Andiamo ora a conoscere brevemente i campioni principali che vestirono la mitica maglia rosso-blu degli Habs tra gli anni cinquanta e sessanta: il posto d’onore è sicuramente occupato da Jean Beliveau.


Beliveau nacque a Trois Riviers, Quebec il 31 agosto 1931 e fin da giovane mostrò un talento al di fuori del comune: nel 1953 firmò un contratto da 100.000 dollari con i Montreal Canadiens, anche se in verità aveva già giocato cinque partite con la maglia degli Habs nel 1950-51 e 1952-53.

Quell’ingaggio, tuttavia, fu ampiamente meritato, poiché in 18 stagioni Beliveau, soprannominato Le Gros Bill, sarebbe diventato una delle più grandi stelle nella storia della NHL; Beliveau era un giocatore molto fisico e robusto (190 cm; 92 kg), ma anche velocissimo sui pattini: praticamente immarcabile per gli avversari, accumulò 507 reti e 712 assist in stagione regolare e 176 punti (record degli Habs) nei playoff. Nel 1965 fu istituito il Conn Smythe Trophy, riconoscimento assegnato al miglior giocatore della post-season: Jean Beliveau fu il primo a ricevere il prestigioso premio.

Nel 1971, dopo aver alzato la decima Stanley Cup personale (la quinta come capitano, ruolo ricoperto dal 1961-62), Beliveau si ritirò, lasciando negli appassionati di hockey dei ricordi stupendi: il suo comportamento sul ghiaccio fu sempre molto apprezzato e per questo additato come esempio per i più giovani; nel 1971 i Canadiens organizzarono una serata speciale per celebrare il ritiro del loro campione e poco tempo dopo istituirono il Jean Beliveau Fund, dedicato ai bambini in difficoltà.

Un altro fuoriclasse degli anni ’50 fu Doug Harvey, considerato dopo Bobby Orr il migliore difensore di sempre; il suo debutto con la maglia degli Habs avvenne nel 1948, ma gli inizi non furono facili poiché, secondo i tifosi del Forum, giocava in modo pigro e svogliato.

Tuttavia a partire dagli anni ’50 Harvey diventò il punto di riferimento della squadra: aveva grande intelligenza, poiché sapeva decidere quando rallentare il ritmo di gioco, oppure scatenare l’attacco Run and Gun; inoltre evitava passaggi inutili o attacchi improbabili che avrebbero permesso agli avversari di prendere possesso del disco.

Per sette volte tra il 1955 e il 1962 ricevette il Norris Trophy (premio per il miglior difensore), “rubatogli” dal compagno Tom Johnson nel 1959: solamente il leggendario Orr avrebbe collezionato un numero maggiore di riconoscimenti (8); durante la stagione 1960-61, quella successiva al ritiro di Maurice Richard, Doug Harvey ricoprì il ruolo prestigioso di Capitano dei Canadiens.

Tuttavia i difficili rapporti con Selke convinsero il manager a cedere Harvey ai New York Rangers nel 1961: dopo aver giocato tre stagioni nella Grande Mela, Harvey lasciò la NHL per qualche lega minore; nel 1966-67 fece qualche apparizione con la maglia dei Detroit Red Wings, mentre nel 1968-69 giocò ben 70 partite per i St. Louis Blues, con cui giocò (e perse) la finale di Stanley Cup proprio contro i Canadiens.

Molto importante, invece, in attacco fu il contributo di Bernie “Boom Boom” Geoffrion, ala destra dei Canadiens per quasi 14 anni: fu uno dei più pericolosi attaccanti della lega e nel 1960 diventò il secondo giocatore a segnare 50 gol (anche se in 64 partite) in una stagione; sempre in quel campionato Geoffrion realizzò ben 95 punti. Al termine del 1963-64 si ritirò dalla NHL, per andare ad allenare i Quebec Aces della AHL; tuttavia qualche anno più tardi rientrò nel circuito principale con la maglia dei New York Rangers.

Nel 1953 un altro giocatore importante fece il debutto con la maglia degli Habs, Jacques Plante, forse il portiere più innovativo nella storia dell’hockey su ghiaccio: innanzi tutto fu il primo goalkeeper che usciva dalla gabbia e prendeva possesso del disco dietro la linea di porta per poi passarlo a difensori; inoltre fu sempre il primo che, con il braccio alzato, segnalava ai compagni una situazione di liberazione vietata.

Ma forse fu un altro aspetto che distinse Plante dai portieri della sua epoca: già dal 1956 utilizzava durante gli allenamenti una maschera di protezione per la faccia, che però non poteva essere indossata in gara; tuttavia il 1° novembre 1959, in una partita contro i Rangers, Plante fu colpito violentemente dal puck, rimediando una brutta ferita sul volto.

