History NHL History

Dalle origini alla fondazione della NHL

Per gli appassionati di hockey su ghiaccio, uno dei luoghi più amati e venerati è senza dubbio Montreal: tra la città del Quebec e questa disciplina esiste, infatti, un fortissimo legame, che parte dal XIX secolo e che arriva ai Montreal Canadiens, la più celebre squadra di tutti i tempi.

I primi riferimenti a giochi su ghiaccio a Montreal risalgono al 1837, quando si sarebbero disputate alcune partite di Ice Hurley: tuttavia, queste testimonianze non solo sono piuttosto imprecise, ma contengono anche numerosi anacronismi, di conseguenza la Society of International Hockey Research ha espresso molti dubbi riguardo la veridicità di quegli incontri.

La nostra ricerca, quindi, inizia il 3 marzo 1875, quando al Victoria Rink di Montreal fu organizzata una partita di hockey su ghiaccio, che tra l’altro fu presentata anche dalla Montreal Gazette, un importante quotidiano locale: questo evento ha un significato storico molto importante, poiché, nonostante le evidenti differenze con il gioco moderno, è considerato il primo incontro ufficiale di hockey su ghiaccio.

Indipendentemente dal reale luogo di nascita, la città di Montreal recitò un ruolo da protagonista nella diffusione dell’hockey, soprattutto grazie alla McGill University: gli studenti di questa università, infatti, erano assidui giocatori di hockey e, grazie alle loro proposte, diedero un grande impulso allo sviluppo della disciplina nel resto della nazione.

Nel 1883, durante il Winter Carnival di Montreal (un’importante manifestazione che attirava spettatori da tutto il Nord America), fu organizzato il primo torneo ufficiale di hockey su ghiaccio, cui parteciparono la McGill University (che si aggiudicò la Bedouin Cup), i Montreal Victorias e una compagine di Quebec City: poiché il pubblico apprezzò lo spettacolo offerto dalle tre squadre, la competizione fu ripetuta per altri sei anni.

La popolarità dell’hockey era in continuo aumento e ben presto furono fondate le prime leghe, tra cui la Amateur Hockey Association of Canada nel 1886: a questa organizzazione si iscrissero quattro formazioni di Montreal, i Victorias, i Crystals, la McGill University e il Montreal Hockey Club, squadra appartenente alla Montreal Amateur Athletic Association (MAAA), che nel 1893 ricevette dal Governatore del Canada la prima Stanley Cup.


La Montreal AAA, prima squadra premiata con la Stanley Cup

La MAAA mantenne la Coppa anche nel 1894, ma nella stagione successiva dovette cederla ai Montreal Victorias, i quali nel febbraio 1896 furono sconfitti dagli omonimi Winnipeg Victorias; il prestigioso trofeo rientrò a Montreal qualche mese dopo, rimanendoci fino all’inizio del XX secolo; tra le squadre vittoriose ricordiamo, oltre alla Montreal AAA e i Victorias, gli Shamrocks, compagine rappresentante la minoranza irlandese, che si aggiudicò la Coppa nel 1899 e nel 1990.

Nel 1902 la Montreal AAA vinse la quarta (e ultima) Stanley Cup della propria storia, battendo in finale i Winnipeg Victorias: quello fu l’ultimo successo di una compagine di Montreal prima del dominio degli Ottawa Senators (i famosi Silver Seven), che vinsero nove sfide consecutive.

Nel 1906 i Silver Seven affrontarono per la seconda volta in due anni i Montreal Wanderers, una compagine fondata nel 1903 e che comprendeva numerosi giocatori della Montreal AAA, tra cui il celebre Dickie Boon: i Wanderers sono considerati la prima squadra professionistica di Montreal.

La sfida per la Stanley Cup fu molto spettacolare: i Wanderers vinsero la gara di andata 9-1, ma furono battuti 9-3 nel ritorno; il punteggio complessivo della serie (12-10) fu favorevole alla compagine di Montreal, che quindi poté riportare la prestigiosa coppa in Quebec.

