NASL e USL: chi la spunterà?

La Major League Soccer, dopo i suoi primi travagliati e burrascosi anni è diventata grazie al commissioner Don Garber una lega pro stabile economicamente, in continua espansione come numero di club, spettatori, investimenti, sponsorizzazioni, soccer specific stadia, contratti tv, marquee players, livello di gioco, visibilità nel panorama pro sport americano con le molto vicine prospettive di sorpasso in termine di spettatori sulla più blasonata NHL, cosa che potrebbe già accadere il prossimo anno grazie anche all’aggiunta delle expansion franchises Portland Timbers e Vancouver Whitecaps, mentre in termini di redditività la lega si accinge a recuperare il forte disavanzo accumulato negli anni della gestione Lougan e nel primo biennio di assestamento dell’ era Garber, e diventare così finalmente appetibile in termini di profittabilità.

Purtroppo non si può dire lo stesso nei gradini più bassi della piramide del Soccer Usa, dove invece diatribe che hanno portato a scissioni dannose ed evitabili rischiano di distruggere quanto di buono è stato costruito in un ventennio di duro lavoro.

Basti ricordare che l’attuale lega denominata United Soccer Leagues affonda le radici nel lontano 1985, quando subito dopo il fallimento della NASL nacque la Western Soccer Alliance, lega semipro di poche squadre che annoverava nei propri ranghi i redivivi San Jose Earthquakes, mentre nel 1987 Francisco Marcos, commissioner della USL fino ai tempi recenti, fonda la allora S.I.S.L., (Southwest Indoor Soccer League), mentre l’anno seguente vede la luce la American Soccer League, contenente squadre con un nobile passato quali Washington Diplomats, Tampa Bay Rowdies e Fort Lauderdale Strikers.

Nel 1989 la S.I.S.L. comincia ad organizzare un vero e proprio campionato di soccer, mentre l’anno seguente, dopo aver organizzato una finale che ha finalmente laureato una squadra di soccer campione nazionale cinque anni dopo la fine della NASL grazie alla collaborazione delle due differenti leghe pro soccer, la W.S.A., che nel frattempo ha cambiato nome in Western Soccer League, e la A.S.L. si fondono in un’unica lega recante il nome di A.P.S.L. (American Professional Soccer League), mentre la S.I.S.L. nel 1991 adotta la denominazione U.S.I.S.L. (United States Interregional Soccer League).

Negli anni la lega gestita da Francisco Marcos vede una forte espansione mentre la A.P.S.L., pur mantenendo lo status di seconda divisione, perde via via pezzi per via di fallimenti a catena simili a quelli avvenuti negli ultimi anni di vita della NASL. Nel 1995 la A.P.S.L. cambia nome diventando così la A-League, mentre la U.S.I.S.L., pur mantenendo invariato il proprio acronimo, diventa United System of Indipendent Soccer Leagues, e nel 1997 le due leghe si fondono dando vita alla USISL A-League, mentre l’attuale nome USL che sta per United Soccer Leagues risale al 1999, e questa fusione di leghe avvenuta nel corso degli anni è la fucina di quella che è stata la “golden generation”, che dopo aver scoperto da ragazzini il soccer grazie alla NASL, hanno potuto praticarlo ed essere gli attori principali della rinascita del pro soccer grazie alle leghe antesignane della USL e del lavoro certosino svolto dal basso da Francisco Marcos ma anche dai suoi collaboratori nonchè dagli altri commissioner delle leghe poi unitesi alla sua creatura.

L’importanza di avere una seconda divisone ben organizzata è di vitale importanza per la MLS ed il movimento calcistico statunitense, perchè ricordiamo che spesso i migliori giocatori nascono nelle squadre di provincia, le famose squadre vivaio.

