul campo nel 2011 ad una squadra senza reali ambizioni di play-off, ma per il suo valore come pezzo di scambio alla trade deadline di luglio.

Pronostico: 75/78 vittorie e lotta con Washington per l’ultimo posto.

 

 

Philadelphia Phillies

Principali mosse di mercato: quantitativamente è stato un inverno povero di movimenti per Philadelphia, che però, dopo aver perso Jayson Werth, con destinazione Washington, ha messo a segno il più grande colpo dell’off-season strappando Cliff Lee alla concorrenza di Yankees e Rangers.

Calma piatta o quasi per il resto: via free-agency ha lasciato la squadra il rilievo Chad Durbin (finito agli Indians), mentre sul fronte arrivi vanno registrati gli ingaggi di Dan Meyer, Brian Bass, Josh Barfield e Brandon Moss. Menzione obbligata, infine, per l’addio, probabilmente definitivo, di Jamie Moyer al termine di una lunghissima carriera.

Squadra che vince non si cambia: deve probabilmente essere stato questo il pensiero della dirigenza durante questo inverno visto i pochissimi, ma pesanti, ritocchi al roster. Come ulteriore conferma di tutto ciò sono arrivate, negli ultimi giorni, le notizie delle estensioni di Manuel e Amaro Jr. sul fronte societario.

Dell’ottima rotazione dei Phillies si è parlato tantissimo durante l’off-season e non poteva essere altrimenti: il mix di talento e durabilità offerto dal quartetto composto da Halladay-Lee-Hamels-Oswalt è di gran lunga il meglio che la lega possa offrire in questo momento e anche Joe Blanton, se paragonato agli altri n° 5 della NL, può recitare un ruolo di primo piano. L’unico aspetto negativo, già sottolineato da molti analisti, riguarda il pericolo infortuni per quello che rimane il ruolo del baseball più a rischio da questo punto di vista, e la scelta di Philadelphia di puntare così forte, soprattutto a livello finanziario, sul monte presenta quindi qualche incognita.

È rimasto sostanzialmente invariato il bullpen, che conterà ancora una volta sulle prestazioni di Ryan Madson, Brad Lidge e qualche altro discreto giocatore: il reparto, ma non potrebbe essere altrimenti, non appare al livello della spaventosa rotazione, ma la scelta di non concentrare molti sforzi economici tra i rilievi appare abbastanza condivisibile, visto il ruolo marginale cui saranno probabilmente destinati durante la stagione Contreras, Romero e compagni.

Non altrettanto condivisibile è la scelta di lasciare immutato un lineup sempre più vecchio e che già lo scorso anno, causa qualche infortunio, ha mostrato qualche crepa: l’unico vero cambiamento è in realtà una mossa obbligata visto l’addio come free agent di Jayson Werth, che sarà sostituito dal rookie Domonic Brown e, all’inizio, da Ben Francisco, visto il recente infortunio del promettente prospetto.

Rischia di iniziare la stagione ai box anche Chase Utley, il miglior seconda base della lega, alle prese con qualche problema fisico che gli sta condizionando la preparazione in questo spring training: dalla sua salute e da quella dell’altro middle-infielders Jimmy Rollins dipendono moltissime delle fortune della squadra in questo 2011.

Il resto del lineup avrà il volto noto dei vari Carlos Ruiz, eccellente e sottovalutato catcher, Raul Ibanez, Shane Victorino, Placido Polanco e Ryan Howard: il rendimento degli ultimi due, e quello di Rollins, è apparso il leggera flessione lo scorso anno e sarà interessante vedere se il trend proseguirà in questa stagione o se invece il 2010 sia stata un’annata sfortunata. Soprattutto considerando la non favolosa panchina a disposizione di Charlie Manuel.

Uomo chiave: Shane Victorino. Il piccolo hawaiano sarà probabilmente chiamato ad un ruolo fondamentale sia in attacco, come possibile leadoff al posto di Rollins, sia in difesa dove la presenza di Ibanez e Brown rischia di costringerlo agli straordinari. Giocatore probabilmente insostituibile in questo momento.

Pronostico: 95 vittorie e quinto titolo divisionale consecutivo.