Come si può intuire facilmente, l’hockey a Montreal era praticato dalla popolazione di lingua inglese, anche perché i francesi non sembravano molto interessati: soltanto grazie a dei contatti con la minoranza irlandese, i francofoni iniziarono ad appassionarsi al nuovo gioco; nel 1894 fu creata la Association Athletique d’Amateurs Nationale, la prima squadra completamente francese, nota anche come le Nationale, e pochi anni dopo comparve le Montagnard.

Queste due squadre ebbero un discreto successo nei primi anni del XX secolo, sebbene i due giocatori più rappresentativi, Jean Baptiste “Jack” Laviolette e Didier Pitre, si fossero trasferiti negli USA per passare al professionismo: nel 1906-07 fu addirittura considerata un’ipotetica sfida per la Stanley Cup tra i Montreal Wanderers, detentori del trofeo, e appunto le Montagnard. Purtroppo dopo alcuni reclami e proteste, la formazione francese fu privata di due vittorie all’interno della propria lega e per questo si ritirò.

Essendo le Nationale ormai scomparso, i francofoni rimasero senza squadre per due stagioni, ma quando anche in Canada prese piede il professionismo, molti giocatori “emigrati” negli Stati Uniti rientrarono in patria: il 10 marzo 1909 i Montreal Wanderers, detentori della Stanley Cup, sfidarono in un’amichevole una selezione formata dagli atleti francesi più rappresentativi, quali Jack Laviolette, Didier “Cannonball” Pitre, Edouard “Newsy” Lalonde, Emile Coutu, Joseph Dostaler e Alphonse Jette.

La partita finì 9-8 per i Wanderers, ma la prestazione dei loro avversari (che indossavano le vecchie divise de le Nationale) fu sicuramente ottima e contribuì all’ingresso della squadra francese all’interno della Canadian Hockey Association, la nuova lega che si proponeva di “governare” l’hockey nel Canada Orientale.

Tuttavia quest’ipotesi non si realizzò, infatti, nel dicembre 1909 J. Ambrose O’Brien istituì un’ulteriore organizzazione, la National Hockey Association, cui s’iscrissero anche i Wanderers e il Club de Hockey Canadien: questa compagine francese era stata fondata il 4 dicembre 1909 proprio da J. Ambrose O’Brien, che successivamente aveva incaricato Laviolette di preparare la formazione. La maglia della nuova squadra era blu, con una banda bianca che copriva le spalle e il petto, su cui era posto una lettera C, mentre i pantaloni erano sempre di colore bianco, mentre le calze rosse: la squadra di hockey più celebre del pianeta, i Montreal Canadiens, aveva appena mosso i primi passi!

Inevitabile fu lo scontro (anche in tribunale) tra le Nationale e i Canadiens per assicurarsi i migliori talenti, ma alla fine le Nationale fu sconfitto e scomparve: i Canadiens rimasero gli unici rappresentanti della Montreal francese; il 5 dicembre 1909 i Canadiens giocarono, contro i Cobalt Silver Kings, la loro prima partita vincendo 7-6 in overtime.

Intanto la diatriba tra le due leghe si chiuse con la vittoria della NHA, che attirò tre squadre dalla CHA, ormai prossima alla fine: sette formazioni componevano l’organizzazione rimasta e ben tre (Shamrocks, Wanderers e Canadiens) erano originarie di Montreal; il 15 gennaio 1910 i massimi dirigenti della NHA stilarono un nuovo calendario e quattro giorni più tardi i Canadiens affrontarono Renfrew, perdendo 9-4.

Nella NHA giocavano anche gli Ottawa Senators, che, la stagione precedente, avevano riconquistato la Stanley Cup: il primo titolo della nuova lega fu assegnato ai Wanderers, che poterono ricevere il prestigioso trofeo. Poche settimane dopo l’importante successo, la compagine inglese di Montreal accettò la sfida dei Berlin Union Jackets, campioni della Ontario Professional League, battendoli agevolmente 7-3; i Wanderers poterono alzare la Stanley Cup per l’ultima volta.

Un evento molto importante avvenne nel novembre del 1910 quando, al termine di una contesa finita davanti al giudice, la franchigia francofona fu acquisita da George Kendall-Kennedy, diventando il Club Athlétique Canadien; inoltre dopo lo scioglimento degli Shamrocks, soltanto Wanderers e Canadiens continuarono la loro attività a livello professionistico a Montreal.