Parlando strettamente della situazione odierna, la situazione dove la frammentazione appare in maniera più evidente è quanto si sta riscontrando nel panorama dell’indoor soccer, un tempo sport emergente tanto da far guadagnare alla MISL di allora lo status di prima divisione, e da tempo caduto in disgrazia. La terza reincarnazione della MISL sperava dalla stagione 2010/11 di poter aumentare il proprio numero di squadre e magari poter organizzare due conference dopo anni di girone unico rinverdendo così gli antichi fasti grazie alle nuove expansion Omaha Vipers, Missoury Comets, nuova veste degli storici Kansas City Comets e lo stesso logo ma col nome dello stato forse per catturare più spettatori (un pò quello che fecero i San Jose Earthquakes quando cambiarono nome in Golden Bay) ed i Chicago Riot, che rinverdiscono il blasone dell’indoor soccer nello stato dell’Illinois dopo le storiche franchigie dei Chicago Sting e Chicago Power, ma basti pensare anche ai recenti Chicago Storm.

Purtroppo i sogni di gloria della storica e blasonata lega hanno dovuto fare i conti con una dura realtà composita dei fallimenti di Rockford Rampage e, boccone ancora più amaro, dei campioni in carica Monterrey La Raza e gli storici Philadelphia Kixx.

Le ragioni per le quali i messicani han chiuso i battenti sono da attribuirsi molto probabilmente alla concorrenza della Liga Mexicana visto che il futébol nello stato dei sombreri è una religione, ma in buona parte anche al panorama di morte e distruzione lasciato quest’anno dall’uragano Alex che ha messo in ginocchio la città causando danni quantificati in 1885 milioni di presidenti morti, ed alla drastica ma consequenziale diminuzione del pubblico, appena 3881 spettatori nonostante il campionato vinto contro i 9980 della stagione 2007/08.

Stessa ragione vale per Philadelphia, 4725 presenze al Liacouras Center, location trovata senza poche difficoltà dopo la demolizione della storica Wachovia Spectrum Arena, contro le 6444 di appena una stagione prima. Il drastico calo di spettatori, la difficoltà a trovare un’arena indoor e la nascita dei Philadelphia Union, hanno fatto si che alla storia dei Kixx venisse scritta la parola fine.

Per entrambe le franchigie si parla di un possibile ritorno nella MISL per la stagione 2012 ma tutto quel che per ora c’è certo è solo il loro ritiro. Nel frattempo la USL ha comunicato tramite il suo sito ufficiale la nascita di una propria lega indoor denominata I-League, nome non nuovo in verità visto che era già stato impiegato dall’allora USISL nei primi anni ’90 e che pertanto non rappresenta una novità ma un ritorno alle radici.

Le operazioni sono state affidate al già noto dirigente sportivo Chris Economides che proprio nell’indoor soccer aveva mosso i primi passi. Per ora l’unica squadra confermata sono gli storici Rochester Lancers che rinascono sebbene come franchigia indoor trent’anni dopo il loro fallimento avvenuto al termine della stagione NASL 1980, ma oltre il pomposo obbiettivo di riuscire ad arrivare a dodici squadre, di concreto non c’è nulla se non le voci di team di prossima apertura ad Utica, Albany, Buffalo e Syracuse, ma non sono stati rivelati nè i nomi degli investitori nè tantomeno quelli delle franchigie.

Segno di quanto fosse fumosa la situazione è la decisione della squadra dei Kitsap Pumas, militante in PDL e nata dalle ceneri dei vecchi Seattle Sounders della USL I, di disputare la stagione indoor 2010/11 nella PASL invece che nella costituenda I-League.

Di recente sul sito di questa nuova lega è comparso l’avvertimento che il campionato indoor della USL comincerà nel Novembre del 2011, decisione probabilmente presa causa difficoltà, per via anche della tremenda crisi economica, di reperire in breve tempo nuovi investitori disposti ad impiantare franchigie di uno sport oramai quasi dimenticato dalla maggior parte degli americani. La sensazione di cantiere aperto alle prime fasi di costruzione si respira ancora di più nella lega USL di recente divenuta USL Pro.

