Neftali Feliz, rookie dell'anno per l’American League

Con la fine della stagione di MLB è, come sempre, tempo di awards, i premi per i giocatori che più si sono distinti nel corso dell’anno.

Come al solito non mancano le polemiche per le decisioni dei votanti e il caso del Rookie of the Year non è un’eccezione.

Il premio è infatti andato a Neftali Feliz per l’American League e a Buster Posey per la National League. La cosa che salta subito all’occhio è che entrambi fanno parte delle squadre che si sono giocate le World Series (finite con la vittoria dei Giants). Il sospetto è quindi che le prestazioni dei due giocatori anche nei playoff abbia influito sulla scelta, anche se bisognerebbe tener conto solo della regular season.

Nel caso del Senior Circuit, la gara vera era sostanzialmente tra Jason Heyward, atteso e seguito per tutto il corso della stagione non solo dai tifosi Braves, e Buster Posey, arrivato in corso d’opera a dar manforte ai Giants in una corsa playoff che in pochi avrebbero creduto possibile. In termini meramente quantitativi, Heyward ha prodotto di più per la sua squadra, saltando solamente 20 partite in tutto l’anno e giocando già ad altissimo livello, come conferma la sua linea conclusiva: .295/.411/.493 con 18 HR. Jason è stato ottimo anche in difesa, pattugliando l’esterno destro del  Turner Field con successo e, se i Braves sono arrivati ai playoff con la Wild Card, parte del merito è sicuramente anche sua.

Posey, da parte sua, ha giocato 108 partite (34 in meno di Heyward), con numeri paragonabili, visto che la sua linea recita .305/.357/.505, anche lui con 18 HR. L’ultimo dato è forse quello più impressionante per un catcher rookie, che oltre a doversi adattare al livello gioca in una posizione molto logorante da un punto di vista fisico. Anche Buster è stato eccellente in difesa, mettendo in mostra un buon braccio che gli ha permesso di eliminare il 37% dei corridori con un pitching staff non propriamente rapidissimo nell’andare a casa base (basta dare un’occhiata al movimento di Lincecum in posizione fissa per averne un’idea).

Personalmente, tra questi due giocatori, avrei dato il premio ad Heyward, che ha avuto anche una buona costanza di rendimento, ma la scelta di Posey, seppur “sbagliata”, non è scandalosa, anche se le difficoltà dell’esterno di Atlanta in una sfortunata serie di playoff ne hanno probabilmente causato la sconfitta.

Il terzo classificato è un lanciatore che ha davvero sorpreso nella prima parte dell’anno, per poi normalizzarsi, ma che ha portato ha casa 13 W per i suoi Cardinals, con un’ERA eccellente, un buon numero di K accompagnati da un discreto controllo e valanghe di groundball, che faticano ad uscire dallo stadio per degli HR. Si parla ovviamente di Jaime Garcia, partente di St. Louis che in pochi si sarebbero aspettati così pronto già da subito.

Al quarto posto si piazza Gaby Sanchez, 1B dei Marlins, che ha colpito per la sua continuità e per l’elevato numero di partite disputate (ben 151), oltre che per la mazza, che ha ancora dei margini di miglioramento, soprattutto per la percentuale di linee e flyball battute che potrebbero portare ad un aumento dei suoi HR (19 quest’anno) già dalla prossima stagione.

La classifica prosegue poi con Walker (Pittsburgh); Castro (Chicago); Davis (NY); Tabata (Pittsburgh) e un inspiegabile Jonny Venters (Atlanta), forse grazie a qualche giornalista della Georgia.

Tra gli altri rookie della NL, un altro ad essersi distinto, ma che non ha avuto considerazione dai votanti è stato Mike Stanton, esterno dei Marlins, che ha mostrato doti da slugger puro, con tanti K, ma anche tanta, tantissima potenza che gli ha fruttato ben 22 HR in sole 100 partite. Un dato usato per misurare la potenza, che nasce dalla differenza tra SLG e AVG, la ISO, è la sesta dell’intera National League, dietro a mostri sacri e candidati al titolo di MVP come Pujols, Votto, Tulowitzki e Gonzalez (oltre al sottovalutato Dunn). Se riuscisse a ridurre gli strike out diventerebbe da subito un giocatore fondamentale, vista anche la buona difesa mostrata quest’anno.