Nel 1914 la compagine francofona cambiò per la terza volta la propria divisa di gioca, presentando quella che è utilizzata ancora oggi: rossa, con al centro una banda blu (con bordi bianchi) e il logo della franchigia. In verità per molti anni i Canadiens utilizzarono solamente la maglia rossa, presentando quella bianca per la prima volta soltanto nel 1945; dal 1968 la squadra disputa regolarmente gli incontri casalinghi, indossando la divisa chiara.

Nel 1916 i Canadiens vinsero il titolo della NHA, qualificandosi per la finale della Stanley Cup dove avrebbero affrontato i Portland Rosebuds, campioni della Pacific Coast Hockey Association: dopo cinque combattute partite, i Canadiens conquistarono il leggendario trofeo per la prima volta; leader indiscusso era Didier Pitre, miglior marcatore della squadra.

In verità altri giocatori francesi avevano avuto il piacere di vedere il loro nome inciso sulla Stanley Cup gli anni precedenti: Antoine “Tony” Gingras dei Winnipeg Victorias nel 1901 e Henri Menard dei Montreal Shamrocks nel 1906.

La stagione del 1916-17 fu divisa in due metà: i Canadiens e gli Ottawa Senators, vincitori rispettivamente della prima e della seconda parte, si affrontarono in un playoff per l’assegnazione dell’ultimo titolo NHA della storia; la squadra francofona vinse la sfida ma perse in quattro partite con i Seattle Metropolitans la serie per la Stanley Cup, che, per la prima volta, lasciò il Canada per gli Stati Uniti.

Nel 1917 fu fondata, dalle ceneri della NHA, la National Hockey League, cui s’iscrissero sia i Canadiens, sia i Wanderers; il Club Athlétique Canadien si trasformò in Club de Hockey Canadien, presentando il celebre logo CH, che, ancora oggi, è il simbolo della franchigia.

Purtroppo il 2 gennaio 1918, la Montreal Westmount Arena fu distrutta da un incendio, obbligando i Canadiens a trasferirsi nella piccola Jubilee Arena e provocando la scomparsa dei Wanderers: in verità, molti critici ritengono che i veri motivi del ritiro fossero di natura economica e che l’incendio non fosse altro che una copertura per nascondere i problemi finanziari; soltanto nel 1924 la comunità inglese poté festeggiare l’ingresso di una nuova formazione, i Maroons.

La stagione successiva vide i Canadiens conquistare per la prima volta il titolo NHL, aggiudicandosi il diritto di disputare la finale della Stanley Cup contro i Seattle Metropolitans; in quel periodo un’epidemia influenzale stava pericolosamente contagiando il continente americano, ciononostante la serie fu regolarmente disputata: tuttavia dopo cinque incontri (due vittorie per parte e un pareggio) molti giocatori dei Canadiens si ammalarono e lo scontro finale dovette essere sospeso. Il manager di Montreal George Kennedy propose di utilizzare alcuni hockeisti provenienti da Victoria per poter continuare la serie, ma con grande sportività la dirigenza dei Metropolitans rifiutò l’offerta: per la prima volta la Stanley Cup non fu assegnata.

Qualche tempo dopo anche la Jubilee Arena andò in fiamme e per un periodo di quattro anni i Canadiens, passati nel 1921 nelle mani di Léo Dandurand, Joseph Cattarinich e Louis A. Létourneau, disputarono le loro partite interne alla Mont-Royal Arena, costruita in meno di sei mesi.

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Dalla costruzione del Forum a Maurice Richard

Il 1924 vide l’inaugurazione del mitico Forum, costruito inizialmente per i debuttanti Maroons: in effetti, i Canadiens vi entrarono ufficialmente soltanto nel 1926, ma ebbero la fortuna di disputare il primo incontro del nuovo impianto (vinto 7-1 contro i Toronto St. Pats). Il Forum sarebbe rimasto la casa dei Canadiens per oltre settant’anni, quando nel 1996 fu sostituito dal moderno Molson Centre; tuttavia va ricordato che il Forum fu sottoposto a due rinnovamenti (1949, 1968), che ne aumentarono la capienza e lo modernizzarono.