Dal sito ufficiale non è dato di sapere con certezza quali saranno le squadre che comporranno la nuova divisione professionista a parte cinque delle sei squadre della ex USL Division II esclusi i Real Maryland Monarcs che si pensava sembrassero destinati al fallimento ma che sono riusciti a sopravvivere seppure abbiano deciso di fare un passo indietro retrocedendosi nella meno prestigiosa PDL, ed i Dayton Dutch Lions, che invece proprio nella Premier Development League avevano militato fino alla scorsa stagione, con un nome dal sapore antico che ci riporta indietro ai tempi in cui il soccer era considerato uno sport etnico anche se il sodalizio non si chiama così per via della presenza di una colonia di nostalgici emigranti provenienti dalla terra dei tulipani e dei mulini a vento bensì da amanti del soccer con il pallino per il calcio totale ed i metodi d’allenamento olandesi.

Ed è di poche settimane fa la notizia ufficiale che dopo due anni di stop torneranno a calcare i campi della USL i Wilmington Hammerheads A queste compagini bisogna aggiungere anche i Rochester Rhinos, che a quanto sembra abbiano deciso di interpretare la parte del figliol prodigo lasciando sorprendentemente la NASL (mai nome fu meno appropriato) nella stessa maniera in cui avevano fatto in precedenza i Puerto Rico Islanders quando avevano invece deciso di lasciare la USL .

La defezione di Rochester è solo una delle tante brutte tegole per la concorrente diretta della USL così come la decisione della proprietà di spostare gli Austin Aztex ad Orlando, in Florida, dove hanno assunto la denominazione Orlando United Soccer Club (ma basta scimmiottare i nomi europei!) visto che la NASL expansion in quel di San Antonio, prevista nel 2012 serviva proprio per creare un derby del texas sulla falsariga di quello presente in MLS tra Dallas e Houston così da invogliare gli Aztecs a restare nella NASL e ridurre pertanto i costi tra le altre cose.

Oltre la fine, almeno per ora, della speranza di poter assistere ad un nuovo derby dei cowboys, una nuova squadra in Florida, almeno così si legge in vari forum dedicati alle divisioni minori del soccer Usa, potrebbe guastare ulteriormente le uova nel paniere alla NASL vista la presenza nello stesso stato di Tampa Bay Rowdies e Miami FC che presto, così recitano i comunicati ufficiali apparsi più volte sul sito della lega pro soccer in cui militano, riprenderanno colori e blasone degli storici Fort Lauderdale Strikers, perché anche se non confermato ufficialmente dalla concorrenza, sembrerebbe che la costituenda USL Pro stia cercando, se non per la stagione 2011 comunque in un prossimo futuro, di impiantare una franchigia proprio in quel di Fort Lauderdale, forse sviluppando l’embrione della Fort Lauderdale Schulz Academy, squadra emanazione di una scuola calcio locale che nel 2010 ha militato in PDL per la prima volta, per cui l’atmosfera che si respira tra le due leghe è proprio quella di guerra aperta.

La situazione diventa ancora più calda nei caraibi, specie in quel di Puerto Rico, presente sulle mappe del soccer Usa per via dei blasonati e già citati Puerto Rico Islanders, freschi campioni nella provvisoria USSF D2, e che grazie alla loro presenza unita all’expansion canadese di Edmonton aggiungono alla propria lega ulteriore prestigio internazionale, e proprio nell’isola famosa per aver dato i natali ai genitori di Jennifer Lopez e per il reggae ton si respira un’aria di guerra aperta, con la USL Pro che sembra stia facendo di tutto per far mancare la terra sotto i piedi alla franchigia rea di tradimento, creando una conference caraibica, decisione alquanto strana anche per via dei costi di viaggio ma che sembra aver lasciato il posto ai fatti se si pensa all’expansion team sito in Antigua che dalla prossima stagione dovrebbe militare in USL col nome di Antigua Barracuda.