Plante rientrò in partita, indossando una maschera per lo stupore dei presenti e continuò ad utilizzarla anche nelle gare successive: inizialmente il coach Toe Blake non era molto favorevole a questa consuetudine, ma poi si rassegnò, anche perché i Canadiens con Plante “mascherato” avevano completato una striscia di 18 incontri senza sconfitte; di lì a poco, tutti gli altri portieri copiarono l’idea di Plante.

Nel 1963 Plante lasciò Montreal per i New York Rangers, che lo tagliarono al termine del 1964-65: dopo quattro stagioni senza NHL, Plante rientrò nel 1968 giocando con la maglia dei Blues, dei Maple Leafs, dei Bruins e poi con quella degli Edmonton Oilers della WHA.

A fine carriera Plante aveva collezionato sette Vezina Trophy, di cui cinque consecutivi tra il 1956 e 1960 e uno a pari merito con Glenn Hall nel 1969, ma soprattutto l’Hart Trophy nel 1962: soltanto nel 1997 un altro portiere, Dominik Hasek, sarebbe riuscito a ricevere il prestigioso trofeo.

Tornando agli attaccanti, un posto speciale nel cuore dei tifosi è occupato da Dickie Moore: dopo aver disputato, appena ventenne, un’ottima stagione da rookie nel 1951, con 33 punti in 33 partite, incontrò diverse difficoltà negli anni successivi; soltanto nel 1954 Moore fu utilizzato in pianta stabile all’interno della formazione.

La sua carriera fu molto spettacolare e Moore si trasformò in uno delle più pericolose ali sinistre della NHL: nel 1957-58 realizzò 36 gol con 48 assist, rendendosi protagonista anche nei playoff con 11 punti in 17 partite; l’anno successivo stabilì addirittura il record NHL con 96 punti complessivi.

Purtroppo gli infortuni interruppero la carriera di Moore, almeno come membro dei Canadiens, che lo rilasciarono nel 1963; dopo un anno senza giocare fu ingaggiato dai Toronto Maple Leafs con cui disputò appena 38 partite. Dopo un’ulteriore pausa di due stagioni, Dickie Moore chiuse definitivamente la sua carriera nel 1968 con i St. Louis Blues, sconfitti nella finale di Stanley Cup proprio dagli Habs.

Chiudiamo questa carrellata di fuoriclasse con Henri Richard (fratello di Maurice), forse dopo Jean Beliveau, il più amato dagli spettatori del Forum: sebbene gli addetti ai lavori non gli avessero prospettato una carriera da protagonista, Pocket Rocket, alto appena 169 centimetri, seppe smentire anche i più scettici.


Debuttò nel 1955-56, segnando 19 gol e 40 punti, ma già alla terza stagione era il migliore assistman della lega; forse Pocket Rocket, a differenza del fratello, non era una macchina da gol, ma pochi avevano la sua visione di gioco.

Il momento più spettacolare della sua carriera avvenne nelle finali di Stanley Cup del 1966 contro i Detroit Red Wings: la decisiva gara 6 si allungò al supplementare, ma dopo due minuti Richard segnò il gol che regalò l’ennesima coppa ai Canadiens.

La sua carriera con gli Habs fu lunghissima e terminò nel 1975 dopo venti stagioni con la casacca rosso-blu: i suoi numeri finali presentano 358 gol e 688 assist per un totale di 1046 punti, ma soprattutto 1256 presenze (record) con la maglia dei Canadiens.

Tuttavia il primato più importante detenuto da Henri Richard sono le 11 Stanley Cup conquistate: nessun altro giocatore nella storia dell’hockey su ghiaccio ha potuto leggere il proprio nome sul mitico trofeo così tante volte; incredibilmente Pocket Rocket vinse la Coppa in oltre la metà delle stagioni giocate.

Henri Richard, inoltre, ricevette da Jean Beliveau i gradi di capitano quando quest’ultimo si ritirò nel 1971; il compito era sicuramente arduo, ma Pocket Rocket era un giocatore molto rispettato dai compagni.

Qualche anno prima (1964) era avvenuto un importante cambiamento a livello dirigenziale, infatti, David Molson era stato nominato presidente del Club de Hockey Canadien, mentre Sam Pollock era stato incaricato di sostituire il general manager Frank Selke; nel 1968 David, William e Peter Molson acquistarono completamente la franchigia, prima di cederla nel 1971 alla Placements Rondelle Inc., detenuta da Peter e Edward Bronfman.

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