Tra i tanti record nel mirino degli incredibili Golden State Warriors di questa stagione, ce n’è uno molto particolare che si accompagna ad un retrogusto vintage che sa di NBA dei nostri padri, o dei nostri nonni: il record di triple doppie per singola stagione.

Il candidato è ovviamente l’unico ed inimitabile Dreymond Green, cuore ed anima dei campioni in carica di Oakland. Da sempre conosciuto come difensore ed uomo di energia, il prodotto di Michigan State è ormai molto, molto di più, e le sue 8 triple doppie su sole 37 partite finora giocate lo mettono in linea per pareggiare e provare a battere il record per stagione dell’era moderna, detenuto da Magic Johnson – 17 nella stagione ’88 ’89.

Questo per quanto riguarda gli ultimi 30 anni, perchè se ci addentriamo nella NBA degli anni ’60, quella delle partite ai 120 punti e 70 rimbalzi PER SQUADRA, allora salta il banco: dobbiamo inchinarci a sovrani della tripla doppia come Oscar Robertson (41 nella stagione ’61-’62, quella della media stagionale di 30.8 punti, 12.5 rimbalzi e 11.4 assist) e Wilt Chamberlain (31 nella stagione ’67 ’68 senza contare le stoppate, altrimenti chissà che non avrebbe fatto meglio anche di BigO…).

Pallacanestro di un’altra epoca, direte voi, con altri ritmi ed altri atleti: certo, ma erano e rimarranno per sempre stagioni eccezionali di campioni inimitabili, veri mostri dal punto di vista fisico, e non solo.

Per tornare ad un basket che ci è più famigliare e che sia più vicino a noi, i 2 grandi specialisti della tripla doppia dei tempi moderni sono 2 autentici mostri sacri: Jason Kidd (107 in carriera) e Magic Johnson (69).

Il primo, ritiratosi da pochi anni ed ora apprezzato allenatore, negli anni di massimo splendore non è stato solo un fulmineo playmaker dalla visione di gioco celestiale: il suo fisico compatto ed il suo fiuto per i rimbalzi ne hanno fatto una vera e propria macchina da triple double.

Magic Johnson, forse il più grande playmaker di tutti i tempi, aveva un altro stile: meno muscoli, meno velocità ma più fantasia e più eleganza. I rimbalzi, per lui, non sono mai stati un problema: dall’alto dei suoi 2 metri e 7 centimetri, poteva tranquillamente andare sotto canestro a prenderseli anche contro i lunghi avversari, per poi partire istantaneamente in contropiede ad innescare lo Show-Time…

Al terzo posto poi un giocatore che pochi ricorderanno, della stessa epoca di Magic ma molto meno pubblicizzato: Fat Lever giocava a Denver nei Nuggets di Doug Moe che predicava l’up-tempo senza se e senza ma, sempre a 100 allora con 4 o 5 piccoli in campo contemporaneamente, in una specie di small-ball ante litterem.

Squadra divertente da vedere ma raramente oltre il primo turno di playoffs, non fu certamente il trampolino di lancio verso la notorietà del buon Fat, che grasso in realtà non lo era per niente, ma giocava guardia macinando instancabile minuti su minuti, e accumulando statistiche senza che nessuno, o quasi, se ne accorgesse.

Anche mostri sacri come James, Bird e Jordan sono in classifica, ma non parliamo di specialisti della disciplina, bensì di super campioni che occasionalmente, fra un anello e l’altro, mettevano assieme una super prestazione quasi senza accorgersene.

E’ ora dunque di tornare allo specialista dei giorni nostri, il buon Dreymondo, passato in 2 anni da specialista dalla panchina a Campione NBA e playmaker aggiunto dei suoi Warriors: il meglio di sé ovviamente dal punto di vista meramente statistico quest’anno l’ha dato con la squadra in emergenza, quando senza Barnes o senza Curry, o senza entrambi, tutto il gioco passava dalle sue mani.

Ma è normale che sia così: lo scorso anno, nei Thunder senza Durant, anche Russell Westbrook sembrava diventato il nuovo Jason Kidd, salvo rientrare nei ranghi quest’anno col roster al completo e senza avere la necessità di cantare e portare la croce.

Perchè il vero fascino della tripla doppia è quando si riesce a produrla senza volere, senza accorgersene, all’interno del normale contesto di squadra, senza strafare: vero Ricky Davis?

Green aveva iniziato così, con una tripla doppia in Gara 6 di Finale NBA per arrivare all’anello battendo Lebron James sul suo campo e davanti al suo pubblico; quest’anno invece sta quasi diventando un’abitudine, e in un paio di casi l’ha raggiunta praticamente all’ultima azione di partite abbondantemente in ghiaccio e grazie ai suoi compagni, incluso un suo “assist” ad un divertito Steph Curry che segna da 9 metri per farlo contento…

Piccole spacconerie in linea col personaggio, che però sa farsi voler bene dallo staff tecnico per tutto quello che fa nei restanti 47 minuti di partita…

 

One thought on “Tripla doppia, che passione!

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