Ma oltre la nascita dei Barracuda, il sito della USL riporta la notizia che nella prossima stagione concorreranno nella USL Pro svariate squadre portoricane, quali Club Atletico River Plate, affiliato al popolare club di Buenos Aires, e l’FC Sevilla Puerto Rico, partner della storica squadra spagnola, e gli appena nati Indios de Mayaguez, costola dell’omonima e popolare squadra di baseball bussano alla porta della nuova lega, per cui non poter annoverare in questa costituenda divisione centramericana i datati e prestigiosi Islanders suona al pari di una bestemmia al creato, e questi ultimi dovranno sgomitare non poco per non perdere i propri tifosi vista la concorrenza così agguerrita, dato che le neonate realtà calcistiche sembrano avere soccer specific stadi dove giocare e gruppi economicamente solidi alle spalle.

In più pochi giorni fa è stato finalmente svelato il mistero dei Puerto Rico United, anche loro di recentissima costituzione, i quali figuravano tra le nuove expansion franchises nel sito ufficiale della USL ma che erano stati depennati dopo un solo giorno.

Che la lega non li ritenesse affidabili o si trattava solo questione di tempo e aggiustamento di alcuni dettagli? Dopo alcune settimane di attesa finalmente la USL, che da quanto si evince chiaramente non ha mandato giù l’amaro calice, ha ufficializzato il loro ingresso per la stagione prossima ventura. Tornando sul continente invece dopo due anni finalmente cominciano a diradarsi le nebbie sul destino e/o sull’esistenza stessa del fantomatico club FC New York del quale da troppo tempo si aspetta il debutto.

Dal sito ufficiale pare che il 20 e 21 Novembre verrà effettuata la prima fase dei tryouts presso le strutture della Hofstra University, dove avverrà anche la fase conclusiva delle selezioni, prevista per il 15 e 16 Gennaio 2011, mentre la seconda fase avrà luogo nei giorni 8 e 9 Gennaio presso lo Smith River Sport Complex sito in Axton, città dello stato della Virginia.

A dare credibilità al progetto che pareva rimandato alle calende greche è stata anche la nomina dell’ allenatore inglese Matt Weston, ex giocatore in forza all’ Ipswich Town e con un passato nelle giovanili del Manchester United. La squadra ha una convenzione con la Hofstra University per l’utilizzo del James M. Shuart Stadium, complesso sportivo da circa quindicimila posti che altro non sarebbe che l’ex Hofstra Stadium dove peraltro i Cosmos, ancora inconsci del loro futuro stellare, disputarono i campionati NASL 1972 e 1973.

Il sito del club mostra un timer con un conto alla rovescia, per cui la probabilità che nel 2011 la nuova squadra newyorkese prenda vita è assai concreta visto che finalmente, dopo anni di trepidante attesa il loro nome figura tra le squadre partecipanti al campionato USL Pro 2011. Sempre sul sito della USL si parla di un campionato a sedici squadre suddivise tra Stati Uniti, Canada (ma per ora di squadre canadesi non ve n’è traccia) e area caraibica, con l’obbiettivo di arrivare a venti quando non addirittura ventiquattro per la stagione 2012.

Tra le nuove squadre proposte, oltre alle portoricane è stata ufficializzata la nascita di un team sulla west coast chiamato Los Angeles Blues, emanazione del team femminile Pali Blues.

A dire il vero la nascita della terza squadra losangelina almeno per il momento sembrava improbabile in quanto tutte le squadre militanti in USL Pro sono allocate sulla east coast, e per questo molti pensavano che la venuta della compagine dei Blues dovesse avvenire ma che le operazioni della nuova franchigia sarebbero state comunque rimandate alla stagione 2012 dando così tempo alla lega di trovare degli expansion teams nelle vicinanze per coprire e ridurre i costi di spostamento.

