Ky Bowman, Jordan Poole, Glenn Robinson III, Eric Paschall, Willie Cauley-Stein.

Questo è il quintetto base con cui si sono presentati i Golden State Warriors nel nuovo fiammante Chase Center di San Francisco, costato 1 miliardo di dollari, lo scorso sabato sera.

Totale dei contratti in campo per gli Warriors: 7 milioni annui. Che Joe Lacob sia stato improvvisamente colpito da un attacco di avarizia?

Da quel drammatico 10 giugno 2019, gara 5 delle Finals contro i Raptors, tutto, letteralmente tutto, è andato storto per i Warriors.

Infortunio al tendine d’achille per Durant, rottura del legamento crociato per Thompson nella successiva partita delle finali, rottura del polso per Curry alla quarta partita stagionale della nuova stagione, fino ad arrivare alla sfida del 2 novembre contro gli Hornets, privi anche di Green – problema ad un tendine di una mano – e di Russell – scavigliato.

Ma anche al netto degli infortuni, i ragazzi di Kerr hanno finora mostrato tanta approssimazione in attacco, pochissima intensità in difesa (almeno 120 punti subiti in ciascuna delle prime 5 partite stagionali), poca chimica di squadra, poco di tutto.

Per assurdo, la miglior prestazione stagionale si potrebbe considerare proprio la sconfitta contro il team del North Carolina, dove pur se con un roster da D-League la squadra si è battuta con energia per tutta la partita calando solo nel quarto periodo, trascinata dalle buone prestazioni di Paschall, Bowman e Lee, fra i migliori finora.

Ma non era questo quello che si aspettavano i tifosi, abituati troppo bene dopo 5 anni di starpower stellare, 5 finali e 3 titoli. E non era quello che si aspettava la proprietà, che proprio quest’anno voleva fare il salto di qualità a livello di monetizzazione di tutto l’enorme lavoro compiuto insieme a Bob Myers e Steve Kerr nella realizzazione della franchigia più vincente dell’ultimo quinquennio.

Nonostante la positività di Curry e i proclami roboanti di Green durante la post season, è chiaro che privati i Warriors non solo della stella fulgidissima di Durant, che negli ultimi anni ha sempre tolto le castagne dal fuoco ogni volta che la squadra cominciava ad arrancare, ma anche di veterani di lungo corso come Iguodala e Livingston, è venuta a mancare quella cultura vincente, quella compattezza difensiva che ha sempre fatto da supporto alle grandi individualità in attacco.

La cosa che maggiormente preoccupa al momento non è quindi l’infermeria piena e il treno dei playoffs che se ne va, ma il dubbio che quest’anno sarà impossibile schierare una squadra dignitosa, e che l’anno prossimo sarà difficilissimo ritornare nel giro delle contender.

In 2 parole, il timore è che questo inizio di stagione sia la conferma della fine di una dinastia, nonostante la gestione “anni luce avanti” del team come immodestamente dichiarato in passato da Lacob. Qui si rischia una stagione da 10-15 vittorie, anni luce indietro anche rispetto ad una modesta Charlotte.

6 thoughts on “Golden State: dal paradiso all’inferno

  1. sicuramente quest’anno vinceranno poco, ma forse è anche meglio così per far crescere il più in fretta possibile i giovani e magari pescare un jolly in lottery. Ma come si può pensare che già l’anno prossimo non possano tornare una contender? dai non scherziamo, un quintetto con Looney-CauleyStein, Green, Thompson, Curry e Russell (o chiunque verrà scambiato al suo posto) è a prescindere a livello delle altre contender e la panchina dell’anno prox crescerà il giusto quest’anno giocando da titolare, per altro con alcuni giovani promettenti

    • Non la farei così tanto facile. I Warriors ante Durant diventarono campioni rivoluzionando il gioco, con un core giovane e veterani come Livingston e Iguodala. Oggi il core giovane non è più giovane, i veterani non ci sono più e i giovani non sono pronti. DLo è ancora un punto interrogativo ad altissimo livello. Vedremo. La NBA va ai 1000 all’ora e l’ultimo treno per i Warriors potrebbe essere già passato.

  2. ..e io non la farei così drammatica :) intanto questa non-squadra di riserve ha battuto una sedicente contender, hanno più potenziale di crescita di quello che si pensi e imparare a prendersi delle responsabilità oggi sarà di capitale importanza per la prossima stagione, ci risentiamo tranquillamente tra un anno

  3. Sarà sicuramente una stagione dura, ma sono fiducioso per il futuro

  4. Mi sembra si esageri un pò.. Se scambiano decentemente Russel, fatico a pensare ad un quintetto con Curry, Thompson, Green più contorno che non giochi per il titolo. Poi gli infortuni faranno tutta la differenza ma questo vale per tutti..

    • Russell lo puoi scambiare per un veterano più forte di lui (ma chi?) o per delle scelte, che non ti servono a niente con Curry, Thompson e Green trentenni. L’opzione migliore per loro è tenerlo e integrarlo, per avere di nuovo 4 all star. Cederlo per dei comprimari per rinforzare la panchina sarebbe un errore madornale, la panchina la puntelleranno coi giovani che stanno uscendo quest’anno…

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