Sembrava tutto fermo, tutto ingessato, tutto deciso.

La griglia dei playoffs quasi fatta, il mercato completamente bloccato dalle logiche “malate” del salary cap e del business (che poi è la stessa cosa), secondo le quali o sei una contender (e lavori per rafforzarti oggi) o sei in rebuilding (e lavori per distruggere l’oggi sperando nel domani), e i giocatori non si scambiano più a seconda delle necessità tecniche ma di quelle salariali.

E invece no. Questa volta la NBA ci ha stupito con una girandola di trade, come fossero ciliegie: una ha tirato l’altra. E molte delle logiche a cui ci eravamo nostro malgrado abituati in questi anni sono state sovvertite: ci sono stati movimenti “tecnici”, non fatti tanto per risparmiare, ma effettivamente per rafforzare le squadre dove serviva, o anche solo per cedere un giocatore ritenuto poco adatto per prenderne un altro nello stesso ruolo ma con caratteristiche diverse.

Ci sono stati perfino i ritorni a casa di due giocatori che hanno fatto la storia dell’NBA degli anni 2000. Una roba da trattenere la classica lacrimuccia.

Insomma, una meraviglia.

Goran Dragic agli Heat

Fino ad un mese fa gli Heat sembravano spacciati, con un record deludente pur giocando ad Est, un Bosh affaticato ed un Wade sempre più vecchio. Invece nel giro di qualche settimana Spoelstra ha cavato dal cilindro il coniglio Whiteside e Riley ha portato in Florida Goran Dragic, oltre a suo fratello Zoran giusto per aver la sicurezza di rifirmarlo in estate.

Ora il quintetto base è da finale di conference, l’esperienza alla squadra non manca, e quanto alle 2 prime scelte future… who cares? Tanto c’è il Mago Pat in cabina di regia quando si tratta di chiudere un buon affare sul mercato. Voto 8 per Dragic e per gli Heat.

Bye bye Perkins

Finisce l’avventura di Kendrik Perkins ai Thunder, che comunque nei suoi 4 anni giusti in Oklahoma ha cambiato radicalmente la mentalità difensiva della squadra. Ora con Adams ed il nuovo arrivo Kanter, Presti evidentemente si sente abbastanza tranquillo sotto canestro. Per Perk intanto già si parla di buyout a Utah e di un suo possibile passaggio in una squadra da titolo…

Reggie Jackson, che voleva fare il titolare fisso, va a Detroit a riempire lo spot di play lasciato vacante, temporaneamente, da Brandon Jennings, e vediamo cosa combinerà con maggiori responsabilità ma anche con un coach come Stan Van Gundy, leggermente diverso da Scott Brooks.

Al suo posto fanno il percorso inverso D.J. Augustin e Kyle Singler, 2 che insieme non hanno il talento di Jackson ma che possono essere magari più utili agli equilibri della squadra.

Col cerino in mano rimangono i Jazz, che sostanzialmente regalano Kanter (non un buon segnale nei confronti del giocatore) per un contratto in scadenza…

Philadelphia e le magate (degli altri)

Ormai è chiaro: l’obiettivo della dirigenza 76ers è distruggere la squadra e disperdere la tifoseria, cedendo qualsiasi giocatore a roster si dimostri appena decente.

In quest’ottica si inquadra la cessione di KJ McDaniels a Houston in cambio di Isaiah Canaan, ma soprattutto la magata di cedere il tuo rookie dell’anno, Michael Carter Williams – giovane, forte e sottopagato – in cambio di una prima scelta futura dei Lakers (protetta top 5).

Un’altra prima scelta è arrivata da Denver: è il prezzo per prendersi il pacco JaVale McGee, strapagato mollaccione dalla testa disabitata che formerà una coppia ineguagliabile stile “scemo e più scemo” con Joel Embid, altro genio incompreso che sta passando il suo anno da rookie in infermeria a mettere su chili e twittare stupidaggini nell’etere.

Certo, con tutte queste prime scelte c’è il rischio, prima o poi, di chiamare, senza volerlo, un buon giocatore, serio e con la testa sulle spalle. Ma dopo tutto, è un rischio abbastanza remoto se si sta attenti…

Il giro dei playmaker

Ma torniamo a MCW: lasciato il gulag di Philadelphia, sbarca finalmente in una squadra con un senso: i Milwaukee Bucks di Jason Kidd.

Non sappiamo di chi sia stata l’idea, ma sappiamo perchè l’hanno fortemente voluto, preferendolo anche a Dragic: vogliono diventare la squadra con la maggiore apertura di braccia di tutti i tempi. Peccato solo che il buyout di Larry Sanders ci priverà del privilegio di vederlo almeno 1 minuto in campo con MCW-Giannis-Middleton-Henson: un potenziale incubo per gli avversari…

brandon-knight-michael-carter-williams-nba-milwaukee-bucks-philadelphia-76ers1-850x560Per arrivare a Carter-Williams i Bucks hanno però dovuto rinunciare a Brandon Knight, giocatore talentuoso si, ma senza le skills dell’ ex Sixers. In compenso è alto e con le braccia lunghe (toh…) per cui i Suns si son fatti 2 conti e se lo sono portati a casa sbolognando il nanerottolo Isaiah Thomas ai Celtics.

Sempre a proposito di playmaker, Ramon Session cambia costa passando da Sacramento a Washington, mentre il percorso inverso lo fa Andre Miller, veteranissimo arrivato forse al capolinea: non ce lo vediamo, col suo carattere ed i suoi anni di esperienza, a sopportare l’ambientino dei Kings.

Afflalo ai Blazers

In mezzo a tanti movimenti di squadre di seconda fascia se non di lottery (Thunder esclusi), un buon colpo di una contender: i Portland Trail Blazers si assicurano Aaron Afflalo dai Denver Nuggets, guardia alta, ottimo tiratore e discreto difensore, che rinforza un settore storicamente deficitario per la franchigia dell’Oregon, la panchina.

Averlo dalla panca a cambiare Matthews e Batum sarà un autentico lusso, che si dimostrerà tale soprattutto nei playoffs, quando un giocatore coi suoi centimetri e il suo tiro potrà dimostrarsi utilissimo.

Le trade col sentimento

Infine, 2 ritorni a casa strappalacrime: Tayshaun Prince torna a Detroit dopo 3 anni, nella franchigia con cui ha vinto l’anello nel 2004, in cambio di Jerebko e Datome, che vanno a giocarsi le loro residue possibilità di rimanere in NBA a Boston con la maglia dei Celtics e coach Stevens, non male davvero.

021915_kgMa soprattutto, Kevin Garnett torna a casa, nella sua amata Minneapolis che lo ha lanciato e che lo scelse la bellezza di 20 anni fa: in cambio a Brooklyn arriva il deludente Thaddeus Young.

Inizialmente si pensava che sarebbero stati gli ultimi 2 mesi della carriera del Bigliettone, una passerella davanti ai suoi tifosi che lo portano sempre nel cuore.

E invece no: si parla già di rinnovo biennale.

Biennale? Rinnovo?
Ma… avevate 3 giovani allegri e spensierati come Rubio, Lavine e Wiggins e li volete mandare a sbattere tutti i giorni in allenamento contro i gomiti del KG quarantenne e incarognito di queste ultime stagioni? Ma siete sadici!

2 thoughts on “Le 100 storie della Trade Deadline 2015

  1. Super articolo! Simaptico sui centri di Phila. Sinceramente mosse inspiegabili. Non capisco perchè Phoenix non abbia provato a fare i playoff. E Denver pure mi sembra a metà strada tra disfare la squadra e cercar di migliorare..

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