Così invece non è stato ma si spera, sia per il futuro della squadra che della credibilità della USL che tale situazione venga risolta per la stagione 2012 così da espandere la lega negli stati dell’ovest e risparmiare ai californiani costosi e stressanti viaggi aerei lunghi mediamente 3500 miglia. Sul fronte NASL invece non tira una buona aria, col Crystal Palace Baltimore che, oberato dai debiti e con notizie più o meno ufficiali che ne presagivano il fallimento anche per via delle vicissitudini finanziare della casa madre inglese, (che contrariamente a quanto si pensava ha deciso di non accollarsi gli oneri della società satellite d’ oltremare), ha annunciato con un comunicato datato 3 Dicembre 2010 che non parteciperà alla stagione NASL 2011, ma Paul Medd, presidente del club, ha annunciato che la squadra non fallirà e che tornerà con un nuovo nome per la stagione 2012 ed ha annunciato che nel frattempo cercherà di trovare un accordo con la municipalità di Baltimora per la costruzione di un soccer specific stadium. In alcuni forum si legge che nel recente incontro degli investitori della NASL si è parlato di un ipotetico club chiamato F.C. Baltimore, ma non è stato svelato nulla a riguardo, in più se si digita il dominio www.fcbaltimore.com automaticamente si viene reindirizzati sul sito del CP Baltimore.

Sempre all’interno del laconico comunicato si legge infine che la squadra vuole coinvolgere i tifosi locali per decidere quale saranno simbolo e nome del nuovo club che a quanto pare porterà nella propria divisa i colori della bandiera di Baltimora, ovverosia il rosso, il giallo ed il nero, per cui si suppone che il 2012 vedrà il ritorno del pro soccer nel Maryland, ma di certo per ora non c’è nulla se non la fine delle operazioni, defezione che per il futuro della lega e le sue ambizioni pesa forse quasi quanto il “tradimento” di Rochester.

Annata infausta per gli appassionati di soccer del Maryland che in pochi mesi hanno visto la fine del CP Baltimore e l’autoretrocessione dei Monarchs in PDL, speriamo per loro che almeno i Baltimore Blast, storica franchigia indoor, possano regalare loro qualche soddisfazione così da cancellare almeno parzialmente l’amarezza di un fallimento, sebbene a quanto pare temporaneo, e di un salto all’indietro.

Anche St Louis versa in condizioni economiche poco floride, ma pareva che il consorzio che gestisce la squadra del Missouri avesse trovato dei nuovi soci e con essi soldi freschi per poter continuare a tenere in vita l’ AC St Louis, ma secondo le fonti provenienti da alcuni forum – che spesso quando si parla di soccer Usa sono più attendibili dei siti ufficiali – durante il meeting della lega tenutosi a Miami nei giorni 7 ed 8 Novembre la franchigia della città di Chuck Berry non è stata citata tra le partecipanti alla stagione NASL 2011, cosa che ha gettato i tifosi del Missouri nel panico e nella disperazione, anche se di ufficiale per ora non c’è ancora nulla. Bisogna ricordare che in caso l’AC St Louis non abbia i requisiti per partecipare al campionato NASL sarebbe certamente destinata alla chiusura visto che la presenza nella PDL dei St Louis Lions e l’esclusiva di cui sono in possesso all’interno dell’USL impedirebbe alla squadra di proprietà di Jeff Cooper di poterne entrare a farne parte.

Una soluzione potrebbe essere la fusione dei due club in un solo consorzio, mantenendo in vita le due squadre con un nome unificato o persino con gli stessi nomi con un club a concorrere nella USL Pro e l’altro a fare da squadra vivaio in PDL, ma anche il più ottimista degli appassionati di soccer in quel di St Louis crede che ciò sia semplicemente impossibile, e questo richiama un vizio antico del soccer Usa di cui spesso abbiamo parlato conosciuto anche come sindrome del beduino…chissà se i St Louis Lions entrerebbero a far parte della USL Pro in caso la società concorrente chiudesse i battenti…purtroppo secondo alcune fonti semiufficiali nella migliore delle ipotesi il sodalizio che fa capo a Jeff Cooper sarebbe in vendita e che molto probabilmente, in caso non chiudesse i battenti, cesserebbe le operazioni per un anno sfruttando questo stop per riorganizzarsi e trovare nuovi soci e sponsorizzazioni, e a quanto sembra questa è la strada che verrà percorsa visto che pur non comparendo ancora alcun comunicato il logo dell’AC St Louis è stato cancellato dal sito della NASL.