Sempre nel 1924 (così si dice) comparve il soprannome Habs, con cui i tifosi incitano, ancora oggi, la propria squadra: il reporter americano Tex Rickard era stato informato che la lettera H presente nel logo significasse Habitants, un termine con cui s’indicavano gli agricoltori francesi del Quebec; Rickard riferì che gran parte dei giocatori dei Canadiens erano contadini, quindi Habitants o più brevemente Habs.

E proprio nel 1924 i Montreal Canadiens vinsero per la seconda volta il titolo della NHL, per poi aggiudicarsi la Stanley Cup, sconfiggendo i Vancouver Millionaires e i Calgary Tigers, rispettivamente campioni della PCHA e della WCHL: l’anno successivo i Canadiens bissarono il titolo NHL, ma non riuscirono a difendere la Stanley Cup, conquistata dai Victoria Cougars.

Nonostante la sconfitta, i Canadiens erano già diventati una formazione importantissima, ma forse il vero protagonista che si distinse sugli altri fu il portiere Georges Vezina, unico giocatore ad aver partecipato a tutte le stagioni della squadra francese: fin dalla prima annata Vezina difese con estrema classe la gabbia dei Canadiens; le sue prese erano sempre molto sicure, nonostante i portieri dell’epoca fossero privi di guanti e protezioni varie, oltre ad essere obbligati a restare in piedi (il regolamento vietava loro di buttarsi sul ghiaccio per compiere una parata).

Durante il training camp della stagione 1925-26, il Chicoutimi Cucumber (questo il soprannome) si sentì molto affaticato, evidenziando uno stato di salute precario: nonostante la febbre altissima, Vezina decise di disputare la partita inaugurale contro i Pittsburgh Pirates, ma dovette essere sostituito alla fine del primo periodo, interrompendo una striscia di 367 partite consecutive.

I medici gli diagnosticarono una forma di tubercolosi in stadio molto avanzato: il 24 marzo 1926 a soli 39 anni, Georges Vezina si spense, lasciando un vuoto incolmabile nella squadra e tra i tifosi; non è un caso che gli anni successivi alla sua morte furono molto difficili per i Canadiens.

Per onorare lo sfortunato campione, i massimi dirigenti della franchigia donarono alla NHL un trofeo (dedicato alla memoria di Vezina) con cui premiare il portiere che avesse compilato la media gol subiti più bassa; dal 1981-82, il riconoscimento viene assegnato da una giuria di addetti ai lavori al miglior goalie della stagione, indipendentemente dal numero di reti concesse.

Sebbene i Canadiens entrassero in un periodo di crisi, la Stanley Cup ritornò a Montreal, grazie ai Maroons, che si aggiudicarono il trofeo, dopo aver battuto i Cougars in finale: ovviamente tra Canadiens e Maroons la rivalità era molto accesa e creò durissime battaglie sia sul ghiaccio, sia sugli spalti.

I Canadiens si aggiudicarono due Coppe consecutive (ricordiamoci che dal 1926-27 il trofeo veniva consegnato direttamente alla squadra campione NHL, senza successivi spareggi con formazioni provenienti da altre leghe) nel 1930 e 1931, mentre i Maroons replicarono nel 1935, quando sconfissero i Toronto Maple Leafs 3-0; tra i protagonisti dei Canadiens ricordiamo Sylvio Mantha, Howie Morenz, Aurele Joliat e George Hainsworth (degno erede di Georges Vezina), mentre tra i Maroons non ci si può dimenticare di Nels Stewart, Howie Smith e Babe Siebert.

Una menzione particolare meriterebbe Howie Morenz, protagonista dei Canadiens negli anni ’20 e nei primi anni ’30: per tre volte fu premiato con l’Hart Trophy e in due occasioni vinse il titolo dei marcatori; nel 1934 fu ceduto ai Chicago Black Hawks, i quali poi lo scambiarono con i New York Rangers. Tuttavia nel 1936 Morenz rientrò a Montreal, ma il 28 gennaio 1937, in una partita proprio contro Chicago, si fratturò la gamba, mettendo fine alla propria carriera; l’8 marzo, a causa di complicazioni dopo l’infortunio, Howie Morenz si spense e ben 15.000 tifosi si recarono al Forum per rendere omaggio al loro beniamino.