Come lui anche Tyler Colvin, di Chicago, la cui stagione, nonostante prestazioni discrete al piatto (pur con troppi K subiti), rimarrà nella memoria più per lo spaventoso incidente alla Van Helsing che lo ha visto coinvolto a settmbre, quando un frammento di una mazza lo ha colpito pericolosamente vicino al cuore.

La delusione più grande per la National League è stata forse rappresentata da Alcides Escobar. L’interbase ha finito per battere un misero .235/.288/.326, non compensato da una discreta abilità con il guanto, grazie ad un buon range che ne ha fatto uno SS sopra media quest’anno in difesa.

Riassumendo, il premio per me sarebbe dovuto andare ad Heyward, con Posey secondo e Ike Davis e Garcia a giocarsi il terzo posto.

L’American League ha invece visto la vittoria del closer di Texas, favorita dal suo record di salvezze per un rookie (40).  C’è da dire che un closer ha pochissime opportunità di lanciare e gioca molto meno di un partente, riducendo quindi per definizione il suo apporto alla squadra. Se è vero che Feliz ha ottenuto un gran numero di salvezze, bisogna riconoscere che queste, come le W, sono merito di tutta la squadra più che suo e che è molto più facile lanciare un solo inning, spesso sopra di 2/3 punti, piuttosto che lanciarne 5.

Un lanciatore come Matusz, ad esempio, pur vivendo una stagione non esaltante, è sicuramente stato più utile ai suoi Orioles.

Detto ciò, il giovane closer della squadra di Arlington ha lanciato bene, ottenendo più di un K per inning in cui ha giocato e tenendo sotto controllo le BB; si è trattato senza dubbio di un’ottima annata per un rookie (in cui ha bruciato solo 3 opportunità di salvezza), ma il premio non è così meritato.

Al secondo posto si è piazzato quello che avrebbe dovuto essere il vincitore di quest’anno, quell’Austin Jackson diventato da subito leadoff dei Tigers. L’esterno di Detroit ha avuto una linea annuale di .293/.345/.400, buona, ma non ottima anche a causa dei molti strike out subiti. Le possibilità con la mazza e la buona difesa all’esterno centro ne hanno comunque fatto un giocatore prezioso per i Tigers.

Il terzo classificato è un giocatore chiamato tardi in MLB, ma che ha mostrato davvero grandi cose. In meno di 300 turni, infatti, Danny Valencia ha battuto .311/.351/.448, con 7 HR ed un’ottima difesa in terza base.

Il rendimento di Valencia è stato praticamente equivalente a quelli del succitato Matusz ed al catcher di Tampa Bay (e mio favorito) Jaso, che hanno però avuto maggiori occasioni per scendere in campo.

Una menzione d’onore la merita lo sfortunato Carlos Santana, che, in sole 46 partite, si è dimostrato uno dei migliori giocatori dell’American League. Il catcher dei Tigers ha chiuso la sua prima esperienza in MLB a causa di una dura collisione mentre tentava di bloccare il piatto di casa base. L’impatto è stato spaventoso e la sua gamba ha subito un trauma che ha richiesto un’operazione che lo renderà ai campi solo dal prossimo anno, ma il talento fatto intravedere in questa parentesi è stato pari a quello del suo omonimo chitarrista. Carlos ha infatti chiuso l’anno con più BB che K subiti, per una stratosferica OBP di .401, settima tra i giocatori di AL. E’ difficile pensare che Santana avrebbe continuato su questi ritmi, ma i numeri messi in mostra sono senza dubbio impressionanti e potrebbero farne, già dal prossimo anno, uno dei più forti catcher dell’intera MLB (basta pensare che la OBP del suo collega Mauer è stata di .402 per rendersene conto).

Per questa lega, la mia personale classifica avrebbe visto la vittoria di Austin Jackson, seguito da Matusz, Jaso e Valencia in ordine sparso, poi Santana e infine Feliz, ma il ritorno di Texas ai playoff (e alle WS) e il record di salvezze per un rookie hanno sbilanciato fortemente il piatto dalla parte di quest’ultimo, per una decisione decisamente peggiore rispetto a quella del Senior Circuit.

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