Se da un lato l’incontro di Miami ha lasciato insoluti i nodi di Baltimora e St Louis , dall’altra ha risolto il mistero del ritorno di Atlanta previsto nella stagione 2011, assieme ad Edmonton e come esso precedentemente segnato sul sito ufficiale ma successivamente tolto e ripristinato ancora una volta pochi giorni fa.

Con un laconico comunicato Aaron Davidson, commissioner della NASL, ne annuncia il ritorno assieme alla salvezza, sulla quale finora tutti avevano espresso più di un dubbio, della franchigia NSC Minnesota Stars, squadra costruita all’ultimo momento e fino ad ora di proprietà di un ente non profit, ma anche se la situazione della NASL appare migliore rispetto a come si supponesse, causa la dipartita di Portland Timbers e Vancouver Whitecaps, emigrati verso i più verdi pascoli della MLS, il ritorno alla casa del padre di Rochester, lo spostamento degli Aztex in Florida, la fine del pro soccer nel Maryland e la grande incertezza per quel che riguarda lo stato del Missouri (degli sviluppi delle quali però ancora nessuno parla salvo tifosi ed appassionati di soccer), pur con l’arrivo di Edmonton ed Atlanta si troverebbe ad essere una lega di appena otto squadre – nell’ ipotesi oramai divenuta quasi certezza in cui, come Baltimora, anche St Louis dovesse staccare la spina – contro la dozzina della passata stagione appena conclusasi, il che non è una buona pubblicità per la lega specie in vista della disputa con la USL presso la U.S.S.F. per chi dovrà ereditare lo status di seconda divisione, nodo che in teoria è stato sciolto dalla federazione nell’incontro tenutosi in quel di Toronto il 21 Novembre 2010, con il quale – forse un pò sorprendentemente – la federazione statunitense ha accordato alla NASL lo status di seconda divisione sebbene in maniera provvisoria, scelta che ha sicuramente sorpreso gli addetti ai lavori perchè nella maniera in cui si stavano susseguendo gli avvenimenti la USL Pro sembrava avere i requisiti ben più della nuova NASL, in più questa sensazione di provvisorietà certamente non è una buona cosa né per i tifosi specie quelli delle squadre più in difficoltà, né per gli attuali o potenziali nuovi investitori.

La decisione finale della USSF verrà presa durante il meeting di Las Vegas che si terrà nel Febbraio 2011. Questo colpo di scena avvalora quanto scritto in uno dei primi comunicati ufficiali comparso nel mese di Ottobre col pomposo titolo NASL continue sto build on strong foundation, nel quale oltre il commentare l’amara ed inaspettata perdita di Rochester, non veniva detto nulla di concreto a parte il rendere pubblica la notizia dell’imminente incontro dei dirigenti della lega a Miami nei giorni 7 ed 8 Novembre, dove tra le altre cose si è discusso anche delle future expansion, (vitali come l’aria per una lega che l’anno prossimo perderebbe anche i Montreal Impact, una delle franchigie più prestigiose anche essi attratti dalle sirene della MLS) ma, sebbene Davidson abbia fatto menzione di un ulteriore club che prenderà vita nel 2013, non ne svela il nome né quante né tantomeno quali saranno i piani e le possibili expansion franchises oltre quella già ufficializzata di Edmonton per la stagione prossima ventura e San Antonio prevista per il 2012.

Davidson si ritiene fiducioso nella riuscita di ottenere lo status di seconda divisione e sottolinea in uno degli ultimi comunicati ufficiali che il piano di sviluppo della lega appena deliberato è stato aggiunto nella richiesta alla federazione in origine presentata dalla NASL il 28 Settembre con la firma di sole sei squadre, e fa sfoggio di sicurezza grazie agli aggiornamenti di cui sopra, da lui ritenuti la carta vincente, e nella successiva comunicazione comparsa ancora una volta sul sito della NASL, auspica una cooperazione sia con la Major League Soccer che con la United Soccer Leagues, frase che faceva sperare la fine delle ostilità.