Qualche mese dopo, per aiutare la famiglia dello sfortunato giocatore, fu organizzata un’amichevole tra una selezione mista di Canadiens e Maroons e una formata dai migliori giocatori della NHL: la squadra di Montreal fu sconfitta 6-3.

Il 17 marzo 1938 si disputò l’ultima sfida tra le due grandi rivali, vinta dai francesi per 6-3: poco tempo dopo i Maroons chiusero la loro esistenza, lasciando la città di Montreal interamente ai Canadiens; gli Habs, ad ogni modo, avrebbero dovuto aspettare alcuni anni prima di ritornare a dominare la NHL.

Momento chiave della storia degli Habs accadde il 31 ottobre 1942, quando Maurice Richard, un giovane di ventuno anni, debuttò con la maglia rosso-blu; Richard giocò le prime partite della sua carriera con la maglia numero 15 ma dopo la nascita della sua primogenita (che pesava 9 libbre), decise di cambiarlo, scegliendo appunto il 9.

Nonostante le attese, gli inizi furono complessi e costellati di infortuni e il manager degli Habs pensò addirittura ad una cessione; tuttavia Richard si era già messo in luce, tanto che un giornalista locale lo aveva soprannominato “The Comet”: questo nomignolo scomparve ben presto, poiché il suo compagno Ray Getliffe, sconvolto dalla velocità di Richard, lo ribattezzò The Rocket.

Superate le difficoltà iniziali, Richard impose il suo talento nel mondo dell’hockey su ghiaccio, diventando il dominatore della NHL: per 18 anni the Rocket avrebbe intimorito i difensori avversari con la sua velocità e la sua fisicità, di cui spesso abusava per umiliarli. Al termine della carriera Richard aveva segnato 544 reti (record ancora imbattuto per i Canadiens), diventando il primo giocatore a superare il muro dei 500; inoltre nel 1945, il mitico numero 9 riuscì a realizzare 50 gol in 50 partite, impresa eguagliata da Mike Bossy (star dei New York Islanders) soltanto nel 1981.

Memorabile fu la partita contro i Chicago Black Hawks del 19 ottobre 1957, quando Richard segnò la cinquecentesima rete nella NHL; teniamo presente che nessun altro giocatore era ancora riuscito a superare il muro dei 400 gol!

Richard, oltre ad essere un fenomeno in attacco, era anche un giocatore aggressivo, rissoso, spesso coinvolto in scazzottate e battaglie: nel 1955 fu addirittura squalificato dal presidente della NHL Clarence Campbell per l’intera post-season dopo aver rotto la mazza sulla schiena del Bruin Hal Laycoe e preso a pugni l’arbitro; l’intero stato del Quebec si ribellò alla decisione, protestando vivacemente.

Richard sapeva incutere timore negli avversari e questo commento del portiere Glenn Hall ci fa capire molte cose: “What I remember most about the Rocket were his eyes. When he came flying toward you with the puck on his stick, his eyes were all lit up, flashing and gleaming like a pinball machine. It was terrifying”.

Richard si ritirò nel 1960 dopo la finale vinta 4-0 sui Toronto Maple Leafs: quella era la dodicesima coppa vinta dai Canadiens, la decima alzata dal Rocket; nella classifica dei 50 migliori giocatori NHL di tutti i tempi, Richard occupa la quinta posizione, dietro solo a Wayne Gretzky, Bobby Orr, Gordie Howe e Mario Lemieux.

Nel 1999 fu istituito il Maurice Richard Trophy, riconoscimento destinato al giocatore con più gol realizzati al termine della stagione regolare.

Ma per diventare una squadra così dominante un solo giocatore non è sufficiente: come ci si può dimenticare di un fuoriclasse come Hector “Toe” Blake, soprannominato “The Lamplighter”?

Dopo aver giocato nei Maroons, Blake si aggregò nel 1935 ai Canadiens, diventandone capitano nel 1940; vestì la maglia degli Habs fino al 1948, quando un infortunio ad una gamba lo costrinse al ritiro (in effetti, giocò altre due stagioni in alcune minor leagues). La sua carriera nella NHL presenta 235 gol e 292 assist; nel 1946 Blake ricevette il primo Lady Bing Trophy, riconoscimento consegnato al giocatore che dimostra più sportività; nel 1955 Blake diventò allenatore dei Canadiens, posizione mantenuta fino al 1968, quando regalò agli Habs la quindicesima Stanley Cup della loro storia.