 

 

Washington Nationals

Principali mosse di mercato: l’arrivo (costosissimo) di Werth rappresenta la ciliegina sulla torta di un mercato che, per la prima volta dopo le avvisaglie degli scorsi anni, ha fatto seguire i fatti alle dichiarazioni della dirigenza. Non era, infatti, una novità che nella capitale ci fosse la disponibilità economica che l’ingaggio di ottimo giocatore tra i FA, e in questo inverno il grande colpo è arrivato, anche se finanziariamente non si tratta di una grande mossa.

Tra le aggiunte degne di nota vanno sicuramente menzionate quelle di Adam LaRoche, Matt Stairs e Rick Ankiel e, sul monte, di Tom Gorzelanny e Todd Coffey; il pitcher ex-Cubs diventa automaticamente il n° 3/4 della rotazione, mentre il prima base avrà il difficile compito di rimpiazzare la produzione di Adam Dunn, volato a Chicago sponda White Sox come FA. L’altra partenza illustre coinvolge Josh Willingham, scambiato con Oakland per un paio di prospetti.

L’infortunio di Stephen Strasburg ridimensiona notevolmente le ambizioni della squadra della capitale, che con il suo giovane fenomeno sul monte poteva ragionevolmente puntare ad una stagione vincente o comunque molto vicina a quota .500.

Il team, ad oggi, invece, molto difficilmente lotterà per una posizione più prestigiosa del quarto posto contro New York: il ritorno in piena forma di Jordan Zimmerman rappresenta la più importante aggiunta in rotazione, anche se i risultati del 2010 al rientro sono stati interlocutori, con un notevole alternarsi di buone uscite e cattive prestazioni. Sarà molto interessante vedere se il veteranissimo Livan Hernandez riuscirà a ripetere il suo ottimo 2010, mentre è lecito aspettarsi un miglioramento da Jason Marquis e John Lannan, con quest’ultimo apparso in netta ripresa dopo il periodo trascorso nelle minors lo scorso anno. Chiude il reparto il neo acquisto Tom Gorzelanny, in una rotazione senza stelle assolute ma comunque piuttosto solida.

Il parco rilievi, piuttosto efficace la scorsa stagione, è stato sostanzialmente confermato in blocco e ruoterà ancora attorno alle prestazioni di Tyler Clippard (macchina da K soggetto a saltuarie implosioni) e Drew Storen, definitivamente promosso come closer dopo la partenza di Matt Capps. I vari Slaten, Burnett e Stammen saranno gli altri principali protagonisti.

Tra i positional players, gli arrivi di Werth e LaRoche dovrebbero compensare, in parte, le partenze di Adam Dunn e Josh Willingham, anche se personalmente credo la squadra ne esca complessivamente un po’ indebolita: gli ingaggi, tra gli esterni, di Laynce Nix e Rick Ankiel aggiungono un po’ di profondità nel reparto senza spostare gli equilibri anche perché nessuno dei due dovrebbe partire come titolare ad aprile.

La situazione più interessante, nel lineup, è quella che riguarda il ruolo di catcher, che a differenza di quasi tutti gli altri team, nella capitale pone seri problemi di abbondanza: Jesus Flores dovrebbe iniziare l’anno in AAA, con Pudge Rodriguez e Wilson Ramos a dividersi la quasi totalità degli at-bat almeno nei primi mesi di regular season. Nessuno dei tre, per vari motivi, dovrebbe rappresentare il titolare a lungo termine, e della lotta potrebbe approfittare Derek Norris, il più classico del quarto incomodo.

L’infield è completato da Ryan Zimmerman, stella della squadra e giocatore sempre troppo sottovalutato, e dai giovani middle-infielders Danny Espinosa e Ian Desmond: questi ultimi, pur mostrando lampi di ottimo talento, rimangono ancora dei punti interrogativi vista la loro giovane età, ma le probabilità che almeno uno dei due diventi un solido everyday player di buon livello non sono così remote.

Uomo chiave: Jordan Zimmerman. Come nel caso dei Mets, mancando ambizioni di classifica a brevissimo termine, la scelta premia un giocatore chiamato a far vedere di essersi completamente ristabilito fisicamente e di essere pronto ad un ruolo da protagonista per la prossima stagione.

Pronostico: 75 vittorie e conseguente ultimo posto.

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