Sul fronte avversario invece, dopo la festa del soccer tenutasi in quel di Tampa, città dello stato della Florida, la USL ha deliberato, con comunicato ufficiale pubblicato sul proprio sito datato 23 Novembre, dove tra le altre cose è stato reso pubblico il piano di sviluppo per la stagione 2011 e le intenzioni per il futuro, vale a dire una campionato di sedici squadre, obbiettivo quasi raggiunto, e l’intenzione nel prossimo biennio di arrivare a venti quando non a ventiquattro sodalizi, mentre non viene fatta menzione della decisione della USSF sullo status di terza divisione che verrebbe di conseguenza assegnato alla lega in caso venissero confermate le decisioni già rese note, ma si legge chiaramente nelle ultime righe della delibera che la USL si considera ancora la lega pro soccer di più altro livello dopo la MLS, per cui la guerra appare tutt’altro che finita, almeno dalle dichiarazioni.

Viene da chiedersi, nella probabilità ancora concreta che la concorrente della USL non ottenga lo status di seconda divisione quale sarebbe il suo destino e che senso avrebbe l’esistenza di una lega che al momento annovera otto squadre con uno status di terza divisione schiacciata in alto dalla USL Pro ed in basso dalla PDL, sempre associata al circuito USL.

Basta però avere un pò di memoria per ricordare che tutto questo non sarebbe successo se l’allora commissioner della USL Francisco Marcos, che oggi riveste un ruolo più limitato, non avesse venduto la lega alla NuRock Soccer Holding ed avesse invece ascoltato le richieste dell’associazione della lega proprietari (TOA), ma nella storia del soccer Usa la sindrome del beduino ha fatto più danni delle dieci piaghe d’Egitto, troppe volte si è assistito fin dagli anni ’30 del secolo scorso a lotte fratricide tra leghe pro, o addirittura tra leghe e federazione, lotte inutili senza le quali sicuramente il movimento calcistico statunitense sarebbe anni luce avanti rispetto a dove si trova ora.

E’ impossibile non ricordare gli alterchi tra NPSL ed USA nel 1967, o la guerra degli ingaggi tra NASL e MISL, il mancato supporto, anche per via di gelosie interne, della USSF alla NASL che portò alla mancata assegnazione per gli Stati Uniti della Coppa del Mondo 1986 dopo la rinuncia della Colombia, ed al fallimento dell’audace idea del Team America, due ambiziosi progetti che avrebbero potuto salvare la NASL e con essa il sistema pro soccer americano.

Nell’indoor soccer è successa pressochè la stessa cosa con le lotte tra MISL ed AISA ed in tempi successivi tra AISA e CISL, ed anche ora il panorama indoor soccer è conteso da una MISL ridotta al lumicino, una PASL che sebbene abbia ottenuto lo status di lega pro nel 2009 è ancora ad un livello infimo sebbene possa contare su quindici squadre ed una I-League in seno alla USL ancora non ben definita ma che conta di annoverare ben dodici team, per non parlare della situazione del soccer femminile, al momento con tre campionati professionisti, alcuni dei quali non in buona salute, ma come scritto in passato il buon senso non è merce reperibile sul mercato….la speranza è che i proprietari della NASL vengano a più miti consigli e che i vertici della USL sebbene pare abbiano il coltello dalla parte del manico pongano le basi per il rientro per la stagione 2012 delle franchigie ribelli, alcune assai blasonate, (basti pensare a Tampa Bay Rowdies e Fort Lauderdale Strikers, oltre i portoricani Islanders) nella nuova lega di modo di creare una superlega di seconda divisione appetibile anche a livello di sponsor, spettatori e contratti televisivi, con conseguente aumento del livello di gioco e la possibilità di fornire così una valida alternativa ai giovani che una volta usciti dal college e selezionati dalle squadre MLS al superdraft finiscono spesso per fare panchina ed essere tagliati la stagione successiva, e a quegli stranieri, specie centroamericani, che possono così farsi le ossa per essere poi notati dal club MLS o perché no anche da quelli della Liga Mexicana.