Compagno di linea (la celeberrima Punch Line) di Blake e Richard era il centro Elmer Lach, originario di Nokomis, Saskatchewan: dopo aver debuttato nel 1940-41 totalizzando 21 punti ed aver giocato solo una partita nel 1941-42, Lach esplose definitivamente la stagione successiva quando collezionò 18 gol e 40 assist; il Nokomis Flash diventò una pedina chiave nello scacchiere di Montreal, anche perché molti dei suoi passaggi erano trasformati in gol da Richard.

Nel 1944-45 Lach, grazie a 80 punti (26 gol e 54 assist), si laureò miglior marcatore della NHL, davanti ai suoi compagni di linea Richard e Blake: i tre fuoriclasse segnarono complessivamente 220 punti, un record battuto solamente molti anni più tardi, grazie al prolungamento della stagione; incredibilmente, dopo aver dominato in regular season, i Canadiens furono sconfitti dai Toronto Maple Leafs nella semifinale per la Stanley Cup!

Nonostante numerosi infortuni, Lach continuò ad eccellere anche nei campionati successivi, ma fu costretto al ritiro nel 1953 al termine della finale vinta 4-1 contro i Boston Bruins; la quinta partita della serie terminò 1-0 ai supplementari grazie alla rete realizzata proprio dal Nokomis Flash.

Un altro giocatore degno di nota fu il portiere Bill Durnam: nella sua breve carriera a livello professionistico (1943-1950), Durnam vinse sei Vezina Trophy e due Stanley Cup; purtroppo lo stress e il logorio dovuti alla difficile posizione lo costrinsero ad un ritiro prematuro. Tra le caratteristiche di Durnam spiccava il suo ambidestrismo: riusciva a bloccare i dischi e a maneggiare la mazza sia con la mano destra sia con la sinistra.

Non va dimenticato il difensore Ken Reardon, difensore famoso per il suo coraggio e per la sua cattiveria; giocatore duro e aggressivo, fu però vittima di innumerevoli infortuni che lo obbligarono al ritiro nel 1950 a soli 30 anni.

Un altro momento chiave nella storia dei Canadiens avvenne il 1° agosto 1946, quando Frank Selke diventò il Manager della squadra: dopo aver guidato i Toronto Maple Leafs da dietro la scrivania, Selke era pronto a creare la leggenda degli Habs; gli anni ’50 videro la definitiva ascesa di Montreal, che, ben presto, diventò l’autentica regina della NHL, vincendo sette coppe in nove stagioni. I Canadiens erano riusciti a completare una clamorosa cinquina tra il 1956 e il 1960, performance mai più eguagliata in seguito; soltanto i New York Yankees (cinque World Series tra il 1949 e il 1953) e i Boston Celtics (otto titoli NBA tra il 1959 e il 1966) hanno saputo vincere così tanti campionati consecutivi nello sport professionistico nordamericano.

Nel 1952-53 il coach Dick Irvin, Sr e il Manager Selke istituirono una delle più belle e principali tradizioni dei Canadiens, incidendo sulla porta dello spogliatoio del Forum alcuni versi della poesia di guerra “In Flanders Field”, scritta dal Luogotenente Colonnello dell’Esercito Canadese John McCrae: “To you from failing hands we throw the torch; be yours to hold it high.” oppure in francese “Nos bras meurtris vous tendent le flambeau. À vous toujours de le porter bien haut”. La torcia diventò il simbolo della tradizione dei Canadiens e il legame tra i giocatori del passato, del presente e del futuro.

Nel 1956 i dirigenti della NHL decisero di cambiare la regola della superiorità numerica, per cercare di arginare il dominio dei Canadiens, che riuscivano a segnare anche tre o quattro volte in un solo Power Play: le nuove norme stabilirono che, in caso di rete, la penalità sarebbe automaticamente terminata, permettendo al giocatore punito di rientrare sul ghiaccio.

Nel 1957 ci fu un importante passaggio di proprietà della franchigia: il Club de Hockey Canadien passò nelle mani dei fratelli Hartland e Thomas Molson.

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