Una situazione unitaria porterebbe maggiori contratti sponsorizzazioni, maggiore visibilità e naturale aumento di pubblico, anche nell’indoor soccer che potrebbe così tornare a crescere di livello ed essere una buona fonte di reddito per chi lo pratica come lo era negli anni passati, oltre ad essere ancora un degno sbocco professionale per chi esce dal college e non ha trovato strada in MLS, ma finchè non si uniscono le forze e gli egoismi personali continueranno a prevalere sul bene collettivo dello sport più bello del mondo in tutte le sue varianti siamo destinati ad assistere all’infinito a lotte intestine e vittorie di Pirro, ma qualsiasi cosa succeda, come da regola base dello show business, Freddy Mercury cantava “show must go on”, e citando anche l’altrettanto compianto Rino Gaetano viene voglia di aggiungere chi vivrà vedrà….

9 thoughts on “Il Soccer USA e la guerra dei poveri

  1. SAREBBE TROPPO BELLO SE TUTTE LE LEGHE SI FONDESSERO\RIUNISSERO IN UNA NUOVA N.A.S.L. CON I NEW YORK COSMOS…….

  2. UNA VOLTA VOI DI PLAYIT QUALCUNO PROPOSE DI RIUNIRE IN UNA MANIFESTAZIONE NAZIONALE TUTTI GLI APPASSIONATI DI SPORT AMERICANI, TRA CUI GLI ESTIMATORI DEL SOCCER, ORBENE, CHE FINE HA FATTO TALE PROPOSTA?

  3. Potito anche io sono per il ritorno dei Cosmos ma se ciò avverrà sarà solo in MLS, per quel che riguarda la proposta non lo so io non avevo tempo speriamo nel 2011

  4. Mah gia sarebbe buona cosa se lo status di seconda divisione fosse ufficializzato e fosse inserito il discorso promozioni / retrocessioni anche se contrario allo spirito americano.
    Spero nel ritorno dei Cosmos ed anche dei mitici San Francisco Bay Blackhawks, un vera e propria meteora dell’ interregno calcistico.

  5. E’ solo questione di tempo, la USSF comunque si dovrà pronunciare, promozioni e retrocessioni proprio non se ne parla sia per un discorso di tradizione sia perchè chi mai investirebbe in un team se questo poi va in seconda o terza divisione? I San Francisco Blackhawks mi mancano e mi documenterò, ma quell’area non è mai stata ricettiva per il soccer, basti pensare alla breve vita dei Golden Gate Gales nel 1967 e dei California Victory in tempi recenti

  6. La Major League Soccer in 10 anni diventerà il 7 campionato più importante al mondo…riunirlo alla NASL è un suicidio…

  7. Molto interessante l’ articolo, mi sanguina il cuore vedere gli Aztex che da Austin traslocano ad Orlando. Vivendo in Maryland, mi spiace anche per il CP Baltimore, cui auguro di rinascere dalle proprie ceneri quanto prima (a proposito, la bandiera di Baltimora e’ giallonera, mentre rosso-giallo-nero sono i colori della bandiera del Maryland). Infine, quest’ anno sono andato un paio di volte a vedere i Real Maryland Monarchs, ed in effetti la PDL e’ forse la loro dimensione giusta…

  8. Beh NY Cosmos, è veramente difficile trovare del materiale in rete sui S.F. Bay Blackhawks, troverai solo delle brevi note di wikipedia.
    Considera che arrivarono in semifinale della Coppa Campioni della Concacaf nel 1992 e furono eliminati dal Club America di Sanchez per un solo gol di differenza.
    Ci giocavano Wynalda, Harkes etc etc per cui fu stranisssima la scomparsa del club che finì a San Josè e poi sparì del tutto.
    Ed è ancora più strano l’oblio mediatico in rete, se trovi materiale fotografico fammelo sapere.
    Speriamo comunque che il calcio Usa riprenda ben bene basta con Jap e petrodollari !

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